Articles Tagged with Riflessioni

Notiziario – riflessioni

LE INGERENZE ESTERNE IN VENEZUELA APRONO SCENARI INQUIETANTI (Gwynne Dyer)

Am6. Venezuelaerica latina – Venezuela

Evidentemente la decisione di proporre Juan Guaidó come presidente alternativo a Nicolás Maduro in Venezuela non è stata presa a Caracas, ma a Washington. La rapidità con cui gli alleati degli Stati Uniti nel continente americano e in Europa occidentale hanno riconosciuto l’autoproclamazione di Guaidó dello scorso 23 gennaio non sarebbe mai stata possibile senza un coordinamento precedente e una forte pressione da parte dell’amministrazione Trump.

Il fatto che i governi di destra nei paesi dell’America Latina, dalla Colombia al Brasile, si siano accodati al tentativo di Trump di rovesciare un governo di sinistra non è sorprendente. Il sostegno del nuovo presidente neofascista brasiliano, Jair Bolsonaro, era particolarmente scontato. Ma è inquietante notare come anche il Canada, il Regno Unito, la Francia, la Germania e la Spagna abbiano appoggiato questo tipo di ingerenza negli affari interni di un altro paese.     Continua nell’ALLEGATO.

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CONTE-STARE LA NARRAZIONE OCCIDENTALE DEL SAHEL (Mauro ARMANINO)

7. Conte_NigerHa soggiornato 24 ore a Niamey e poi è partito per N’Djamena, la capitale del Ciad. Prima di Conte  erano già passati da queste parti Paolo Gentiloni, Federica Mogherini, Angela Merkel, Emmanuele Macron e molti alti funzionari dell’Occidente.

 Il primo ministro Conte ha confermato, nel breve e inoffensivo soggiorno a Niamey, la narrazione che, senza colpo ferire, è assunta come l’unica possibile. Per lui come per altri prima di lui, ci si ostina a recitare un’unica Conte-stabile narrazione che si spaccia per autentica. Non si sbagliava George Orwell quando, nel suo noto romanzo ‘1984’, affermava che, nel sistema totalitario che dipinge, la menzogna diventava verità e passava alla storia. Di certo l’autore non conosceva il Sahel e non poteva immaginare che qui la storia è   raccontata solo dalla sabbia. Lo stesso ha fatto Conte che liquida in 24 ore la complessità e i drammi di cui il Niger e il Sahel incarnano l’attualità. L’ignoranza è forza, dice Orwell nel libro menzionato.     Continua nell’ ALLEGATO

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L’INSICUREZZA NON SPEGNE LA LUCE E LA GIOIA DEL NATALE A BOMOANGA E MAKALONDI

2. P. Vito GirottoUna riflessione di Padre Vito GIROTTO, missionario SMA e parroco della missione più vicina a quella di p. Gigi Maccalli.

Quest’anno le feste natalizie nella mia parrocchia di Makalondi le ho dovute vivere da lontano. Le ho sentite raccontare a viva voce o telefonicamente dagli amici e dai confratelli che ora si occupano di questa parrocchia, e anche dell’ex parrocchia di p. Gigi, Bomoanga.
l clima festivo degli anni scorsi è stato certamente smorzato dal clima di insicurezza che regna in tutta la zona di frontiera con il Burkina Faso. Di qua e di là della frontiera quasi ogni settimana sono lanciati degli attacchi armati che hanno come obiettivo soprattutto i militari e le forze dell’ordine, e che hanno già provocato decine di morti.    Continua nell’ ALLEGATO

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SVOLTA MONETARISTA BOLSONARO E I CHICAGO BOYS (Daniele Mastrogiacomo)

4. Bolsonaro e P. GuedesAmerica Latina / Brasile

Il nuovo presidente ha nominato ministro dell’Economia Paulo Guedes, allievo di Milton Friedman, che già ha annunciato il taglio delle tasse per i ricchi. E un piano di privatizzazioni che non risparmia l’Amazzonia.

La “dottrina dello shock” sarà applicata anche in Brasile. Ci sono tutti gli ingredienti: uno dei più brillanti studenti che fecero parte dei “Chicago boys” di Friedman come superministro dell’Economia, Paulo Guedes; tre anni di recessione; un pacchetto di 87 privatizzazioni già pronto al Congresso e in attesa di essere approvato. Il nuovo presidente del Brasile Jair Bolsonaro non ha atteso neanche il primo gennaio prossimo, giorno del suo insediamento, per annunciare i principi che guideranno la sua azione di governo.     Continua nell’ ALLEGATO

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L’UFFICIO MIGRANTES INFORMA…

In attesa di definire in modo dettagliato le attività in programma in diocesi, dedichiamo la nostra attenzione al Decreto Sicurezza, voluto con forza dal ministro dell’Interno Salvini e approvato dai due rami del Parlamento il 29 novembre.
Pubblichiamo così due articoli: il primo presenta in modo asettico i principi cardine della nuova legge, mentre il secondo è un crudo commento delle conseguenze che a breve si scateneranno.

