Notiziario

UCRAINA, QUALE VITTORIA (U. Tramballi)

3a. UcrainaSarà l’Ucraina aggredita a stabilire quale pace ci sarà, affermano senza esitazione tutti i leader occidentali: lo ha detto anche Mario Draghi a Washington. Ma per fermare la guerra bisognerà lasciar vincere “qualcosa” anche a Vladimir Putin, suggeriscono con toni più bassi quasi tutti gli stessi leader occidentali.
C’è un evidente contrasto fra il primo e il secondo punto di vista sul conflitto in Ucraina. La cosa più complicata è che le due opinioni siano in opposizione ma pensate dalle stesse diplomazie, i medesimi generali, gli opinionisti e le opinioni pubbliche, gli imprenditori e gli uomini di fede degli stessi paesi.        Continua nell’ ALLEGATO

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IN SICILIA PER INCONTRARE MIO FRATELLO SAIDU (P. G. Maccalli)

4a. P. GigiP. Gigi ci parla dei tre mesi passati a Modica, in una casa di missionari che sono a servizio dei migranti. Ci confida quello che ha significato per lui questa pausa che si è presa: non pretendere di risolvere i problemi, ma “esserci”. E ci racconta la sua amicizia con Saidu, migrante della Sierra Leone.

Ho passato da 3 mesi in Sicilia per ascoltare, vedere e toccare con mano una realtà che interpella tutti. La sfida della migrazione è uno dei segni dei tempi di una umanità in cammino, in cerca di futuro e di pace. La guerra in Ucraina ci smuove alla solidarietà per dare accoglienza a popolazioni in fuga dalla guerra.
Ma molte altre sono le guerre dimenticate dai mass-media che provocano l’esodo di persone e di giovani da conflitti armati e da carestie ricorrenti che tarpano le ali, alle nuove generazioni in particolare, per sperare un avvenire di vita.          Continua nell’ ALLEGATO

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LA LIBERTÀ PER UNA BAMBINA (Mario Calabresi)

5a. Foto-Lea-YpiLa più grossa lite a cui Lea ha assistito da bambina è avvenuta tra sua madre e la vicina di casa, fino a quel giorno una cara amica. L’oggetto del contendere: una lattina di Coca Cola. Vuota. Vero status symbol nell’Albania degli Anni Ottanta, tanto che chi riusciva ad accaparrarsene una la collocava al posto d’onore in salotto, di solito su un centrino ricamato sopra il televisore. La mamma di Lea era convinta che l’amica gliela avesse rubata e se ne gridarono di tutti i colori arrivando ad insultarsi per strada.
Del crollo del comunismo in Albania noi italiani abbiamo visto le conseguenze: navi cariche all’inverosimile che arrivavano nei porti pugliesi e uomini e donne magrissimi che cercavano lavoro e un futuro. Ma di come avessero vissuto prima, abbiamo sempre saputo poco e immaginato ancor meno.
Quando è caduto il comunismo nel suo Paese, Lea aveva undici anni, viveva a Durazzo, sulla costa, e i suoi ricordi di quel tempo sono la rivelazione di un mondo in cui i bambini spiavano i turisti in spiaggia, scoprivano l’odore della crema solare, ma a cui le maestre spiegavano di diffidare degli stranieri e di non accettare mai le caramelle, sicuramente avvelenate.          Continua nell’ ALLEGATO

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NEL SUD SUDAN NATO SENZA PACE TORNANO STRAGI E LOTTE TRA FAZIONI (P. M. Alfieri)

6.1a. Sud sudanÈ forse l’unico Paese al mondo a non aver mai conosciuto la vera pace dalla sua nascita.

E se è vero che il Sud Sudan è lo Stato più giovane del pianeta, avendo ottenuto l’indipendenza dal Sudan solo nel 2011, è innegabile che le speranze suscitate dalla secessione siano, almeno per ora, svanite. Il Sud Sudan che aspetta papa Francesco – la visita del Pontefice a Juba è prevista nella prima settimana di luglio – è un Paese alle prese da un lato con lotte intestine tra fazioni, dall’altro con gli appetiti delle potenze straniere, come quello della Cina per le riserve petrolifere locali. Nei giorni scorsi le Nazioni Unite hanno aggiunto, alla stima delle circa 400mila vittime del conflitto sud sudanese, altri 72 morti civili, uomini, donne e bambini uccisi in un periodo di sette settimane nella contea di Leer, nello Stato meridionale di Unity.
Da 3.066 giorni, ormai, le violenze tra gruppi di diversa etnia si mescolano e si sommano alle violenze di natura più prettamente politica: il risultato è che solo nelle ultime settimane, in una regione ricca di greggio, altre 40mila persone hanno abbandonato le loro case, ma in totale gli sfollati sono 6,5 milioni.          Continua nell’ ALLEGATO

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TENSIONE IN NAGORNO KARABAKH. ORA TRABALLA LA TREGUA DEI RUSSI (L. Geronico)

6.2a. NagornoBetoniere sui ponti per “posti di blocco lampo” a Erevan: da domenica in Armenia l’opposizione è scesa in piazza per chiedere le dimissioni del premier Nikol Pashinyan.

Come in ogni gioco del domino che si rispetti, la crisi in Ucraina sta spostando le intricatissime tessere in Nagorno-Karabakh, il più dimenticato dei conflitti nell’Est Europa.
«La comunità internazionale chiede all’Armenia di ridurre le richieste» sul Nagorno Karabakh ha affermato la scorsa settimana davanti al parlamento il premier armeno. Un esplicito invito – dopo due giorni di negoziati dal 24 al 26 marzo – ad accettare la proposta russa di deescalation.           Continua nell’ ALLEGATO

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NOTIZIE FLASH DAL MONDO

a cura del Gruppo di Animazione Missionaria di Scannabue

PAULINE JARICOT, L’INVENTRICE DEI GRUPPI MISSIONARI

 Il 22 maggio scorso a Lione è stata proclamata beata la laica francese Pauline Jaricot (1799-1862), figura fondamentale nella storia dell’apostolato missionario, capace di spalancare il cuore al mondo in un tempo di crisi, per molti versi simile a quello che stiamo vivendo oggi.
Dopo aver vissuto un’adolescenza agiata, un’infermità e la scomparsa della madre la segnarono profondamente e nel 1816 decise di sbarazzarsi di tutti i gioielli, iniziando a vestire come le operaie dell’azienda di famiglia che frequentava sempre più assiduamente. Fece un voto di castità, ponendosi al servizio dei poveri.          Continua nell’ ALLEGATO

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