2016 UN ANNO RICCO DI SODDISFAZIONI PER IL GRUPPO CIAD (Massimo Forti)

13-1Carissimi amici e benefattori,

un altro anno è trascorso e rieccomi a voi per tirare le fila dell‛attività svolta durante questo 2016. Dando uno sguardo veloce, ad ampio raggio, si può definire un anno “normale” senza nessuna richiesta particolare arrivata dalle missioni. Tranne quella dall’India per il trapianto ad un rene di Abraham, per il quale un benefattore ha garantito l‛intervento andato a buon fine. La cosa più difficile ormai da gestire, sono le spedizioni per il SUDAN, tramite valigia diplomatica.       Il bilancio completo del Gruppo CIAD nell’ ALLEGATO

26/03/2017. ANGELUS: CAMMINARE NELLA LUCE

26 MARZOAl centro del Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima si trovano Gesù e un uomo cieco dalla nascita (cfr Gv 9,1-41). Cristo gli restituisce la vista e opera questo miracolo con una specie di rito simbolico: prima mescola la terra alla saliva e la spalma sugli occhi del cieco; poi gli ordina di andare a lavarsi nella piscina di Siloe. Quell’uomo va, si lava, e riacquista la vista. Era un cieco dalla nascita.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

Con questo miracolo Gesù si manifesta e si manifesta a noi come luce del mondo; e il cieco dalla nascita rappresenta ognuno di noi, che siamo stati creati per conoscere Dio, ma a causa del peccato siamo come ciechi, abbiamo bisogno di una luce nuova; tutti abbiamo bisogno di una luce nuova: quella della fede, che Gesù ci ha donato. Infatti quel cieco del Vangelo riacquistando la vista si apre al mistero di Cristo. Gesù gli domanda: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?» (v. 35). «E chi è, Signore, perché io creda in lui?», risponde il cieco guarito (v. 36). «Lo hai visto: è colui che parla con te» (v. 37). «Credo, Signore!» e si prostra dinanzi a Gesù.                         L’Angelus continua nell’  ALLEGATO

LA FEDE MISERICORDIOSA DI CARLO URBANI, IL MEDICO CHE SCONFISSE LA SARS (Redazione)

12-3Il 29 marzo di 14 anni fa moriva a Bangkok il dottor Carlo URBANI. Un bel libro di Lucia Bellaspiga, inviata del quotidiano Avvenire, racconta l’uomo che si sacrificò in Vietnam per fermare un virus a rischio pandemia. Partendo da un aspetto unico della sua vita: il rapporto con Dio.

I primi mesi del 2003 rimarranno, per chi ha memoria, i giorni della paura della Sars (sindrome acuta respiratoria severa), del rischio pandemia, del terrore che un piccolo virus potesse mettere in ginocchio tutto il mondo. Divenne famoso così il nome di Carlo Urbani, l’unica vittima italiana lasciata da questa polmonite atipica. Era stato il primo ad individuare e classificare l’infezione. Coordinatore delle politiche sanitarie del sud-est asiatico per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, smise le sue vesti di dirigente per vestire il camice del medico e impegnarsi, da solo, nell’ospedale francese ad Hanoi dove era ricoverato il primo paziente, di fatto organizzando di persona tutte le difese per fermare la pandemia.                                              L’articolo continua nell’ ALLEGATO

SE I LEADER EUROPEI DEVONO IMPARARE DA FRANCESCO (Gabriele Cossovich)

PAPA MILANOLa parata dei capi di stato europei a Roma è, come d’obbligo, lontano dalla gente.Francesco invece, a Milano, spende un’intera giornata nell’abbraccio della folla, con chi è più povero e in difficoltà.

Il 25 marzo è stato un giorno quanto mai significativo per le due maggiori città italiane: la commemorazione dei sessant’anni del Trattato di Roma nella capitale da una parte, e la visita di papa Francesco a Milano dall’altra.
C’è un contrasto che mi è balenato evidente guardando i servizi dei TG sui due eventi: quello tra la sfilata in pompa magna di tutti i capi di stato europei in Campidoglio, e un capo di stato, il papa, che si reca nelle periferie e nelle carceri della metropoli ambrosiana.
Il testo completo nell’ ALLEGATO

L’UFFICIO MIGRANTES INFORMA…(Redazione)

11-1Tanti modi per far festa

Venerdì e sabato scorsi si è svolta presso la Scuola Secondaria di Primo Grado “L. Vailati” (Istituto Comprensivo CREMA UNO) l’iniziativa TANTI MODI PER FAR FESTA, l’evento che ha concluso una lunga attività didattica interculturale, sostenuta anche dall’Ufficio Migrantes diocesiano, che ha visto coinvolte tutte le classi della scuola.

