LA NUOVA CARTA: IL CILE PUNISCE I PARTITI STORICI (Lucia Capuzzi)

3a. cile-riscrive-la-costituzione-paritaScontento. È questa parola di shakesperiana memoria il filo rosso tra la rivolta di ottobre 2019 e il voto con cui, lo scorso fine settimana, sono stati scelti i 155 esponenti dell’Assemblea Costituente.

Il malessere esploso in piazza è stato canalizzato nelle schede elettorali. Il bersaglio è rimasto il medesimo: la classe dirigente – di centrodestra come di centro-sinistra – che ha amministrato il Paese negli ultimi trentun anni, al termine della dittatura di Augusto Pinochet. Lo ha ammesso lo stesso presidente conservatore Sebastián Piñera: «I cittadini hanno inviato un messaggio chiaro e forte sia al governo sia a tutte le forze politiche tradizionali: non siamo sintonizzati adeguatamente con le loro richieste e aspirazioni». Ultra-destra e centro-destra – che hanno presentato una lista unica – sono rimaste sotto il 24 per cento, ottenendo 37 seggi. Non è andata meglio all’ex Concertación, la sinistra moderata, principale protagonista della transizione dal regime militare alla democrazia: 25 poltrone, poco più del 16 per cento. A scalzarla dalla guida dell’opposizione è stata la sinistra radicale di Frente Amplio e Partito comunista, con 28 eletti. L’exploit più significativo, tuttavia, lo hanno registrato i candidati indipendenti: sono 48, il 31 per cento. Lo scenario dell’Assemblea appare molto diverso da quello tratteggiato fino all’ultimo dai sondaggi che ipotizzava un’egemonia dei partiti storici. Colti di sorpresa, i mercati finanziari hanno reagito con una crollo del 10 per cento della Borsa di Santiago e la svalutazione della moneta.          Continua nell’ ALLEGATO

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