SALVARE QUI QUEL CHE È PERSO A KABUL (Marino Sinibaldi)

2a. Salvare qui...Ma l’Occidente è un impero o è una civiltà?
Il dilemma cruciale sintetizzato da Ezio Mauro illumina la rete di equivoci, ipocrisie e contraddizioni emerse nelle reazioni alla caduta di Kabul. Chi ha difeso le ragioni dell’intervento militare prova ora a esibire i minimi ed evidentemente assai fragili passi avanti dal punto di vista delle libertà e dei diritti umani, nel tentativo un po’ penoso di temperare il clamoroso fallimento strategico. Ma ha anche buon gioco nell’irridere la nostalgia per quei pochi, fragili, preziosi risultati che adesso sembra colpire chi quell’intervento ha invece sempre radicalmente criticato. Non si tratta di ragioni equivalenti: a venti anni di distanza appaiono inoppugnabili le obiezioni di chi fin dall’inizio aveva previsto o paventato esattamente l’esito che abbiamo sotto gli occhi. (E per essere ancora più chiari o didascalici: bisognava leggere di più Tiziano Terzani, ascoltare di più Gino Strada per capire, e magari cambiare). Ma solo un senso di futile rivincita o di egoismo ideologico può esentare questa parte dall’affrontare la contraddizione evidente di non poter accettare la fine di quello che non si voleva iniziasse. Magari c’è qualche tratto di generosità nel riconoscere che il Male (l’intervento) può generare un piccolo Bene (il tesoretto di nuovi diritti e libertà) che a questo punto varrebbe la pena di difendere a tutti i costi. Ma la contraddizione, o almeno il paradosso, rimane palese.          Continua nell’ ALLEGATO

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