Notiziario

CREDETE A QUESTA BUONA NOTIZIA CHE IL REGNO DI DIO È VICINO – Angelus 18.02.2018 (Papa Francesco)

1In questa prima domenica di Quaresima, il Vangelo richiama i temi della tentazione, della conversione e della Buona notizia. Scrive l’evangelista Marco: «Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana» (Mc 1,12-13). Gesù va nel deserto per prepararsi alla sua missione nel mondo. Egli non ha bisogno di conversione, ma, in quanto uomo, deve passare attraverso questa prova, sia per Sé stesso, per obbedire alla volontà del Padre, sia per noi, per darci la grazia di vincere le tentazioni. Questa preparazione consiste nel combattimento contro lo spirito del male, cioè contro il diavolo.    Continua nell’ ALLEGATO

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LA TRASFIGURAZIONE PERMETTE AI DISCEPOLI DI AFFRONTARE LA PASSIONE DI GESÙ IN MODO POSITIVO Angelus 25.02.2018 – (Papa Francesco)Papa

1Il Vangelo di oggi, seconda domenica di Quaresima, ci invita a contemplare la trasfigurazione di Gesù (cfr Mc 9,2-10).

Questo episodio va collegato a quanto era accaduto sei giorni prima, quando Gesù aveva svelato ai suoi discepoli che a Gerusalemme avrebbe dovuto «soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31). Questo annuncio aveva messo in crisi Pietro e tutto il gruppo dei discepoli, che respingevano l’idea che Gesù venisse rifiutato dai capi del popolo e poi ucciso. Loro infatti attendevano un Messia potente, forte, dominatore, invece Gesù si presenta come umile, come mite, servo di Dio, servo degli uomini, che dovrà donare la sua vita in sacrificio, passando attraverso la via della persecuzione, della sofferenza e della morte.     Continua nell’ ALLEGATO

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PERDONACI PAMELA (Giorgio Bernardelli)

Pamela Mastropietro, la 18enne allontanatasi volontariamente il 29 gennaio dalla comunit‡ di recupero "Pars" di Corridonia, il cui corpo smembrato Ë stato rinvenuto stamane dentro due trolley abbandonati nelle campagne di Pollenza, in una foto tratta dal suo profilo facebook. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO? ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L?AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++Abbiamo parlato troppo poco di te. Soprattutto prima che la tua tragedia si consumasse. E anche adesso ti lasciamo nelle mani di chi porta in giro il tuo corpo straziato come una bandiera.

«Ma un post sulla ragazza fatta a pezzi non l’avete scritto».
Tra le tante parole piovute in questi giorni sui social addosso a chi è rimasto scosso da un certo modo di raccontare e commentare i fatti di Macerata, questa mi ha colpito più delle altre. Anche perché è perfettamente vero: un post su Pamela io non l’ho proprio scritto. E adesso capisco di aver fatto molto male. Continua nell’ ALLEGATO

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FARE PACE CON LA TERRA

1È iniziata per il 13° anno consecutivo la Scuola di Pace, un’iniziativa promossa da sei Associazioni, che hanno a cuore la scuola, i giovani studenti e la formazione alla Pace. Dopo l’immigrazione e il lavoro, quest’anno sarà l’ambiente l’oggetto della riflessione alla quale sono chiamati i ragazzi coinvolti nel progetto.

Le organizzazioni di volontariato Caritas Crema, Coop. Sociale La Siembra, Centro Missionario Diocesano, IPSIA Cremona, Commissione Migrantes e Presidio Cremasco di Libera sono attualmente impegnate nella tredicesima edizione del progetto educativo Scuola di Pace dal titolo Fare pace con la Terra.

Quest’anno il progetto si pone come obiettivo quello di declinare il concetto di pace inteso come nuova solidarietà dell’uomo con l’universo animato e inanimato: un patto di alleanza non sacrificato all’altare della conoscenza scientifica, ma avviato a ritrovare le ragioni di un’etica della responsabilità.      Continua nell’ ALLEGATO

