Articles Tagged with Riflessioni

Notiziario – riflessioni

Enrico con le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

è solo passata da una settimana dall’incontro UE dove si sarebbe dovuto parlare di migrazioni e del destino dei migranti, tanto più che pochi giorni prima era stata ricordata a livello internazionale la Giornata del Rifugiato, con spreco di belle parole e buone intenzioni. Cos’è rimasto di tutto questo?
Proponiamo queste due riflessioni, la prima del direttore di Avvenire Marco TARQUINIO e la seconda della Comunità di SANT’EGIDIO. Sono molto diverse tra di loro, ma hanno in comune la stessa triste conclusione: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!
Roma e Berlino sono d’accordo su parecchie cose: dalla lotta al Covid e alle sue conseguenze socioeconomiche a cruciali dettagli degli Europei di calcio. Mario Draghi e Angela Merkel lo hanno confermato ieri, al termine del loro vertice bilaterale in vista del prossimo Consiglio Ue. E questa è una buona notizia per i due Paesi fratelli, per l’Europa e per un bel pezzo di mondo.
Non per tutto il mondo e non per tutti. E questo può anche apparire scontato: Italia e Germania qualche avversario ce l’hanno, eccome. Ma c’è qualcosa che scontato non è nello scontento per le convergenze italo-tedesche. È un’assenza, il vuoto scavato dal dolore di tante persone che non hanno voce. Quel dolore non ha trovato eco, neppure piccola, nelle parole di due grandi e apprezzati leader dell’Unione.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                               il 12 giugno scorso è stata ricordata la GIORNATA MONDIALE  CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE e, al di là dei bei discorsi di principio, è stata l’occasione per fare il punto su una reltà sempre molto scottante che spesso, dall’Africa all’India, dal Bangladesh all’America Latina, passando dall’Europa, occupa le prime pagine dei giornali.
Purtroppo i dati che ci vengono forniti dall’UNICEF e dall’ILO-OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sono allarmanti. 160 milioni è la cifra assoluta, a livello mondiale, di bambini che lavorano e, per la prima volta, negli ultimi vent’anni, il loro numero torna a crescere, al punto che, dopo 18 mesi di isolamento e di chiusure più o meno totali, il loro numero è aumentato del 10%. Un’altra conseguenza della pandemia?
In primo luogo va chiarito che quando si parla di lavoro minorile non si tratta di far bagnare l’orto o di accudire gli animali domestici che possediamo. Si parla di Minori, spesso con poco più di 6 anni, che svolgono lavori pesanti e logoranti. Si tratta di bambini che saltano tutte le tappe del loro normale sviluppo fisico e psicologico per essere proiettati in un mondo che non è il loro, è popolato da adulti e in più è pericoloso.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missioni e Migrantes

Carissime, Carissimi,

il 23 maggio Musa Balde, un ragazzo della Guinea di 23 anni si impicca nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino.
Il 5 giugno Seid Visin, un giovane di 20 anni, originario dell’Etiopia, si toglie la vita a Nocera Inferiore.
Dal 29 aprile è scomparsa dalla provincia di Reggio Emilia Saman Abbas, una ragazza pakistana appena maggiorenne, molto probabilmente uccisa dalla sua famiglia.
Tre storie diversissime tra loro, che si sono concluse nel modo peggiore benché in tre luoghi distantissimi lungo la penisola, quasi a dimostrare quanto sia difficile essere stranieri oggi in Italia.
Musa Balde era stato oggetto di un feroce pestaggio due settimane prima e non riusciva a capire perché lui, la vittima, fosse stato rinchiuso in una cella, mentre i suoi aggressori erano liberi. A modo suo ha riconquistato la “libertà”.
La vicenda di Seid, come ha più volte ribadito il padre adottivo, non ha niente a che vedere con il razzismo, anche se una sua lettera scritta due anni prima era molto dura nei confronti di certi “sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone”. E tuttavia togliersi la vita a vent’anni è un segnale di profondo disagio verso di sé e verso gli altri.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

