Notiziario

LA PAROLA DEL PAPA NEL MESSAGIO URBI ET ORBI DELLA PASQUA 2016

Cari Fratelli e Sorelle, buona Pasqua!

Messaggio-Urbi-et-Orbi-nella-Pasqua-2016_articleimageGesù Cristo, incarnazione della misericordia di Dio, per amore è morto sulla croce e per amore è risorto. Per questo oggi proclamiamo: Gesù è il Signore!

La sua Risurrezione realizza pienamente la profezia del Salmo: la misericordia di Dio è eterna, il suo amore è per sempre, non muore mai. Possiamo confidare totalmente in Lui, e gli rendiamo grazie perché per noi è disceso fino in fondo all’abisso.

Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita.

Il discorso completo prosegue nell’ALLEGATO

ARMI ITALIANE IN ARABIA

mercatoMartedì 15 Marzo, aerei dell’Arabia Saudita hanno colpito il mercato di Mostaba, nello Yemen, il più importante nella regione di Hajja, uccidendo almeno 107 civili e causando decine di feriti, in un’area lontana da obiettivi militari!
Abbiamo sentito qualcosa? Silenzio di tomba!

A nostra informazione, ecco le riflessioni di Renato Sacco, presidente di Pax Christi Italia.
«Cosa succede se scoprono che hai collaborato ad una strage? Niente!
Cosa succede se scoprono che hai venduto armi a chi ha preparato con calma e realizzato una strage, con 107 morti? Niente!
Ma come… niente?” abbiamo visto a Bruxelles, a Parigi operazioni di polizia, blitz, sparatorie, ricerca dei criminali, intercettazioni, arresti perché appunto minacciavano attentati e stragi. A Bruxelles ieri hanno trovato dei Proiettili di un Kalashnikov e si parla di pericolosi terroristi. Credo giustamente. Non ho motivo per pensare il contrario. Ci sono le foto e gli idenkit su tutti i giornali e in Tv.

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INTEGRAZIONE: SINDACO DI RIACE SULLA RIVISTA “FORTUNE”

DOMENICO-LUCANOLa prestigiosa rivista “Fortune” lo ha inserito tra i 50 personaggi più influenti al mondo. Ed il bello è che è l’unico italiano di questa “top 50”. Si chiama Domenico Lucano, e da tre mandati è sindaco di Riace, paesino calabrese di poco più di duemila abitanti che deve la sua notorietà al ritrovamento dei celebri bronzi. È finito fianco a fianco con Angela Merkel, papa Francesco e l’ad di Apple, Tim Cook, ma non per il suo conto in banca o il suo patrimonio immobiliare: il sindaco di Riace s’è aggiudicato la nomination per il suo impegno concreto nel campo dell’immigrazione. Il piccolo comune calabro, 1.820 abitanti, da quando Lucano è primo cittadino ha dato ospitalità ad oltre 6mila immigrati che, tra l’altro, hanno avviato anche una serie di attività artigianali ed imprenditoriali che hanno determinato la rivitalizzazione della cittadina.

Il primo sbarco avvenuto nel 1998 ha avuto un significato profondo per il paese calabrese, situato nella zona meridionale della costa jonica. Fino a quel momento Riace aveva conosciuto soltanto i flussi migratori in uscita, con i paesani che abbandonavano il loro ruolo di braccianti per andare a lavorare nelle industrie del nord. “Quella barca nel 1998 ha incontrato una comunità con un destino segnatoracconta Lucano – le case erano vuote e l’economia locale era paralizzata. Con un gruppo di amici, compagni di molte attività politiche e sociali, abbiamo fondato l’associazione ‘Città Futura’ e formato una giunta per trasformare Riace nella città dell’accoglienza. Sognavamo una cittadina basata sugli stessi valori della cultura locale, incontaminata dal capitalismo e dal consumismo. Una cultura dell’ospitalità, che trova sempre il modo e lo spazio per accogliere dei forestieri. Qui non ci sono centri d’accoglienza, qui ai migranti diamo una casa vera”. Così conclude il sindaco, che nella sua giovinezza ha fatto l’emigrato a Torino, prima di ritornare nei suoi luoghi natii. Hanno riaperto laboratori di ceramica e tessitura, alcuni bar, panetterie e persino la scuola elementare. Ci voleva poco, forse, a ben vedere: quella di ripopolare con immigrati i luoghi da cui sono partiti gli immigrati è l’uovo di Colombo, ma nessuno aveva avuto le sue intuizioni e il suo coraggio. Nessuno, a quanto pare, nel mondo.

