Lettera (Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes)

Coronavirus: street art fuori il mercato di piazza Vittorio a RomaCarissime, Carissimi,

avrei preferito parlare d’altro, ma lo svolgersi, anzi il travolgerci degli avvenimenti mi porta inevitabilmente a scrivere di quello che stiamo vivendo: l’epiodemia del cosiddetto Coronavirus con le sue conseguenze.

Per la rapidità e la tragicità con cui l’epidemia si è presentata prima sulla scena mondiale poi su quella nazionale ed europea, si sono evocati i ricordi delle più spaventose epidemie che hanno decimato la popolazione: dalle pesti ricorrenti, al colera, fino alla più recente, ma non meno funesta, “spagnola”. La cosa che più impressiona è che i meccanismi sociali e le reazioni emotive innescate sono sempre gli stessi: morbo invisibile, contagio che si diffonde inarrestabile, paure e comportamenti irrazionali, caccia all’untore.

Modello di questa tragica progressione rimane la descrizione della peste di Atene fatta dallo storico Tucidide. Benché avvenuta 2450 anni fa, essa mantiene una attualità impressionante grazie al concreto realismo con cui viene raccontata.    Continua nell’ ALLEGATO 

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