abbiamo fatto davvero fatica a trovare per questa settimana un’immagine di copertina che non fosse il richiamo di una tragedia e soprattutto di una tragedia annunciata. Perché purtroppo sia che si tratti di una funivia che cade o di un barcone che naufraga, sappiamo in anticipo che, con i mezzi tecnologici di cui disponiamo, che per il 99,9% non si tratta mai di una fatalità. E per questo le parole che si dicono sono sempre inadeguate, perché inadeguato è stato il comportamento di si è reso responsabile di quelle tragedie.
Per questo mi sembra davvero adatta alla situazione attuale questa riflessione sulla vita dei santi curata da Marco PAPPALARDO, per il sito Vino Nuovo.
“I santi e i beati sono come un faro che non fa luce per sé, ma per indicare la via. Sono come le stelle che brillano di luce propria, ma illuminano il cielo per tutti. Sono tanti e diversi, alcuni persino unici come nel caso di Rosario LIVATINO che è il primo giudice beato nella storia della Chiesa!          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico con le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                       la fragile tregua firmata tra Israele e Hamas sottolinea in modo ancor più drammatico il perdurare di un conflitto che da oltre 70anni non solo non accenna a diminuire, ma tende a divenire cronico e senza alcuna soluzione che non sia la violenza.
Tuttavia in questo panorama, che sembra senza speranza, ci piace mettere in evidenza  la riflessione di un gruppo di giovani ebrei italiani che con coraggio e fuori da ogni coro, valutano questa situazione.
È un piccolo segno, certo, ma resta comunque un segno che c’è.

Siamo un gruppo di giovani ebree ed ebrei italiani.
In questo momento drammatico e di escalation della violenza sentiamo il bisogno di prendere la parola e dire #NotInOurNames, unendoci ai nostri compagni e compagne attivisti in Israele e Palestina e al resto delle comunità ebraiche della diaspora che stanno facendo lo stesso.
Abbiamo già preso posizione come gruppo quest’estate condannando il piano di annessione dei territori della Cisgiordania da parte del governo israeliano e il nostro percorso prosegue nella sua formazione e autodefinizione.         
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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,                                                               

«La Terra Santa brucia! Noi vi preghiamo, fermate questo inferno.
Con queste parole di Fr. Ibrahim Faltas ofm, che ci giungono oggi da Gerusalemme, noi vi imploriamo di compiere tutto ciò che è in vostro potere per fermare quello che sta accadendo, e che state anche personalmente vivendo.
A Gerusalemme, in Israele, in Palestina, vive un mosaico di popolazione in uno stesso territorio. Su questa terra, che miliardi di persone al mondo considerano Santa, non può continuare a spargersi sangue, sangue innocente, sangue di civili e donne, sangue di bambini».

Così inizia un accorato appello che la città di Assisi ha voluto inviare a Israeliani a Palestinesi che si fronteggiano in un drammatico scontro che pare senza tempo e senza fine. Pochi giorni prima era stato il Patriarcato latino di Gerusalemme a far sentire la propria voce.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, carissimi,

domenica scorsa è stato beatificato nel Duomo di Agrigento il giudice Rosario LIVATINO, assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990. Riportiamo alcune parti del Messaggio che i Vescovi di Sicilia hanno diffuso per l’occasione. Sono parole significative per la presa di coscienza del problema mafioso che quella Chiesa ha maturato e importanti per noi perché ci indicano quale comportamento dobbiamo mantenere. Purtroppo il problema mafioso non è più una questione regionale, ma nazionale e mondiale, essendosi è lentamente insinuato anche nel nostro tessuto sociale.
«Amati figli e figlie delle Chiese di Sicilia, il Signore ha benedetto ancora questa nostra terra!
L’ha benedetta in uno di noi, cresciuto in una comunissima famiglia delle nostre e in una delle nostre città, dove ha respirato il profumo della dignità e dove ha appreso il senso del dovere, il valore dell’onestà e l’audacia della responsabilità.
L’ha benedetta nella sua giovinezza, che la forza della fede e gli ideali del Vangelo hanno trasfigurato di una bellezza straordinaria, impregnandola di amore per il bene comune, di passione per la verità e di sete della giustizia.             Continua nell’ ALLEGATO 

