Articles Tagged with Riflessioni

Notiziario – riflessioni

CONVERSAZIONE SULL’ISIS CON UNA STUDENTESSA MUSULMANA (Maria Cristina Corvo)

31-2Padre Walter MACCALLI, rientrato momentaneamente dall’Angola, ci segnala questo articolo che evidenzia il problema che penalizza i fratelli musulmani. Può aiutare a riflettere sulla vera realtà dell’Islam.

“Salve prof. scusi per il disturbo. Le volevo domandare: come faccio a far capire a chi mi è intorno, che chi fa attentati terroristici non è  musulmano! Ma è solo un disgraziato, malato mentale grave… e che l’Islam, per quanto possa sembrare assurdo (solo per alcuni), è molto simile al cristianesimo??? Le faccio questa domanda perché sono stata un mese intero con una persona di 68 anni (colta) che non ha fatto altro che dirmi di cambiare religione, che confrontando le due religioni il cristianesimo è migliore ecc… lei cosa ne pensa?”                                                                                                                                                 L’articolo continua nell’ ALLEGATO

STRAGE DI BARCELLONA, DOVE GERMINA QUESTO MALE (Fulvio Scaglione)

29-1Siamo di fronte, ormai, a un terrorismo  compiutamente europeo, nel senso che nasce qui e ha caratteristiche che rispondono alla situazione dei nostri Paesi. Che agisca nel nome dell’islamismo non cambia nulla: colpisce qui perché qui sta il suo interesse a colpire. Non perché voglia aiutare la causa di qualcuno che combatte in Medio Oriente o   in Nord Africa.

Se vogliamo farci un’idea più chiara di quanto è successo a Barcellona, e insieme di quanto negli ultimi anni succede nelle grandi città d’Europa (Parigi, Nizza, Berlino, Londra), dobbiamo dimenticare le rivendicazioni di Daesh. Le residue milizie dal Califfato sono schiacciate in pochi angoli di Siria e Iraq e hanno ben altro a cui pensare.
Il terrorismo che ci colpisce, dunque, non è più importato, forse non è più nemmeno ispirato dall’esterno. Siamo di fronte, ormai, a un terrorismo compiutamente europeo, nel senso che nasce qui e ha caratteristiche che rispondono alla situazione dei nostri Paesi.                                                                                                             L’articolo sui  fatti di Barcellona continua nell’ ALLEGATO

YEMEN, BOMBE «ITALIANE» ECCO LE NUOVE PROVE (Nello Scavo)

Armi di produzione italiane usate in Yemen. Da anni la Rete italiana per il disarmo denuncia l’esportazione verso la coalizione saudita.

 29-7L’ultima è la Bahri Jedda. Il cargo saudita, salpato da Cagliari la settimana scorsa, secondo i radar sta consegnando in queste ore il nuovo carico: 2.000 bombe per i caccia della coalizione che martella lo Yemen. Il governo italiano non ha mai ufficializzato i nomi dei Paesi destinatari, ma un frammento recuperato sul campo conferma il contenuto di due anni di inchieste giornalistiche partite da “Avvenire”. La sigla ‘A4447’, incisa su una scheggia indica che l’ordigno proviene dalla Rwm Italia, che ha sede legale a Ghedi (Brescia) e stabilimenti a Domusnovas, in Sardegna, ma che fa capo al gruppo tedesco Rheinmetall.
Secondo l’ong yemenita Mwatana, il numero di matricola (nella foto), trasmesso all’ufficio Ansa di Beirut, è stato rinvenuto a Der al Hajari, nella regione nord-occidentale di Hodeida.               L’articolo sulle bombe “italiane” prosegue nell’ ALLEGATO

RIPARTIAMO DALL’OVVIO (Camillo Ripamonti)

25-4Sacerdote, presidente Centro Astalli – Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia – Camillo Ripamonti in questa lettera-articolo, scritto al quotidiano Avvenire, cerca di riportare la riflessione su quei binari di umanità, ragionevolezza e civiltà che anche in Italia sembra si stiano perdendo.

Caro direttore,
ripartiamo da quanto dovrebbe essere ovvio. In quest’estate in cui dibattito politico e mediatico si occupano dei migranti e dei rifugiati senza quasi mai mettere a fuoco chi sono, quali storie hanno, che sogni e aspirazioni li spingono a rischiare   la vita verso un “dove” dove troppi li considerano peso e li rifiutano come pietre di scarto, pare davvero ripartire dall’ovvio, cioè dal riportare al centro i soggetti della migrazione, coloro che migrano. Cosificati da politiche di interesse, è giusto e necessario restituire loro la dignità di persone. Ogni giorno che passa di questa calda estate insieme alle migliaia di ettari di bosco del nostro Paese, sembrano andare in fumo anche i più banali princìpi di umanità e civiltà che ne costituiscono le fondamenta.                                                                                                                                      L’articolo prosegue nell’ ALLEGATO

MIGRANTI, CHI INFLIGGE COLPI MORTALI AL CODICE MORALE (Marco Revelli)

25-3Marco Revelli, storico, sociologo e politologo interviene nel dibattito con questa riflessione. Non era ancora accaduto infatti, nel lungo dopoguerra almeno, in Europa e nel mondo cosiddetto «civile», che la solidarietà, il salvataggio di vite umane, l’«umanità» come pratica individuale e collettiva, fossero stigmatizzati, circondati di diffidenza, scoraggiati e puniti.
Negli ultimi giorni qualcosa di spaventosamente grave è accaduto, nella calura di mezza estate. Senza trovare quasi resistenza, con la forza inerte dell’apparente normalità, la dimensione dell’«inumano» è entrata nel nostro orizzonte, l’ha contaminato e occupato facendosi logica politica e linguaggio mediatico. E per questa via ha inferto un colpo mortale al nostro senso morale.
L’«inumano», è bene chiarirlo, non è la mera dimensione ferina della natura contrapposta all’acculturata condizione umana.
Non è il «mostruoso» che appare a prima vista estraneo all’uomo. Al contrario è un atteggiamento propriamente umano: l’«inumano» – come ha scritto Carlo Galli – «è piuttosto il presentarsi attuale della possibilità che l’uomo sia nulla per l’altro uomo».                                                                                                                                                L’articolo prosegue nell’ ALLEGATO