5a. BaraccopoliA – Cosa prevede il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza  (Annalisa Camilli)
Il 15 novembre la VI Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha bocciato all’unanimità il decreto in quanto anticostituzionale, inviando il proprio parere al Ministro della Giustizia. Criticate le norme riguardanti i migranti e i richiedenti asilo.
Nonostante questo il 29 novembre il decreto è stato approvato sia dal Senato che dalla Camera con doppio voto di fiducia. Il decreto si compone di tre titoli: il primo si occupa di riforma del diritto d’asilo e della cittadinanza, il secondo di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata; e l’ultimo di amministrazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia.

Abolizione della protezione umanitaria. Il primo articolo contiene nuove disposizioni in materia della concessione dell’asilo e prevede di fatto l’abrogazione della protezione per motivi umanitari che era prevista dal Testo unico sull’immigrazione. Oggi la legge prevede che la questura conceda un permesso di soggiorno ai cittadini stranieri che presentano “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, oppure alle persone che fuggono da emergenze come conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in paesi non appartenenti all’Unione europea.     Continua nell’ ALLEGATO

5b. presepeB – Il presepe vivente (Marco Tarquinio)
Il presepe di cui qui si parla è vivente. Loro sono giovanissimi: Giuseppe (Yousuf), Fede (Faith) e la loro creatura. Che è già nata, è una bimba e ha appena cinque mesi. Giuseppe viene dal Ghana, Fede è nigeriana, entrambi godono – è questo il verbo tecnico – della «protezione umanitaria» accordata dalla Repubblica Italiana. Ora ne stanno godendo in mezzo a una strada.

Una strada che comincia appena fuori di un Cara calabrese e che, senza passare da nessuna casa, porta dritto sino al Natale. Il Natale di Gesù: Uno che se ne intende di povertà e grandezza, di folle adoranti e masse furenti, di ascolto e di rifiuto, del “sì” che tutto accoglie e tutti salva e dei “no” che si fanno prima porte sbattute in faccia e poi chiodi di croce.
Giuseppe e Fede solo stati abbandonati, con la loro creatura, sulla strada che porta al Natale e, poi, non si sa dove. Sono parte di un nuovo popolo di “scartati”, che sta andando a cercare riparo ai bordi delle vie e delle piazze, delle città e dell’ordine costituito, ingrossando le file dei senza niente.     Continua nell’ ALLEGATO

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LA VERITÀ SU CIÒ CHE AMIAMO IN UNA NOTTE DI CREPACUORE (Marina Corradi)

6. CorinaldoLa tragedia in discoteca

Della tragedia di Corinaldo, 4.900 anime nelle colline marchigiane, sul web c’è tutto. C’è la notte in discoteca, prima che tutto accadesse: fasci di laser, calca di giovanissimi, braccia levate sopra le teste, a battere ossessivamente il ritmo. C’è, ripreso da un cellulare, il panico dei ragazzi che disperati si travolgono, cercando un’uscita. E poi le luci blu delle Volanti, a illuminare il locale abbandonato. Manca solo una cosa, nella cronaca in tempo reale del web: mancano le ore d’angoscia dei genitori di quei, sembra, oltre millequattrocento ragazzi, molti di 14 o 15 anni appena.

Tremila madri e padri che per ore, nel fondo della notte, attaccati al cellulare hanno cercato di mettersi in contatto con un figlio che non trovavano più. I telefoni persi nella calca, o irraggiungibili per la eccessiva mole di traffico; o, peggio, accesi: ma, nessuna risposta. Per tremila italiani, una notte da crepacuore.    Continua nell’ ALLEGATO

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VIOLENZA E RAPIMENTI DI BOKO HARAM IN NIGER. LIBERATI I SACERDOTI RAPITI IN CAMERUN (La Redazione)

2. I rapiti clarettiani rilasciatiAfrica/Niger – Camerun 

Dopo solo 48 ore dall’attacco di Boko Haram alla società mineraria francese FORACO, dove sono rimasti uccisi sette operai, un altro crimine ha colpito la regione di Diffa. Quindici ragazze sono state rapite dai militanti di Boko Haram. Si stempera invece la tensione in Camerun per il felice esito del rapimento dei quattro religiosi liberati il 29 novembre.