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                               quando la settimana scorsa sono stati arrestati 7 (un ottavo si è consegnato il giorno dopo) dei 10 terroristi che durante gli anni di piombo hanno ucciso e che tuttavia avevano trovato rifugio in Francia per una mal interpretata legge garantista, credo che a molti di noi, quelli cioè che hanno una certa età, sia venuta la pelle d’oca. È come se all’improvviso fossimo tornati indietro di 40 – 50 anni e, come allora, i ricordi si riaffacciassero nella loro concreta drammaticità. E allora si rende conto che per certe cose i ricordi non passano e non vanno nel dimenticatoio, ma sono lì presenti. Certo i contorni sono più sfumati, ma l’essenziale cioè il dolore, la paura, il senso di impotenza, anche la rabbia sono lì, di fronte a noi se non dentro di noi.

Spesso si sente parlare della necessità di FARE I CONTI CON LA STORIA e questo avviene al termine di grandi rivolgimenti storici, soprattutto se questi hanno coinvolto e diviso le coscienze delle donne e degli uomini che vi hanno preso parte e che in un modo o nell’altro ne sono stati toccati.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,
avevamo programmato questo numero in un certo modo, ma due avvenimenti di indubbia gravità ci costringono a cambiare struttura. In primo luogo la notizia della morte di Nadia DE MUNARI, volontaria dell’Operazione Mato Grosso in Perù, sopravvenuta all’aggressione di sei giorni fa, poi questa mattina il ferimento di padre Christian CARLASSARE, comboniano e vescovo nominato di Rumbek in Sud Sudan. Sono due avvenimenti che ci interrogano profondamente sul nostro essere testimoni di speranza.
A questi due fatti abbiamo così dedicato uno spazio apposito all’interno della Circolare.
D’altra parte veniamo da una settimana nella quale abbiamo toccato con mano gli estremi di questa speranza/disperazione prima partecipando alla Beatificazione dei dieci martiri del Quiché in Guatemala, poi, quasi contestualmente, assistendo impotenti alla tragedia del naufragio di 130 donne, uomini e bambini, lasciati soli ad annegare nel Mediterraneo. Un mare che da tempo ha smesso di essere ponte tra le genti che si affacciano sulle rive, per diventare tomba per tanti innocenti, se non terreno di scontro tra persone completamente sorde e per di più cieche, perché incapaci di guardare in faccia una realtà, quella della migrazione, che è alla base non soltanto di disperati viaggi verso la vita, quanto di innumerevoli conflitti che si combattono a tutte le latitudini.          Continua nell’ ALLEGATO

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Enrico con le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                      come ormai saprete, il 23 aprile prossimo con una solenne Cerimonia, che anche noi vivremo in contemporanea nella Celebrazione presieduta dal nostro vescovo Daniele nella Basilica di Santa Maria della Croce, verranno beatificati DIECI MARTIRI nella cattedrale di Santa Cruz del Quiché, vera e propria primizia delle migliaia che, in quella spaventosa repressione che investì quella Terra del Guatemala tra il 1970 e il 1990, hanno dato la loro vita.

Per questo lascio spazio ai Vescovi del Guatemala che, nel loro Messaggio per la Beatificazione dei 10  Martiri, con parole semplici e sincere, tratteggiano la personalità e la fede di questi uomini tanto umili quanto profondamente innamorati del Vangelo.

“La loro convinzione che il cristiano non può disinteressarsi della realtà in cui vive, né tanto meno chiudersi in un individualismo egoista incapace di vedere i grandi bisogni che vive la gente in quel preciso momento storico, li aiutava a considerare la vita come un tempo di grazia che li spingeva a vivere in una tensione continua verso l’eternità, senza però dimenticarsi di stare con i piedi per terra.         Continua nell’ ALLEGATO

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