Notiziario

SVOLTA MONETARISTA BOLSONARO E I CHICAGO BOYS (Daniele Mastrogiacomo)

4. Bolsonaro e P. GuedesAmerica Latina / Brasile

Il nuovo presidente ha nominato ministro dell’Economia Paulo Guedes, allievo di Milton Friedman, che già ha annunciato il taglio delle tasse per i ricchi. E un piano di privatizzazioni che non risparmia l’Amazzonia.

La “dottrina dello shock” sarà applicata anche in Brasile. Ci sono tutti gli ingredienti: uno dei più brillanti studenti che fecero parte dei “Chicago boys” di Friedman come superministro dell’Economia, Paulo Guedes; tre anni di recessione; un pacchetto di 87 privatizzazioni già pronto al Congresso e in attesa di essere approvato. Il nuovo presidente del Brasile Jair Bolsonaro non ha atteso neanche il primo gennaio prossimo, giorno del suo insediamento, per annunciare i principi che guideranno la sua azione di governo.     Continua nell’ ALLEGATO

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ELEZIONI (Franco Cagnasso)

5. khaleda-zia - Leader dell'opposizione attualmente in prigioneAsia/Bangladesh

Cinque anni fa le elezioni parlamentari furono precedute da disordini gravissimi, con bombe incendiarie gettate negli autobus affollati, interminabili blocchi di ogni circolazione, e altre amenità del genere. Ma il partito al potere, Awami League (AL), non cedette di un millimetro, e organizzò le elezioni come le voleva. Il principale partito di opposizione, BNP, per protesta ritirò i suoi candidati, così AL s’impossessò del parlamento, pregando un terzo attore della vicenda, l’ondivago Jonota Party (Partito Popolare), di svolgere il ruolo di oppositore.

Cinque anni al potere senza opposizione organizzata hanno cambiato di molto il quadro politico e sociale. Siamo in pieno boom economico. I leader del principale partito islamico, Jamaat-ul-Islam, sono stati processati e impiccati per crimini compiuti durante la guerra del 1971; la leader del BNP è in carcere. Condannata a 5 anni di reclusione, ha fatto ricorso chiedendo l’assoluzione, e recentemente la Corte di livello superiore ha portato la condanna da 5 a 10 anni, mentre vari altri processi l’attendono, per altre accuse di reati.    Continua nell’ ALLEGATO

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L’ITALIA SMETTA DI ALIMENTARE LA GUERRA NELLO YEMEN (Nigrizia)

6. stop-arming-saudi-720x398-720x398-8d88dL’Italia deve smettere di essere complice della catastrofe umanitaria che si sta consumando nello Yemen. Il nostro paese vende armi all’Arabia Saudita che dal 2015, in coalizione con gli Emirati Arabi Uniti, affianca il governo dello Yemen nella guerra contro i ribelli yemeniti houti, musulmani sciiti sostenuti dall’Iran.

La guerra non risparmia la popolazione civile. In questi anni, l’aviazione saudita ha colpito scuole, mercati, abitazioni, fabbriche, ospedali strade, porti e campi per la produzione di cibo. Nei bombardamenti indiscriminati sono utilizzate bombe made in Italy. Troviamo inconcepibile che si faccia finta di niente e si continui a far soldi esportando i nostri ordigni al regime saudita. È un comportamento ingiustificabile.      Continua nell‘ ALLEGATO

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APRIRCI ALLE NECESSITÀ DELLA GENTE, AL DESIDERIO DI UN MONDO NUOVO (papa Francesco – Angelus, 02/12/18)

1. AngelusOggi inizia l’Avvento, il tempo liturgico che ci prepara al Natale, invitandoci ad alzare lo sguardo e ad aprire il cuore per accogliere Gesù. In Avvento non viviamo solo l’attesa del Natale; veniamo invitati anche a risvegliare l’attesa del ritorno glorioso di Cristo – quando alla fine dei tempi tornerà –, preparandoci all’incontro finale con Lui con scelte coerenti e coraggiose. Ricordiamo il Natale, aspettiamo il ritorno glorioso di Cristo, e anche il nostro incontro personale: il giorno nel quale il Signore chiamerà.

In queste quattro settimane siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e ad uscire alimentando speranze, alimentando sogni per un futuro nuovo. Il Vangelo di questa domenica (cfr Lc 21,25-28.34-36) va proprio in tale direzione e ci mette in guardia dal lasciarci opprimere da uno stile di vita egocentrico o dai ritmi convulsi delle giornate. Risuonano particolarmente incisive le parole di Gesù: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso. […] Vegliate in ogni momento pregando» (vv. 34.36).     Continua nell ALLEGATO

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CHE FINE HA FATTO PADRE MACCALLI? (Ilaria De Bonis)

2. villaggio-nigerAfrica/Niger

Padre Pierluigi Maccalli è stato rapito in Niger la sera del 17 settembre scorso. Le notizie che trapelano sono poche e frammentate. Il missionario è vivo ma non sappiamo dove si trovi. La stampa africana azzarda delle ipotesi, le inchieste ricostruiscono il clima di violenza jihadista che imperversa in tutta l’area.