LA PAROLA DEL PAPA DURANTE La MESSA DELLE PALME

«Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (cfr Lc 19,38), gridava festante la folla di Gerusalemme accogliendo Gesù.

Cari Fratelli e Sorelle,

13-Palme-OR-362x320Abbiamo fatto nostro quell’entusiasmo: agitando le palme e i rami di ulivo abbiamo espres- so la lode e la gioia, il desiderio di ricevere Gesù che viene a noi. Sì, come è entrato a Geru- salemme, Egli desidera entrare nelle nostre città e nelle nostre vite. Come fece nel Vangelo, cavalcando un asino, viene a noi umilmente, ma viene «nel nome del Signore»: con la po- tenza del suo amore divino perdona i nostri peccati e ci riconcilia col Padre e con noi stessi.

Gesù è contento della manifestazione popolare di affetto della gente, e quando i farisei lo invitano a far tacere i bambini e gli altri che lo acclamano risponde: «Se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19,40). Niente poté fermare l’entusiasmo per l’ingresso di Gesù; niente ci impedisca di trovare in Lui la fonte della nostra gioia, la gioia vera, che rimane e dà la pace; perché solo Gesù ci salva dai lacci del peccato, della morte, della paura e della tristezza.

Ma la Liturgia di oggi ci insegna che il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante potenti miracoli. L’apostolo Paolo, nella seconda Lettura, sintetizza con due verbi il percorso della redenzione: «svuotò» e «umiliò» sé stesso (Fil 2,7.8). Questi due verbi ci dicono fino a quale estremo è giunto l’amore di Dio per noi. Gesù svuotò sé stesso: rinunciò alla gloria di Figlio di Dio e divenne Figlio dell’uomo, per essere in tutto solidale con noi peccatori, Lui che è senza peccato. Non solo: ha vissuto tra noi in una «condizione di servo» (v. 7): non di re, né di principe, ma di servo. Quindi si è umiliato, e l’abisso della sua umiliazione, che la Settimana Santa ci mostra, sembra non avere fondo.

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O CROCE DI CRISTO: RIFLESSIONE DEL PAPA AL TERMINE DELLA VIA CRUCIS

:Al termine delle 14 stazioni, papa Francesco ha concluso la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo con queste forti paroleVIA CRUCIS

O Croce di Cristo, simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria.

O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.                       

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OMELIA PRONUNCIATA DAL PAPA DURANTE LA LAVANDA DEI PIEDI

Di seguito le parole che ha detto il Papa, parlando a braccio, nell’omelia della Messa celebrata al CARA di Castelnuovo di Porto con i profughi ai quali ha lavato i piedi.

LAVANDA PIEDII gesti parlano più delle immagini e delle parole. I gesti. Ci sono, in questa Parola di Dio che abbiamo letto, due gesti: Gesù che serve, che lava i piedi. Lui, che era il capo, lava i piedi agli altri, ai suoi, ai più piccoli. Il secondo gesto: Giuda che va dai nemici di Gesù, da quelli che non vogliono la pace con Gesù, a prendere il denaro con il quale lo ha tradito, le 30 monete. Due gesti. Anche oggi ci sono due gesti: il primo è quello di questa sera: tutti noi, insieme, musulmani, indù, cattolici, copti, evangelici ma fratelli, figli dello stesso Dio, che vogliamo vivere in pace, integrati. L’altro gesto è quello di tre giorni fa: un gesto di guerra, di distruzione in una città dell’Europa, di gente che non vuole vivere in pace. Ma dietro a quel gesto, come dietro a Giuda, c’erano altri. Dietro a Giuda c’erano quelli che hanno dato il denaro perché Gesù fosse consegnato. Dietro a quel gesto di tre giorni fa in quella capitale europea, ci sono i fabbricanti, i trafficanti di armi che vogliono il sangue, non la pace; che vogliono la guerra, non la fratellanza.