I parlamentari di Diffa hanno chiesto al governo di adottare misure urgenti dispiegando massicciamente militari per evitare ulteriori sfollamenti di persone.
Se non anticipiamo le azioni mortali di Boko Haram, saremo portati a vivere situazioni più difficili. Chiediamo al governo di fare in fretta e prendere in considerazione le nostre richieste, non solo in veste di funzionari eletti nella regione di Diffa, ma anche a nome dei popoli della regione che stanno vivendo momenti di estrema difficoltà”.
Questi rapimenti sono mirati sulle ragazze Fulani e Kanuri, e le forze locali si chiedono come mai gli uomini dei due villaggi al momento del rapimento siano fuggiti lasciando donne e bambini alla mercé dei jihadisti.     Continua nell’ ALLEGATO

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ANCHE NOI SIAMO PRIGIONIERI, MENTRE CI CREDIAMO LIBERI…(Vescovo Daniele

5. Fedeli presentiOmelia del vescovo Daniele per la Veglia di preghiera per padre Gigi Maccalli

Da qualche parte, nella notte che avvolge la sorte di tanti nostri fratelli e sorelle prigionieri, sequestrati, ridotti al silenzio perché la loro parola non disturbi, o usati come scudi umani o come strumenti di pressione o di ricatto, da qualche parte, dicevo, qualcuno di loro canta inni a Dio: come Paolo e Sila in prigione a Filippi, secondo il racconto degli Atti che abbiamo ascoltato all’inizio di questo momento di preghiera (At 16,22-34).
Da qualche parte, nella notte, qualcuno di questi sequestrati canta, e tutti gli altri prigionieri stanno ad ascoltarli. Quelli che riescono a cantare – non necessariamente con la voce, il più delle volte, anzi, e probabilmente, solo nel cuore, e anche riuscendo, chissà come, a dormire… – lo fanno anche per tutti gli altri: per quelli che non ci riescono, che si sentono muti, angosciati non tanto per sé, quanto per le loro comunità, le loro famiglie, le Chiese e la gente che vorrebbero servire e aiutare, mentre sono ridotti all’impotenza…    Continua nell’ ALLEGATO

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LA CROCE DI SABBIA NEL SAHEL (Mauro ARMANINO)

2. Croce-sabbia-22-10-18Si sta spegnendo, nel caldo, questa giornata missionaria nel Niger. La prima e l’unica di Pierluigi Maccalli, portato via dalla sabbia oltre un mese fa e da mani, piedi e moto, ignare del mese missionario che si avvia con pazienza al termine. La prima passata in schiavitù e l’unica per il senso della missione che da questo giorno sgorga come uno dei pozzi che ha fatto scavare nei villaggi che conosceva a menadito.

La missione è una croce di sabbia. È quella croce che Pierluigi sta scavando dal 17 di settembre scorso, di giorno e soprattutto la sera. Il sole, stanco del viaggio e del calore parte per riposare e lascia alla luna il compito di attraversare la notte. Scava con le mani e soprattutto col la mente che vorrebbe trovarsi lontano, libera, per attraversare i sentieri e le piste in attesa di una buona notizia.    Continua nell’ ALLEGATO

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COSA HA FAVORITO LA CRESCITA DEL JIHADISMO IN NIGER? (a cura di S. C. Turrin)

s200_uoldelul.chelati_dirarPer approfondire ciò che sta accadendo in questi ultimi anni in Niger, abbiamo intervistato Uoldelul Chelati Dirar, Professore di Storia e  istituzioni dell’Africa presso l’Università di Macerata (Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali). In questa intervista il prof. Uoldelul Chelati Dirar ci spiega, da un punto di vista storico e sociologico, i motivi che hanno facilitato il  radicamento dei movimenti jihadisti in Niger e nei Paesi limitrofi.
Perché e come il Niger è stato coinvolto nel jihadismo?
Dal punto di vista storico, il jihadismo è un fenomeno in realtà ricorrente. In genere questo elemento non viene preso in considerazione, ma alla fine del ’700 e all’inizio dell’800 del secolo scorso, nella regione saheliana si è manifestata una forma molto simile a quella del  fondamentalismo islamico. Si trattava di una espressione islamica definibile spartana, ma radicale. È stato un fenomeno che già coinvolse un ampio territorio, dall’attuale Senegal alla Mauritana fino al Ciad. Quello del jihadismo è un fenomeno che esiste da tempo e ha una  matrice molto più complessa di quello che normalmente viene descritto.    Continua nell’ ALLEGATO
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