«I villaggi di Diabiga e Kompienbiga, nella parte orientale del Burkina Faso, sono finiti sotto attacco tra il 14 e il 15 settembre scorso. Bilancio: otto civili uccisi. Dieci giorni dopo, il missionario italiano Pier Luigi Maccalli viene rapito a Bamangoa, in Niger, da uomini armati arrivati dal vicino Burkina. Al rapimento ha fatto seguito il 23 settembre scorso, quello di tre impiegati, tra cui un indiano e un sudafricano, nella miniera d’oro di Inata, in Burkina».
Nel cercarli, tre uomini della gendarmeria subiscono un’imboscata. E muoiono. E’ l’inchiesta del giornale francofono Mondafrique a ricostruire nei dettagli i numerosi episodi di violenza avvenuti di recente tra Niger e Burkina, tra cui quello che riguarda il rapimento del nostro missionario della Società delle Missioni Africane.   Continua nell’ ALLEGATO 

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BEATIFICATI 19 RELIGIOSI UCCISI IN ALGERIA. LA FORZA DI UNA PRESENZA (Stefania Falasca)

3. martirialgeriaTrucidati tra il 1994 e il 1996. Becciu: dalla loro morte frutti di riconciliazione. Il muftì Djaber: questo rito dice al mondo che musulmani e cristiani possono fare cose buone insieme.

Nella nuova moschea di Orano, il Gran muftì Djaber entra accompagnato dalle autorità cattoliche e dai familiari dei diciannove martiri d’Algeria mentre sotto le volte arabesche salgono in canto i versetti del Corano che parlano di Gesù e di Maria, Dio misericordioso. Fuori datteri e mandorle sono offerti dalle donne avvolte nei veli tradizionali algerini come segno augurale.
È un clima di armonia e festa quello che segna un evento significativo non solo per la storia di questo Paese nordafricano. L’onore degli altari per le vite donate fino all’effusione del sangue di questa piccola e radicata Chiesa algerina sono iniziati qui, con questo abbraccio di fratellanza e di riconciliazione da un passato ancora bruciante che ha lacerato il tessuto di questo Paese e che ha visto mietere dalla stessa violenza musulmani e cristiani.    Continua nell’ ALLEGATO

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IL CENTRO MISSIONARIO INFORMA…

4a. Luis MosconiA – Incontro di Animazione Missionaria di Offanengo
Riprendiamo con le abituali informazioni sulle Missioni e in particolare cominciamo col nostro incontro di ANIMAZIONE MISSIONARIA, il primo di questo nuovo anno pastorale, svoltosi ad Offanengo 30 settembre scorso. Ospite d’onore, oltre alla gradita presenza di don Federico BRAGONZI, è stato don (padre) Luis MOSCONI, missionario fidei donum, cioè diocesano, di Piacenza, da oltre 40 anni in Brasile, dove da vent’anni ha iniziato l’esperienza delle Sante Missioni Popolari. Un progetto che si è diffuso rapidamente in tutto il Brasile e che tende a trasformare tutte le persone che vogliono impegnarsi in MISSIONARI. Don Luigi ci ha spiegato quali sono i fondamenti di questa fortunata e benemerita esperienza che riportiamo nell’articolo specifico.
Ricordiamo che il prossimo Incontro di Animazione Missionaria si svolgerà il 27 gennaio a Crema, nella Casa del Vescovo (Episcopio) e, oltre al mons. Gianotti, avrà come protagonisti solo GIOVANI.      Continua nell’ ALLEGATO

4b. Antonia_ BianchessiB – Presentazione del libro su suor Enrica Colombetti
Sempre durante l’incontro di Offanengo, grazie all’instancabile impegno (complice anche una caduta) di Antonia Bianchessi, è stato presentato un libro sulla vita e l’impegno missionario di una suora comboniana molto amata ad Offanengo: suor Enrica COLOMBETTI, che ha dedicato la sua vita agli Argentini ed in particolare ai nativi Mapuche della Patagonia. Riportiamo di seguito la recensione che del libro ha voluto fare don Pier Luigi FERRARI, che ringraziamo per la gentilezza.
Ricordiamo che il libro è in vendita sia a Offanengo, presso il Gruppo Missionario, sia presso il Centro Missionario, con un’offerta a partire dai 5 euro.     Continua nell’ ALLEGATO