L’obiettivo era di favorire l’incontro, la conoscenza, la comprensione e quindi il rispetto delle fedi religiose presenti nella scuola. Pensato come un vero e proprio “pellegrinaggio”, che si è snodato in varie tappe, chiamate per l’appunto tende, in corrispondenza delle varie espressioni religiose, studenti, ma anche genitori e semplici cittadini, hanno potuto incontrare persone, oggetti, abiti, musiche, dolci e simboli delle più rappresentative feste che ogni religione annovera.
La Festa infatti, e in particolare quella religiosa, è stato l’elemento unificante, non solo perché momenti di festa sono presenti in tutte le espressioni religiose, ma anche perché proprio attraverso la festa si manifesta la arte migliore dell’uomo e della donna, quella disposta a dialogare, a venire incontro.

Partendo dalla tenda della Tolleranza, dove a ciascuno è stata data una copia del Decalogo della Tolleranza, il pellegrinaggio conoscitivo ha toccato la tenda Cristiano-cattolica, la tenda Cristiano-Ortodossa, la tenda Sikh, la tenda Hindu, la tenda Musulmana, per concludere con la tenda del Dialogo Interreligioso, dove un mediatore culturale camerunese prima e il Coro Multietnico di Crema poi, hanno intrattenuto i presenti su come il dialogo non sia solo possibile, ma anche benefico ed arricchente.
Da notare che le singole tende sono state interamente preparate, illustrate e guidate da genitori se non addirittura da ex-allievi, come nel caso della tenda Hindu.

La soddisfazione per la buona riuscita dell’evento era leggibile sul viso di tutti, in particolare su quello degli studenti, sempre molto attenti e reattivi.
Un po’ di meritato riposo allora? Neanche per sogno! Già si pensa all’anno venturo, magari coinvolgendo le altre scuole di Crema o puntando maggiormente sull’aspetto della didattica interculturale.
Nell’  ALLEGATO  il Decalogo della Tolleranza

I DATI FRONTEX DIMOSTRANO L’INUTILITÀ DELL’ACCORDO CON LA LIBIA (Fondazione Migrantes)

I dati Frontex segnalano da una parte come “l’accordo dell’Europa con la Turchia abbia creato una sorta di muro all’ingresso dei migranti forzati verso la Grecia e i paesi balcanici creando però un numero sempre maggiore di migranti forzati che permangono nei campi della Turchia con il rischio che siano dimenticati i loro diritti fondamentali”. A dirlo è stato Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes commentando i dati di Frontex diffusi ieri. Secondo questi dati gli arrivi di migranti verso l’Ue continuano a calare a febbraio rispetto a un anno fa, con 10.900 arrivi totali pari a meno di un decimo di quelle del febbraio 2016. Il numero di arrivi complessivi segna però un +46% rispetto a gennaio a causa dell’aumento dei migranti entrati in Ue via l’Italia e la rotta mediterranea, con quasi 9mila arrivi, più del doppio rispetto al mese precedente. Per il direttore di Migrantes la crescita degli arrivi in Italia (+ 46% a fine febbraio) che in questi giorni “hanno superato il 70 % rispetto al 2016, indicano chiaramente l’inutilità dell’accordo con la Libia”. Occorre inoltre “segnalare la crescita del numero dei migranti morti in mare con una ulteriore precarizzazione del loro viaggio con partenze da coste differenti e con anche un aumento dell’arrivo di persone vulnerabili come minori non accompagnati e donne”. Questo aumento di persone che arrivano dal continente africano chiede “urgentemente – conclude Mons. Perego – canali legali di ingresso dai diversi Paesi dell’Africa subsahariana anche per colpire fermamente la tratta degli esseri umani, fonte di ricchezza per il terrorismo”.                                                   Migrantes on line – 16.03.17

LA VIA CRUCIS DELLA SETTIMANA

10-1La Via Crucis è meditazione e preghiera sulla Passione di Gesù ma anche cammino di conversione per ciascuno di noi e per il mondo.
Per questo vogliamo viverla facendo dialogare a Sua salita al Calvario con alcune storie che la cronaca in questi giorni ci ha posto davanti agli occhi.