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MESSAGGIO DEL VESCOVO DANIELE PER LA QUARESIMA 2018

1IL CAMMINO VERSO LA PASQUA
1. «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32): così si dicono l’un l’altro i discepoli che hanno incontrato Gesù risorto sulla via per Emmaus. Anche noi intraprendiamo il cammino verso la Pasqua, per rinnovare l’esperienza dell’incontro con Gesù risorto, che rivela il volto del Padre e, con il dono dello Spirito Santo, accende sempre di nuovo, in noi e in tutta la Chiesa, il fuoco dell’amore di Dio.
Di questo fuoco abbiamo molto bisogno: come ricorda papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima 2018, dobbiamo essere consapevoli del rischio che, secondo l’avvertimento di Gesù, «per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti» si raffreddi (cf. Mt 24,12).
La Quaresima ci è donata come «tempo favorevole» perché, con l’aiuto di Dio, possiamo mettere un argine al «dilagare dell’iniquità» anzitutto in noi, rinunziando all’egoismo e al peccato per rinnovare – come faremo nella Veglia pasquale – il nostro sì nella fede in Dio Padre, nel suo Figlio Gesù Cristo e nello Spirito Santo. Anche noi, come Gesù, lasciamoci condurre dallo Spirito per quaranta giorni nel deserto, nel «tempo della prova» (cf. Mc 1, 12-13), perché torni a splendere in noi la fiamma luminosa e ardente del Cristo morto e risorto, richiamata dal Cero pasquale, che accenderemo nella notte di Pasqua.
Le tradizionali opere penitenziali della Quaresima – preghiera, digiuno, elemosina – restano strumenti preziosi (lo ricorda anche il Papa nel suo Messaggio) per vivere il tempo della nostra conversione: a patto di non praticarli in un’osservanza solo meccanica e formale, ma con verità e sincerità, nelle nostre attuali condizioni di vita. Potremo sperimentare in questo modo la grazia di «perdere tempo» per il Signore nell’incontro orante con Lui; di astenerci col digiuno non solo da ciò che è male (dovrebbe essere ovvio) o dal superfluo, ma anche da ciò che ci costa un po’ di più e riteniamo indispensabile, e vivere così una maggiore libertà, che diventa dono e aiuto per chi è nel bisogno.

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«PER IL DILAGARE DELL’INIQUITÀ, SI RAFFREDDERÀ L’AMORE DI MOLTI» (Mt 24,12) Messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2018

Cari fratelli e sorell1e,

ancora una volta ci viene incontro la Pasqua del Signore! Per prepararci ad essa la Provvidenza di Dio ci offre ogni anno la Quaresima, «segno sacramentale della nostra conversione», che annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita.

 Anche quest’anno, con il presente messaggio, desidero aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e verità in questo tempo di grazia; e lo faccio lasciandomi ispirare da un’espressione di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà» (24,12).

 Questa frase si trova nel discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.

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VEGLIA DI PREGHIERA E DIGIUNO PER LA PACE – Venerdì 23 febbraio 2018

1Anche la Chiesa di Crema accoglie il forte invito che Papa Francesco ha rivolto a tutti gli uomini di buona volontà di organizzare una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la Pace da offrire in particolare alle popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. L’invito è particolarmente significativo in quanto rivolto “ai fratelli e alla sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa”

Nel SUD SUDAN è in corso una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi tempi: sono quasi un milione gli sfollati nella regione di Equatoria, mentre continuano impunite le uccisioni di civili e le violenze su donne e bambine.

Il Sud Sudan è il più giovane stato al mondo: dopo decenni di conflitti, negoziati e un referendum di secessione dal Sudan ha raggiunto l’indipendenza il 9 luglio del 2011. I festeggiamenti per la “liberazione” e l’indipendenza sono durati pochissimo. Nel 2013 è esploso un conflitto armato che ha avuto un impatto devastante su milioni di civili.

Nella guerra civile in corso sono impegnate le forze dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan fedeli al presidente Salva Kiir e quelle legate all’allora vicepresidente Riek Machar, accusate di aver organizzato un colpo di stato a fine 2013 nella capitale Juba.

Ancora morti negli scontri nella REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, in particolare nella regione del Kasai

Ancora una volta, sul terreno si scontrano i gruppi d’opposizione e forze filo governative. La ragione nasce dall’atteggiamento rigido e indifferente alle regole costituzionali di Joseph Kabila, divenuto presidente della Repubblica Democratica del Congo all’indomani dell’assassinio di suo padre, avvenuto il 16 gennaio 2001. Non solo Kabila non vuole lasciare il potere, ma sta tentando anche di modificare la Costituzione per creare le condizioni che gli consentano di restare alla guida del Paese. In particolare la situazione degenera nella regione centrale del Kasai, dove è nata l’opposizione a Kabila. Il cardinale Laurent Monsengwo, arcivescovo di Kinshasa, ha condannato duramente la «barbara» repressione delle manifestazione pacifiche organizzate dal Comitato laico di coordinamento una sigla che raccoglie cattolici e cristiani che reclamano il rispetto degli accordi siglati lo scorso anno e che precedono l’uscita di pacifica del presidente Joseph Kabila.