barros-marcelo.C –  Incontro con MARCELO BARROS, martedì 11 dicembre, Centro S. Luigi
Marcelo Barros, 73 anni, è un monaco benedettino brasiliano, eco-teologo della liberazione, biblista e scrittore.
Entrato nel monastero benedettino di Recife a 18 anni, dal 1967 al 1969, senza staccarsi dal monastero, vive come membro di una comunità ecumenica, abitando con i fratelli di Taizè a Olinda.
È ordinato sacerdote nel 1969 dall’arcivescovo dei poveri, dom Helder CAMARA, di cui diviene stretto collaboratore della pastorale giovanile e l’ecumenismo. Dopo aver passato vari anni nel monastero di Recife si sposta in quello di Curitiba (Paranà), nel sud del Paese, per poi fondare, 30 anni fa, insieme ad altri monaci, il monastero dell’Annunciazione a Goias, nel centro del Brasile. È stato tra i fondatori del CEBI, Centro Studi Biblico, assessore della Commissione Pastorale della Terra (C.P.T.) e delle Comunità Ecclesiali di Base (C.E.B.s): tutte espressioni della Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani (C.N.B.B.). È attualmente Segretario dell’AssETT (Associazione Ecumenica dei Teologi del Terzo Mondo): Africa, America Latina e Asia.
Ha scritto 56 libri, di cui 17 editi in Italia

D –   Avvento di Fraternità 2018: i progetti di solidarietà
Centro Missionario: FARE COMUNITÀ – Costruzione della Sala riunioni per la Comunità di Melão in Maranhão Brasile. Destinatario Padre Innocenzo PACCHIONI, cappuccino originario della Parrocchia dei Sabbioni – Crema.
Caritas Crema: FONDO CASA – creazione di un fondo casa per sostenere la mediazione abitativa volta a mantenere l’attuale alloggio o a reperirne uno nuovo. Il fondo sarà utilizzato come cofinanziamento al progetto “Alimentiamo la Speranza – ripartire dai poveri per costruire comunità”, finanziato da Fondazione Cariplo attraverso il bando “Doniamo Energia”.

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L’UFFICIO MIGRANTES INFORMA…

In attesa di definire in modo dettagliato le attività in programma in diocesi, dedichiamo la nostra attenzione al Decreto Sicurezza, voluto con forza dal ministro dell’Interno Salvini e approvato dai due rami del Parlamento il 29 novembre.
Pubblichiamo così due articoli: il primo presenta in modo asettico i principi cardine della nuova legge, mentre il secondo è un crudo commento delle conseguenze che a breve si scateneranno.

5a. BaraccopoliA – Cosa prevede il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza  (Annalisa Camilli)
Il 15 novembre la VI Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha bocciato all’unanimità il decreto in quanto anticostituzionale, inviando il proprio parere al Ministro della Giustizia. Criticate le norme riguardanti i migranti e i richiedenti asilo.
Nonostante questo il 29 novembre il decreto è stato approvato sia dal Senato che dalla Camera con doppio voto di fiducia. Il decreto si compone di tre titoli: il primo si occupa di riforma del diritto d’asilo e della cittadinanza, il secondo di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata; e l’ultimo di amministrazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia.

Abolizione della protezione umanitaria. Il primo articolo contiene nuove disposizioni in materia della concessione dell’asilo e prevede di fatto l’abrogazione della protezione per motivi umanitari che era prevista dal Testo unico sull’immigrazione. Oggi la legge prevede che la questura conceda un permesso di soggiorno ai cittadini stranieri che presentano “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, oppure alle persone che fuggono da emergenze come conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in paesi non appartenenti all’Unione europea.     Continua nell’ ALLEGATO

5b. presepeB – Il presepe vivente (Marco Tarquinio)
Il presepe di cui qui si parla è vivente. Loro sono giovanissimi: Giuseppe (Yousuf), Fede (Faith) e la loro creatura. Che è già nata, è una bimba e ha appena cinque mesi. Giuseppe viene dal Ghana, Fede è nigeriana, entrambi godono – è questo il verbo tecnico – della «protezione umanitaria» accordata dalla Repubblica Italiana. Ora ne stanno godendo in mezzo a una strada.

