Notiziario

CHIARA E L’ESPERANTO DEL VOLONTARIATO (Miela Fagiolo D’Attilia)

foto7-1E’ una globe trotter del volontariato. E per le tante esperienze compiute in rapporto alla sua giovane età, Chiara Passatore, 26 anni, ha vinto il Premio Giovane Volontario Europeo della Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario-FOCSIV 2016.

Ha appena terminato il suo Servizio Civile a Panciu, cittadina di ottomila abitanti a 200 chilometri da Bucarest, in una delle regioni più povere del Paese, presso il Centro educativo “Pinocchio” dell’Associazione Lumea, in collaborazione con la ong internazionale Bouworde-IBO, diventata in italiano Associazione italiana soci costruttori.

L’articolo sulla nuova vita dei migranti continua nell’ ALLEGATO

12/02/2017. ANGELUS: UNA GIUSTIZIA NON FORMALE, MA ANIMATA DALL’AMORE

12 FEBBRAIOL’odierna liturgia ci presenta un’altra pagina del Discorso della montagna, che troviamo nel Vangelo di Matteo (cfr 5,17-37). In questo brano, Gesù vuole aiutare i suoi ascoltatori a compiere una rilettura della legge mosaica.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

 Quello che fu detto nell’antica alleanza era vero, ma non era tutto: Gesù è venuto per dare compimento e per promulgare in modo definitivo la legge di Dio, fino all’ultimo iota (cfr v. 18). Egli ne manifesta le finalità originarie e ne adempie gli aspetti autentici, e fa tutto questo mediante la sua predicazione e più ancora con l’offerta di sé stesso sulla croce. Così Gesù insegna come fare pienamente la volontà di Dio e usa questa parola: con una “giustizia superiore” rispetto a quella degli scribi e dei farisei (cfr v. 20). Una giustizia animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e pertanto capace di realizzare la sostanza dei comandamenti, evitando il rischio del formalismo. Il formalismo: questo posso, questo non posso; fino a qui posso, fino a qui non posso … No: di più, di più.             L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

ECCO L’ACCORDO CON LA LIBIA SUI MIGRANTI… (Raffaele Masto)

6-5Questa foto è stata scattata in un campo di detenzione (come chiamarlo altrimenti) per migranti i Libia. Si tratta di una foto (benché premiata a livello internazionele – n.d.r.) da mostrare a quanti plaudono all’accordo tra Italia e Libia sull’immigrazione. Un accordo simile a quello con la Turchia.

Praticamente si chiede di far soffrire, di far subire violazioni, magari anche di uccidere, o di estorcere soldi ai migranti lontano dai nostri confini. Lontano dalle macchine fotografiche dei giornalisti, lontano da chi può raccontare cosa succede. Insomma un accordo vigliacco, senza nessuna lungimiranza politica, una toppa già sfilacciata su un buco che tornerà ad essere quel che è. Ancora di più perché l’intesa è con un personaggio, il premier di Tripoli al Sarraj, che è un fantoccio messo in quel ruolo proprio per questo. Con Gheddafi lo facevamo già e film come “Mare Chiuso” e altri reportage giornalistici svelarono al mondo ciò che succedeva. Ora non abbiamo bisogno né di film né di reportage. Sappiamo già tutto.
La questione migranti si risolve solo con una seria politica di accoglienza. Non ci invaderanno, i numeri non sono quelli di un invasione. Nel passato, all’inizio del secolo scorso, noi italiani abbiamo mandato in giro per il mondo 30 milioni di migranti (un’enormità rispetto ai 170 mila migranti medi che arrivano in Italia ogni anno dal Mediterraneo). Corridoi umanitari, salvataggi organizzati in mare e Europa aperta, su tutte le frontiere. I migranti andranno dove c’è lavoro, come hanno sempre fatto anche quando, diversi anni fa, i numeri degli sbarchi erano simili a quelli di questi giorni.
Raffaele MASTO – BuongiornoAfrica 14.02.17          

LUTERO NOSTRO FRATELLO (Alberto Friso)

6-4Commemorare i 500 anni dall’avvio della Riforma è diventato un fatto ecumenico, sancito dallo storico evento di Lund che ha visto papa Francesco a fianco dei vertici della Federazione luterana mondiale.