LA PAURA PER I TROPPI IMMIGRATI E LO SPRECO DI MILIONI DI TONNELLATE DI CIBO (Paolo Bustaffa)

BUSTAFFAE se gli immigrati, giunti da diversi angoli del mondo, improvvisamente sparissero dall’Italia? La domanda non è per nulla nuova. Qualche anno addietro questo interrogativo è diventato un film che ha posto una domanda all’opinione pubblica anche se non ha del tutto colto l’aspetto umano della repentina scomparsa degli immigrati.

Ha lasciato l’impressione che questa eventualità potesse essere letta solo come un venir meno di forze lavoro. Un venir meno di braccia e di corpi ma non di persone. Non c’è bisogno di citare le diverse forme di contributo degli immigrati, comunitari ed extracomunitari, all’economia e alla società italiana.     L’articolo continua nell’ ALLEGATO

“I VOSTRI ANZIANI FARANNO SOGNI” (Gioele 3,1) (Alberto Bruno Simoni)

21-4Le prime parole del cardinal Gualtiero Bassetti – chiamato alla responsabilità di Presidente della Conferenza episcopale italiana, come dice lui, “al crepuscolo della mia vita” – sono veramente profetiche, e non solo perché citano un profeta biblico: “È davvero un segno che il Santo padre crede nella capacità dei vecchi di sognare”

Il testo di Gioele a cui si fa riferimento è più compiutamente questo: “Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”.                                         L’articolo continua nell’ ALLEGATO

QUEI MIRACOLI AL POSTO DELLA CARNE (Gilberto Borghi)

20-3Più volte mi sono imbattuto in ragazzi che sono molto più disponibili a credere ai libri di Brosio su Medjugorje, che non alla resurrezione di Gesù.

Ancora in questi giorni di interrogazioni, non manca occasione per ritrovare coi ragazzi il tema del valore dei miracoli in rapporto alla fede      cristiana. Le discussioni di questi giorni sulle affermazioni a braccio del papa su Medjugorje, me lo ha fatto riemergere. E la cosa che mi continua a colpire è come per i miei studenti sia molto più facile credere alla possibilità dei miracoli che non alla storicità dei dati.

“Chi l’ha poi detto che Gesù è esistito? Potrebbe essere che ci hanno raccontato una balla gigantesca”. “No, Aurora, non posso accettare la tua risposta. Sull’esistenza di Gesù ci sono i dati storici. Perciò te lo devo contare errore”. Mi stava accusando di essere stato ingiusto nella valutazione di una domanda di una verifica, perché, secondo lei, è opinabile la storicità di Gesù. Ma nella stessa verifica, in una risposta ad un’altra domanda, ancora Aurora scrive: “Certo che io ci credo (l’esistenza e la provvidenza degli angeli come messaggeri di Dio). Ci sono le prove. Tanti hanno avuto visioni e esperienze strane, inspiegabili in modo diverso. Perciò è vero”.                                                          L’articolo continua nell’ ALLEGATO

SUD SUDAN: GUERRA, BUSINESS E NUOVE CAPITALI (Raffaele Masto)

19-1Costruire capitali differenti da quelle che lo sono sempre state è un vezzo africano. Pensate ad Abuja, in Nigeria, o a Yamsoukrou in Costa d’Avorio. Ma costruire capitali è anche un business: appalti, investimenti stranieri, grandi imprese di trasporti.

 Anche il Sud Sudan ha pensato a costruire una nuova capitale. Ci ha pensato quando raggiunse l’indipendenza, nel 2011, con un referendum dal risultato scontato ma accolto con grande esultanza e festeggiamenti. E ha continuato a pensarci fino ad oggi sebbene ci sia una delle più devastanti guerre civili del pianeta, con milioni di profughi, rifugiati, sfollati interni e milioni di bambini vittime della fame e della carestia, e altre migliaia arruolati come bambini soldato.                                                                                                                       L’articolo continua nell’ ALLEGATO

LIBIA, LA PATTUMIERA DE MIGRANTI (Raffaele Masto)

18-4Proprio mentre l’Italia compie lo sforzo maggiore per perfezionare gli accordi con la Libia per espellere i migranti che non hanno diritto d’asilo e bloccare le partenze dalle sue coste, arrivano notizie inquietanti della situazione dei centri di detenzione in questo paese. Si tratta di un rapporto dell’Unicef che, precisa numeri e località,  ma sostanzialmente non dice nulla di più di ciò che si conosceva già.

In Libia ci sono 34 centri di detenzione. Il governo ne gestisce 24, mentre i restanti sono controllati dalle amministrazioni locali. Esistono però diversi campi di detenzione non ufficiali diretti dai gruppi armati e il cui numero è ignoto. Gli osservatori internazionali hanno accesso a solo la metà dei centri e solo a quelli riconosciuti. Sugli abusi e le violazioni compiuti in questi centri le testimonianze sono ormai tante. Un successo del piano italiano potrebbe significare per i migranti che vi sono rinchiusi essere sottoposti a livelli ulteriori di violenza.                                                                                                                                                 L’articolo continua nell’ ALLEGATO