Una strada che comincia appena fuori di un Cara calabrese e che, senza passare da nessuna casa, porta dritto sino al Natale. Il Natale di Gesù: Uno che se ne intende di povertà e grandezza, di folle adoranti e masse furenti, di ascolto e di rifiuto, del “sì” che tutto accoglie e tutti salva e dei “no” che si fanno prima porte sbattute in faccia e poi chiodi di croce.
Giuseppe e Fede solo stati abbandonati, con la loro creatura, sulla strada che porta al Natale e, poi, non si sa dove. Sono parte di un nuovo popolo di “scartati”, che sta andando a cercare riparo ai bordi delle vie e delle piazze, delle città e dell’ordine costituito, ingrossando le file dei senza niente.     Continua nell’ ALLEGATO

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LA VERITÀ SU CIÒ CHE AMIAMO IN UNA NOTTE DI CREPACUORE (Marina Corradi)

6. CorinaldoLa tragedia in discoteca

Della tragedia di Corinaldo, 4.900 anime nelle colline marchigiane, sul web c’è tutto. C’è la notte in discoteca, prima che tutto accadesse: fasci di laser, calca di giovanissimi, braccia levate sopra le teste, a battere ossessivamente il ritmo. C’è, ripreso da un cellulare, il panico dei ragazzi che disperati si travolgono, cercando un’uscita. E poi le luci blu delle Volanti, a illuminare il locale abbandonato. Manca solo una cosa, nella cronaca in tempo reale del web: mancano le ore d’angoscia dei genitori di quei, sembra, oltre millequattrocento ragazzi, molti di 14 o 15 anni appena.

Tremila madri e padri che per ore, nel fondo della notte, attaccati al cellulare hanno cercato di mettersi in contatto con un figlio che non trovavano più. I telefoni persi nella calca, o irraggiungibili per la eccessiva mole di traffico; o, peggio, accesi: ma, nessuna risposta. Per tremila italiani, una notte da crepacuore.    Continua nell’ ALLEGATO

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PADRE GIGI È VIVO E STA BENE…(dal sito internet della S.M.A.)

prova…secondo le ultime notizie che padre Desiré ci porta dal Niger

Désiré Salako, di nazionalità beninese, è il superiore del Distretto SMA di Benin-Niger, cioè del territorio di cui fa parte la missione di p. Pier Luigi Maccali.
È colui che per primo ha avuto la notizia del rapimento di p. Gigi, e da allora, come suo amico e confratello, e come suo superiore SMA, segue giorno dopo giorno l’evoluzione di questa vicenda, tenendo i contatti con le autorità del Niger a nome della SMA.

Settimana scorsa è venuto a farci visita a Genova, nella nostra casa provinciale, e ha voluto anche andare ad incontrare i familiari di p. Gigi a Madignano, in provincia di Cremona.
Sono tante le domande che abbiamo voluto fargli, come tante sono le speranze che ognuno di noi porta nel cuore di rivedere presto p. Gigi, sano, salvo, sereno.
Naturalmente p. Désiré non aveva una risposta per ogni domanda, ma ha saputo darci la prova che nessuno ha dimenticato p. Gigi, e che sono in tanti che si stanno adoperando in tutti i modi per la sua liberazione. Ci ha soprattutto trasmesso il messaggio del vescovo di Niamey che P. Gigi è vivo e sta bene. Non ha potuto dirci, per motivi di sicurezza, su quali elementi fonda questa affermazione, ma ci ha chiesto di credere che lo dice con tutta sincerità e verità.
Ci ha detto che la prima preoccupazione delle autorità del Niger, ma anche dell’ambasciata italiana a Niamey, è l’incolumità di p. Gigi, e che ogni azione che verrà intrapresa non metterà in pericolo la sua vita. È desiderio di tutti che questa vicenda si concluda in modo pacifico, senza inutili violenze, ma per questo, ci ha detto, è necessario avere pazienza. Il tempo che passa, l’apparente silenzio, la mancanza di notizie, non devono essere interpretati come segno di inattività. Al contrario, è il clima più fruttuoso perché le parti in causa possono entrare in contatto con discrezione e fiducia reciproca.
Ci ha ringraziato per le preghiere che incessantemente rivolgiamo a Dio, in varie parti d’Italia, in tante comunità, per la liberazione di p. Gigi, per la liberazione delle altre persone rapite nel Sahel, per la pace e la concordia in Niger, per la serenità del piccolo gregge cristiano di quel paese. Ci ha invitato a continuare a pregare, con insistenza, perseveranza e fiducia, e tenere sempre accesa la fiamma dell’attenzione e dell’affetto verso p. Gigi.
Ci ha invitato a pregare in modo particolare per tutti coloro che sono implicati negli sforzi di liberazione di p. Gigi e degli altri ostaggi, perché siano illuminati dallo Spirito Santo, e trovino i mezzi più opportuni per portare a buon fine il loro lavoro.
Non da ultimo ci ha chiesto di pregare anche per i rapitori. Gesù ci ha detto che i cristiani osano pregare per i loro nemici, perché credono che Dio può cambiare il loro cuore, può infondere in tutti i cuori il sentimento di umanità e di giustizia.
P. Désiré è rimasto purtroppo solo poche ore con noi, ma la sua visita è stata provvidenziale. Ha rafforzato la nostra speranza, e ci fatto sentire vicini a p. Gigi.         Preghiamo insieme perché il prossimo Natale ci porti il dono della sua liberazione.

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