 Come si è arrivati a tanto?
Mezzo millennio, 5 secoli, 500 anni. Qualsiasi unità di misura si voglia utilizzare, non è poca cosa. È la distanza che ci separa dal 1517, anno simbolo dell’inizio della Riforma luterana che ha segnato la storia dell’Europa e della cristianità occidentale. Ed è un simbolo anche la data di riferimento: il 31 ottobre di quell’anno il monaco agostiniano Martin Lutero affisse 95 tesi contro la pratica dell’indulgenza alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, in Sassonia. O, almeno, è quanto abbiamo imparato fin dal sussidiario della scuola dell’obbligo. In realtà, come hanno argomentato con autorevolezza diversi storici, è probabile che le fatidiche 95 tesi non siano state appese a nessuna porta.
L’articolo continua nell’ ALLEGATO

IL CENTRO MISSIONARIO INFORMA…(Redazione)

 ❶ Vanno e vengono…
È sempre tra noi padre Renato RIBONI missionario della Consolata impegnato in   Colombia.
È previsto per il mese di marzo l’arrivo a Crema di Fratel Ivan CREMONESI, comboniano, attualmente in servizio nella R.D. del Congo.
Se qualcuno volesse organizzare un incontro per conoscere la loro esperienza, può contattare L’Ufficio Missionario o il sottoscritto. Ricordo comunque che, quando       necessario, possiamo avvalerci del contributo di diversi laici e laiche che, durante l’estate hanno fatto esperienze missionarie.  CONTATTATECI!

Il viaggio come segno della nostra ricerca
Domenica 12 febbraio alle ore 14:30, presso il Centro Giovanile S. Luigi, è iniziato il   17° Corso di preparazione per una breve esperienza in missione: DARE SENSO AL  VIAGGIO.  Organizzato dal Centro Missionario Diocesano permetterà a giovani e adulti di conoscere ed apprezzare il lavoro di tante Chiese sparse nel mondo.  Il prossimo appuntamento sarà per domenica 5 marzo.

L’UFFICIO MIGRANTES INFORMA… (Redazione)

❶ Messe in lingua spagnola
per la numerosa Comunità Ispano-americana è prevista la celebrazione di due messe   nel mese di febbraio:
+ la prima ha avuto luogo domenica 12  alle ore 15;
+ la seconda avrà luogo domenica 26 alle ore 15.
Le Messe saranno celebrate nella chiesa di S. Giacomo a Crema con l’intervento didon Roberto o di don Erminio, per molti anni missionari in Guatemala.

Messe in lingua portoghese
Per la Comunità Brasiliana, recentemente formatasi, la Messa viene celebrata una  volta al mese, la seconda domenica. Nel mese di febbraio è stata dunque il 12, alle    ore 17 nella chiesa di S. Michele, appena dopo l’ospedale, con l’intervento di don  Vito Groppelli, per molti anni missionario in Brasile. Il prossimo appuntamento sarà per domenica 12 marzo stessa ora e stesso luogo.    Sia le messe in lingua spagnola che quelle in lingua portoghese sono aperte a tutti.

CORO DI NO AL PIANO CON LA LIBIA PER CHIUDERE LA ROTTA DEL MEDITERRANEO (Migrantes on line)

6-3Per chi è in prima linea a salvare vite e ad accogliere i disperati che fuggono dalle guerre e dalle discriminazioni, il piano che l’Europa intende sottoscrivere con il Paese in guerra è «inaccettabile».

«Chiudere la rotta del Mediterraneo centrale vuol dire costringere le persone a rimanere in una Libia non stabile, non sicura e soprattutto non in grado di rispettare i diritti umani e l’incolumità dei migranti. Si grida all’emergenza, si crea allarme nella società, si cavalca l’onda della paura per ottenere consenso politico. I migranti rischiano la vita in mare perché non hanno alternativa. Bloccare il passaggio nel Mediterraneo non vuol dire, come molti sostengono, evitare che le persone muoiano; al contrario, senza un’alternativa possibile per l’ingresso in Europa, i trafficanti sperimenteranno vie sempre più pericolose e mortali». È quanto sostiene padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli.          L’articolo continua nell’ ALLEGATO

LA NUOVA VITA DEI MIGRANTI COL PAPILLON (Luca Testa)

6-1Morte, povertà, abbandono. Quando s’affronta il tema dei migranti il primo pensiero cade inevitabile sul lungo elenco di privazioni e sofferenze. Poi c’è chi pensa all’ordine pubblico e chi invece si preoccupa (e occupa) dell’accoglienza. In questa centrifuga di contrasti, tra azioni e opinioni, qualcuno lavora per offrire opportunità reali. E il riscatto può passare anche da un papillon.