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LA PAROLA DEL PAPA DURANTE L’ANGELUS del 13 marzo 2016

Cari Fratelli e Sorelle,

papaLa scena si svolge nella spianata del tempio. Immaginatela lì, sul sagrato [della Basilica San Pietro]. Gesù sta insegnando alla gente, ed ecco arrivare alcuni scribi e farisei che trascinano davanti a Lui una donna sorpresa in adulterio. Quella donna si trova così in mezzo tra Gesù e la folla (cfr v. 3), tra la misericordia del Figlio di Dio e la violenza, la rabbia dei suoi accusatori. In realtà, essi non sono venuti dal Maestro per chiedere il suo parere – era gente cattiva –, ma per tendergli un tranello. Infatti, se Gesù seguirà la severità della legge, approvando la lapidazione della donna, perderà la sua fama di mitezza e di bontà che tanto affascina il popolo; se invece vorrà essere misericordioso, dovrà andare contro la legge, che Egli stesso ha detto di non voler abolire ma compiere (cfr Mt 5,17). E Gesù è messo in questa situazione.

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CORRIDOI UMANITARI PER I PROFUGHI

corridoio Al termine dell’Angelus di domenica 6 marzo il Papa espresse «ammirazione per l’iniziativa dei corridoi umanitari per i profughi, avviata ultimamente in Italia. Un progetto-pilota, che unendo solidarietà e sicurezza, consente di aiutare persone che fuggono dalla guerra e dalla violenza, come i cento profughi già trasferiti in Italia, tra cui bambini malati, persone disabili, vedove di guerra con figli e anziani. Mi rallegro anche perché questa iniziativa è ecumenica, essendo sostenuta da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane, Chiese Valdesi e Metodiste». Sulla rivista on line VITA, abbiamo trovato questo articolo che spiega in modo dettagliato questo progetto pilota.

“Di fronte alle stragi del Mediterraneo, la Federazione delle Chiese evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio lanciarono una proposta: aprire nei Paesi da cui partono i migranti un canale dedicato, per ottenere visti per motivi umanitari. Come finanziare la proposta? Con l’8×1000 della Chiesa valdese e di Sant’Egidio”.Dopo mesi di preparazione e di dialogo costruttivo con le autorità interessate, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e la Comunità di Sant’Egidio annunciano l’apertura di corridoi umanitari verso l’Italia dal Libano, dal Marocco e dall’Etiopia.

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MESSA INTERNAZIONALE

Messa-InternazionaleÈ stata celebrata domenica scorsa, presso la Parrocchia di S. Carlo, la Messa Internazionale, animata, attraverso il Coro Multietnico di Crema, dalla Comunità Africana. Concelebrata da quattro sacerdoti: P. Arnold, P. Gigi, P. Walter e dal parroco Don Maurizio, è stata una Messa molto partecipata da grandi e piccoli fedeli.
Significative le parole di P. Arnold che, durante l’omelia, ha ricordato la sua esperienza personale di congolese, che parla francese, ma vive in Italia in una comunità di lingua spagnola. L’intercultura, ha sottolineato, è saper vivere in una cultura diversa senza perdere la propria, avendo la consapevolezza che ogni cultura con cui veniamo a contatto arricchisce la nostra personalità.
Alla celebrazione eucaristica ha fatto seguito, nei locali dell’Oratorio, un pranzo condiviso, esempio concreto di una grande “cucina dal mondo”.
Un GRAZIE di cuore alla Comunità parrocchiale che ancora una volta ha reso possibile questa coinvolgente esperienza di Chiesa.

MIGRANTI: IL 3 OTTOBRE LA GIORNATA IN MEMORIA DEI MORTI IN MARE

3 ottobreIn Italia il 3 ottobre sarà la Giornata della memoria, in ricordo di tutte le vittime dell’immigrazione. Ieri è arrivato il voto definitivo del Senato. Soddisfazione è stata espressa dal presidente del Senato Grasso e dalla presidente della Camera Boldrini oltre che dal Comitato 3 ottobre, promotore della proposta di legge. La Giornata sarà celebrata in tutta Italia nell’anniversario della tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, quando a causa del naufragio di una imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti vi furono 366 morti accertati e circa 20 dispersi. Da quel giorno ad oggi l’ACNUR stima che oltre 8 mila persone abbiano perso la vita in mare, di cui circa 450 solo nei primi mesi del 2016.

3ottobreFinora quest’anno oltre 153 mila persone, di cui un terzo bambini, hanno attraversato il Mediterraneo. L’Alto commissariato auspica che la Giornata della memoria e dell’accoglienza “promuova una profonda riflessione sulla istituzione di vie legali che consentano alle persone in fuga di arrivare in Europa senza rischiare la vita nel Mediterraneo”.

Migrantes on line – 17.03.2016