V SETTIMANA  (a cura di Gerolamo Fazzini)
Emanuele ucciso a botte ad Alatri, il Papa a San Vittore, il prete minacciato dai narcos, le proporzioni sempre più grandi dell’emergenza fame in Africa Orientale…: le notizie della settimana in dialogo con la Passione di Gesù.
La Via Crucis completa nell’ ALLEGATO

 

19/03/2017. ANGELUS: ANCHE NOI ANDIAMO IN CERCA DI POZZI…

angelusIl Vangelo di questa domenica, terza di Quaresima, ci presenta il dialogo di Gesù con la Samaritana (cfr Gv 4,5-42). L’incontro avvenne mentre Gesù attraversava la Samaria, regione tra la Giudea e la Galilea, abitata da gente che i Giudei disprezzavano, ritenendola scismatica ed eretica. Ma proprio questa popolazione sarà una delle prime ad aderire alla predicazione cristiana degli Apostoli.

Carissimi Fratelli e Sorelle,

mentre i discepoli vanno nel villaggio a procurarsi da mangiare, Gesù rimane presso un pozzo e chiede da bere a una donna, venuta lì ad attingere l’acqua. E da questa richiesta comincia un dialogo. “Come mai un giudeo si degna di chiedere qualcosa a una samaritana?”. Gesù risponde: se tu sapessi chi sono io, e il dono che ho per te, saresti tu a chiedere e io ti darei “acqua viva”, un’acqua che sazia ogni sete e diventa sorgente inesauribile nel cuore di chi la beve (vv. 10-14).                                          L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

GIORNATA DELL’ACQUA: IN AFRICA È ANCORA EMERGENZA IDRICA (Redazione Africa)

11-3Nel mondo 923 milioni di persone non hanno accesso a fonti di acqua potabile sicura: 319 milioni di abitanti dell’Africa Sub-Sahariana (il 32% della popolazione), 554 milioni di asiatici (il 12,5% della   popolazione), e 50 milioni di sudamericani (l’8% della popolazione).

Sono le statistiche fornite dal Consiglio mondiale dell’acqua (World Water Council), in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si è celebrata il 22 marzo.
L’Africa è quindi il continente maggiormente colpito dalla carenza di acqua potabile sicura. A testimoniarlo è anche la classifica dei Paesi più colpiti dalle carenze idriche. Se è vero, infatti, che è la Papua Nuova Guinea, in cui solo il 40% degli abitanti ha accesso a fonti di acqua pulita, la nazione che vive la maggiore carenza idrica, è anche vero che a seguirla sono Stati africani: Guinea Equatoriale (48%), Angola (49%), Ciad e Mozambico (51%), Repubblica Democratica del Congo e Madagascar (52%).
Una testimonianza di questa emergenza è la siccità che attualmente sta colpendo duramente l’Africa orientale e, in particolare, Etiopia, Eritrea, Kenya, Somalia e Sud Sudan. Migliaia di persone sono costrette a lasciare le proprie case per cercare fonti di approvvigionamento. Profughi che si vanno ad aggiungere alle migliaia di persone che fuggono dai conflitti che insanguinano la regione.
Secondo il Consiglio mondiale dell’acqua, nel mondo, il costo totale dell’insicurezza delle risorse idriche sull’economia globale è stimato in 500 miliardi di dollari all’anno. Se a questo dato si aggiunge l’impatto ambientale, la cifra cresce ulteriormente fino ad arrivare all’1% del prodotto interno lordo globale. Per questo motivo, l’organizzazione internazionale chiede a tutti i Governi di focalizzarsi sui problemi legati alle risorse idriche e di stanziare una parte cospicua della loro spesa per garantire al pianeta l’accesso a fonti di acqua sicura, dal momento che attualmente il 12% della popolazione mondiale non ha accesso a fonti di acqua pulita e che 3,5 milioni di decessi all’anno sono imputabili a malattie legate all’acqua.     Africa – 22.03.17