 Accade in Sicilia, nell’isola del sole. Qua la cooperazione e l’imprenditorialità trovano un felice punto d’incontro. Profit e non profit, insieme per la costruzione di piccoli grandi sogni. Come quello di avere un lavoro, ad esempio. Per molti è sinonimo di autonomia e dignità. E la cinquantina di ragazzi e ragazze ospiti del centro di soccorso e prima accoglienza (Cpsa) di Capocorso, a Siracusa, sanno bene cosa significa.

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05/02/2017. ANGELUS: LE NOSTRE OPERE BUONE SIANO RIFLESSO DELLA SUA LUCE

5 papa-angelusIn queste domeniche la liturgia ci propone il cosiddetto Discorso della montagna, nel Vangelo di Matteo. Dopo aver presentato domenica scorsa le Beatitudini, oggi mette in risalto le parole di Gesù che descrivono la missione dei suoi discepoli nel mondo (cfr Mt 5,13-16). Egli utilizza le metafore del sale e della luce e le sue parole sono dirette ai discepoli di ogni tempo, quindi anche a noi.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

 Gesù ci invita ad essere un riflesso della sua luce, attraverso la testimonianza delle opere buone. E dice: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Queste parole sottolineano che noi siamo riconoscibili come veri discepoli di Colui che è la Luce del mondo, non nelle parole, ma dalle nostre opere. Infatti, è soprattutto il nostro comportamento che – nel bene e nel male – lascia un segno negli altri. Abbiamo quindi un compito e una responsabilità per il dono ricevuto: la luce della fede, che è in noi per mezzo di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo, non dobbiamo trattenerla come se fosse nostra proprietà. Siamo invece chiamati a farla risplendere nel mondo, a donarla agli altri mediante le opere buone. E quanto ha bisogno il mondo della luce del Vangelo che trasforma, guarisce e garantisce la salvezza a chi lo accoglie! Questa luce noi dobbiamo portarla con le nostre opere buone.        L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

L’APARTHEID DELLE BANLIEUE. (Raffaele Masto)

domenica5La vicenda di Theo, il giovane di 22 anni picchiato e stuprato da quattro poliziotti in una banlieue di Parigi, riporta alla ribalta un problema che periodicamente torna di attualità. Un problema che non è solo francese, ma che ci riguarda da vicino.
Nel 2005 a Parigi c’era stata una rivolta di venti giorni ma gli episodi di violenza e di protesta, in questi dieci anni, sono continuati, anche se non clamorosi come allora. Recentemente, dopo l’attacco terroristico all’aeroporto di Bruxelles, il mondo intero aveva conosciuto Molenbeek, di fatto una delle banlieue del Belgio, che aveva ospitato i terroristi che avevano colpito l’aeroporto. Si tratta di un quartiere di circa sei chilometri quadrati, abitato in stragrande maggioranza da una popolazione, originaria direttamente o di seconda generazione, proveniente dal Maghreb. Di fatto ogni città europea ha la sua (o le sue) Molenbeek.

Sono luoghi di confine, delle Township prodotto dell’emarginazione sociale, politica, economica che altro non è che una forma di razzismo. Sì, razzismo. Una brutta parola, che ci squalifica, che quasi ci offende ma che è una realtà. Gli episodi, oltre a quello inqualificabile dei quattro poliziotti parigini, che possono essere qualificati con questa parola sono tanti. Potrei fare una lunga lista… che evito di fare.
In passato abbiamo definito apartheid la realizzazione di luoghi in cui i “diversi”, gli “stranieri” venivano relegati. In Sudafrica erano istituzionalizzati. Nelle città della civile Europa del Terzo Millennio sono una creazione “di fatto”, ma estremamente reale. Una dimostrazione che l’Europa sul tema integrazione ha fallito.
Raffaele MASTO – Buongiorno Africa – 08.02.17