“Che cosa posso fare io per la pace?” si chiede e ci chiede il Papa? Sicuramente possiamo pregare, ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei.

“Dedicando più tempo alla preghiera – ci ricorda Francesco nel Messaggio per la Quaresima –  permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita. (…) Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.

PROPOSTA DIOCESANA DI DIGIUNO, MARCIA E VEGLIA PER LA PACE

ore 19: Largo Falcone e Borsellino:   Ritrovo e presentazione dell’iniziativa (si propone di rinunciare alla cena in segno di digiuno)
ore 19:30:  Avvio Marcia
Oratorio dei Sabbioni:  breve sosta e consegna delle candele ai partecipanti
proseguimento della Marcia
ore 20:30: Parrocchia di Ombriano:Veglia di preghiera animata dal Coro Multietnico

L’invito del Vescovo Daniele è rivolto anche a tutti coloro che sono costretti a casa perché infermi o anziani.

Proponiamo a tutti coloro che a diverso titolo incontrano infermi e anziani di invitarli a pregare (per es. con la recita del Rosario…) per la Pace secondo le intenzioni del Papa.

UN PARADISO RESO INFERNO E LA NOSTRA COLPEVOLE INDIFFERENZA (Giulio Albanese)

1La Repubblica Democratica del Congo (Rdc), nel cuore vitale dell’Africa subsahariana, potrebbe essere un autentico paradiso terreste. Crogiuolo di popoli con straordinarie culture ancestrali – quasi 82 milioni gli abitanti divisi in trecento principali etnie –, è un Paese attraversato da immense foreste equatoriali con una vegetazione spontanea che si manifesta, a quelle latitudini, nelle forme più esuberanti, tra cui spiccano i palmizi e i legni più pregiati, quali l’ebano e il mogano. Per non parlare dei suoi grandi fiumi o degli struggenti tramonti che rendono questo vastissimo territorio un concentrato di bellezze paesaggistiche che vanno al di là di ogni fantasia e immaginazione. E cosa dire delle immense ricchezze del sottosuolo che accolgono l’intera gamma dei minerali del nostro pianeta?

Alla prova dei fatti, l’ex Zaire – come si chiamava durante il regime del defunto Mobutu Sese Seko – potrebbe essere davvero un Paese senza problemi, mentre oggi rischia l’implosione, come segnalano le vicende recenti. «Il sequestro di padre Robert Masinda – del clero della diocesi di Butembo-Beni – e di un suo collaboratore, avvenuto il 22 gennaio, è sintomatico del malessere che da molto tempo attanaglia il Paese africano», si legge non a caso nel comunicato di solidarietà diffuso ieri dalla Conferenza episcopale italiana. Si è trattato del sesto rapimento di un sacerdote dal 2012, in un contesto, quello del Kivu settentrionale, dove la stremata popolazione civile è sottoposta, quotidianamente, ad ogni genere di vessazioni da parte di varie formazioni armate. È evidente che gli interessi legati alle immense ricchezze del sottosuolo rappresentano il principale oggetto del contenzioso, scatenando gli appetiti di potentati stranieri d’ogni genere.

La Rdc possiede – è bene rammentarlo – la metà della riserva mondiale di cobalto utilizzata per le fibre ottiche, ma anche per la produzione di armamenti, ed è il quarto produttore di diamanti, con immense riserve di uranio, oro, coltan, rame e petrolio. Dunque, contrariamente a quanto spesso si pensa, questo Paese non è affatto povero, semmai è impoverito. È proprio per questa ragione che da tempo il gesuita Rigobert Minani denuncia l’inganno. Si tratta di uno degli esponenti più autorevoli della società civile congolese che da anni va ripetendo che «quando si dice che il Congo è uno “scandalo geologico” s’intende che il Paese è potenzialmente ricco». Da sempre queste ricchezze hanno condizionato la storia nazionale.

Sì, proprio le stesse risorse che sono state al centro delle guerre che dal 1996 al 2003 (con penosi strascichi fino ai giorni nostri) hanno insanguinato l’ex Zaire, provocando 4, se non addirittura 5/6 milioni di morti. Col risultato che oggi la situazione politica nazionale è incandescente, segnata com’è dalla repressione nei confronti della società civile e in particolare di quei cattolici che, lo scorso 31 dicembre, hanno protestato contro coloro che nel Paese africano impediscono lo svolgimento delle elezioni. Come era prevedibile, tutto continua a passare in sordina, nella quasi totale indifferenza dell’opinione pubblica internazionale.

