IL SORRISO DI AGITU IDEA GUDETA (Annalisa Camilli)

4a. GudetaAgitu Idea Gudeta era soprattutto il suo sorriso: un’espressione aperta, piena di fiducia che offriva come un sacchetto d’oro a chi la incontrava. Era una donna piena di vita, indipendente, colta, impavida. Per questo non riesco a pensare che sia morta. E la notizia che sia stata uccisa con un martello nella sua casa in Trentino provoca un dolore indicibile.

L’avevo incontrata per la prima volta nel 2016 a Trento e poi, da allora, molte altre volte in occasioni pubbliche in cui era invitata a parlare del suo impegno per i diritti umani e contro il land grabbing in Etiopia, ma anche della possibilità che si era inventata di fare l’allevatrice di capre nelle valli trentine e di mettere in piedi un’azienda casearia in cui riusciva a conciliare la sostenibilità ambientale e la qualità della produzione, recuperando le specie di capre autoctone che faceva pascolare nei terreni demaniali abbandonati. Ne aveva parlato anche nel 2017 al festival di Internazionale a Ferrara con i ragazzi di Occhio ai media.

Come aveva raccontato lei stessa era arrivata in Italia nel 2010 “con duecento euro in tasca”, dopo essere scappata dal suo paese, l’Etiopia, dove era perseguitata per il suo attivismo contro le speculazioni e gli espropri forzati dei latifondisti che costringono i piccoli agricoltori e gli allevatori ad abbandonare i loro terreni. Era venuta prima per studiare sociologia a 18 anni, aveva imparato molto bene l’italiano e per questo nel 2010 aveva chiesto l’asilo in Trentino, quando aveva capito che in Etiopia rischiava di essere uccisa. Invece è stata assassinata a Frassilongo, nel maso e nell’azienda che aveva fondato e che l’aveva fatta conoscere in tutto il paese per la qualità dei suoi formaggi. Avrebbe compiuto 43 anni il 1 gennaio.          Continua nell’ ALLEGATO

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