Il bilancio della repressione, il giorno di San Silvestro 2017, è stato di undici morti a Kinshasa e di uno a Kananga. La marcia “nonviolenta” aveva lo scopo di invitare il presidente uscente Kabila, che già da tempo avrebbe dovuto dimettersi, a rispettare il 1° paragrafo dell’articolo 70 della Costituzione, il quale recita: «Il presidente della Repubblica è eletto per un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta».

Di fronte a questi tragici fatti, le cancellerie europee si sono di fatto limitate a condannare l’accaduto senza però esercitare quella dovuta pressione sul governo congolese che continua a fare il bello e il cattivo tempo, procrastinando la consultazione elettorale. Oggi, l’ex Zaire è una grande polveriera che potrebbe esplodere definitivamente da un momento all’altro. Ne è consapevole papa Francesco che, ricevendo in udienza Kabila il 26 settembre del 2016, aveva sottolineato l’importanza della collaborazione tra gli attori politici e i rappresentanti della società civile e delle comunità religiose, in favore del bene comune, attraverso un dialogo rispettoso e inclusivo per la stabilità e la pace nel Paese. Spetta ora al consesso delle nazioni e in particolare all’Unione Africana l’arduo compito di dirimere la matassa degli intrighi, prima che scoppi l’ennesima guerra congolese.                                                                                                                       Giulio ALBANESE – Avvenire – 25 gennaio 2018

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SUD SUDAN DEVASTATO DAL CONFLITTO, 2,4 MILIONI DI BAMBINI COSTRETTI A FUGGIRE (Repubblica)

1Oltre 19.000 bambini reclutati nel conflitto. Almeno una scuola su 3 è stata danneggiata, distrutta, occupata o chiusa. Documentati oltre 1.200 casi di violenza sessuale contro i bambini. È il posto più pericoloso al mondo per gli operatori umanitari: nel 2017 ne sono stati uccisi 28. La testimonianza della direttrice generale dell’UNICEF, Henrietta H. Fore

“Ho appena trascorso due giorni in Sud Sudan – dice Henrietta H. Fore direttore generale dell’UNICEF nel piccolo Paese africano, devastato dal conflitto – dove ho visto in prima persona come quattro anni di conflitto abbiano lasciato i bambini malati, affamati e in punto di morte. L’impatto delle continue violenze è stato devastante. Ho incontrato una madre che ha dovuto camminare per giorni per ricevere delle cure per la sua bambina malnutrita. Ho parlato con un ragazzo giovane che è stato costretto a unirsi a un gruppo armato a 10 anni. Ho anche incontrato due fratelli separati dai genitori quando il conflitto è scoppiato nella loro città, Bentiu, nel 2014. Ma fra l’orrore – ha aggiunto Henrietta F. Fore – ho visto segnali di speranza. La bambina malnutrita è sulla via della guarigione. L’ex bambino soldato è tornato a scuola e vorrebbe diventare un dottore. E oggi i due fratelli sono stati riuniti con la loro madre dopo quattro anni”.

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ANCHE I VESCOVI SONO POPOLO, ALTRIMENTI SONO UNA CARICATURA (Papa Francesco)

1Nel difficile viaggio in Cile, il papa ha detto ai vescovi, riuniti nella cattedrale di Santiago, che la Chiesa non è e non sarà mai un’élite di consacrati, sacerdoti e vescovi, ma sempre un popolo di Dio. Il clericalismo spegne la Chiesa. “I laici non sono i nostri servi, né i nostri impiegati. Non devono ripetere come ‘pappagalli’ quello che diciamo”. Non smettete di sognare, trasformate tutto per l’evangelizzazione del Cile non per un’autoconservazione ecclesiastica.

Già nei colloqui delle due lunghe sessioni della visita ad limina (dell’anno scorso) abbiamo toccato molti temi. Perciò in questo “saluto” mi piacerebbe riprendere qualche punto dell’incontro che abbiamo avuto a Roma, e lo potrei riassumere nella seguente frase: la coscienza di essere popolo, di essere Popolo di Dio. Uno dei problemi che affrontano oggigiorno le nostre società è il sentimento di essere orfani, cioè di non appartenere a nessuno. Questo sentire “postmoderno” può penetrare in noi e nel nostro clero; allora incominciamo a pensare che non apparteniamo a nessuno, dimentichiamo che siamo parte del santo Popolo fedele di Dio e che la Chiesa non è e non sarà mai un’élite di consacrati, sacerdoti o vescovi.     Continua nell’ ALLEGATO

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