Notiziario

LA DONNA DEGLI ANACARDI: «CON COOPI HO CAMBIATO LA MIA IMPRESA» (Sergio Bocconi)

6. Foto di gruppo con SerenaIl progetto della Ong in Sierra Leone sostenuto da un’azienda familiare di Nerviano, Serena Caimano racconta come ha coinvolto i suoi dipendenti

I primi due container di anacardi grezzi sono stati consegnati nei giorni scorsi: in tutto 60 tonnellate che possono valere, secondo qualità del prodotto e cambio valutario, fra 36 e 60 mila euro, somma che rappresenta un beneficio economico considerevole per le 1.300 famiglie della Sierra Leone coinvolte nel progetto di cooperazione di Coopi, la ong (organizzazione non governativa) italiana fondata da padre Vincenzo Barbieri che dal 1965 ha aiutato più di 100 milioni di persone e oggi è presente in 28 paesi con 199 progetti umanitari riguardanti 2,6 milioni di beneficiari.   Continua nell’ ALLEGATO

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LA DONNA DELL’ANNO, È TRIS DI VINCITRICI (ANSA)

Presentazione del 20/mo Premio internazionale "La donna dell'anno"Protagoniste di questo Premio sono donne straordinarie e coraggiose che, in tutto il mondo, si impegnano, anche a costo della propria vita, per difendere e dare voce a milioni di donne maltrattate, sfruttate e private dei diritti fondamentali della persona. Diciamo no alla violenza in ogni sua forma di manifestazione è stato l tema centrale della ventesima edizione del Premio, nato con l’intento di valorizzare il ruolo delle donne nella società, nella cultura, nel mondo del lavoro, nella politica, nella comunicazione, nelle arti e nello spettacolo.

La somala Waris Dirie, l’argentina Margarita Meira e la nigeriana Isoke Aikpitanyi sono le vincitrici ex aequo del premio ‘La Donna dell’Anno’, giunto alla ventesima edizione e promosso dal Consiglio regionale della Valle d’Aosta con il patrocinio della Camera dei Deputati e del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Le loro storie particolarmente toccanti parlano di sofferenze tali da non aver consentito una scelta, correndo il rischio di stilare una sorta di graduatoria del dolore cui sono state sottoposte”, sottolinea la giuria.
La proclamazione delle vincitrici è avvenuta al centro congressi del Grand Hotel Billia di Saint-Vincent.
Waris Dirie è una modella somala, attivista contro le mutilazioni genitali femminili; Margarita Meira ha creato un’associazione contro lo sfruttamento sessuale;
Isoke Aikpitanyi è riuscita a liberarsi dallo sfruttamento e ora aiuta le ragazze che hanno seguito la sua stessa sorte.
Madrina della ventesima edizione del Premio è stata la cantante maliana Inna Modja, anche lei in prima linea nella lotta contro la violenza sulle donne.
“Una giovane che, dopo essere stata venduta e sfruttata, ha ritrovato la sua dignità e oggi, cresciuta, prosegue nella sua strada verso l’indipendenza tornando nella sua terra natia per impedire altri orrori (Isoke). Un fiore del deserto miracolosamente sopravvissuto alla tortura che si batte per fermare una tradizione aberrante senza cercare eroi, ma insegnando che ognuno può contribuire a cambiare e migliorare il mondo (Waris). Una mamma che non può più stringere a sé la figlia vittima della tratta ed accoglie tra le sue braccia le ragazze che rischiano di subire la stessa sorte, incurante delle conseguenze per la sua stessa vita (Margarita). Tre donne eccezionali, tre storie molto emozionanti, di grande sofferenza ma di altrettanto riscatto. Impossibile effettuare una scelta: Isoke Aikpitanyi, Waris Dirie e Margarita Meira, con la loro vita spesa a portare luce là dove c’è solo l’abisso delle violenze, sono la Donna dell’Anno 2018” si legge nelle motivazioni della giuria, presieduta dal presidente del Consiglio Valle, Joel Farcoz. Ad ognuna delle vincitrici andranno 15.000 euro.
Inoltre il premio Popolarità è stato assegnato a Margarita Meira mentre il Premio Soroptimist International Club Valle d’Aosta è andato a Rosa Pepe, avvocato campano che da anni opera a sostegno delle donne vittime di violenza.
ANSA – 14.03.18

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NON SOLO UN LINGUAGGIO NUOVO, MA UNA NUOVA COMPRENSIONE DELLA VERITÀ (Papa Francesco)

1b. Papa FrancescoPubblichiamo uno tra i più significativi discorsi pronunciati da papa Francesco nei cinque anni di pontificato. Si tratta del discorso tenuto da papa Francesco l’11 ottobre 2017 ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Si tratta del discorso con cui il papa ha chiesto che il Catechismo affermi che la pena di morte è in se stessa contraria al Vangelo e disumana. La Parola di Dio non può essere conservata in naftalina e contiene novità che non sono ancora venute alla luce.

Il venticinquesimo anniversario della Costituzione apostolica Fidei depositum, con la quale san Giovanni Paolo II promulgava il Catechismo della Chiesa Cattolica, a trent’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, è un’opportunità significativa per verificare il cammino compiuto nel frattempo.   Continua nell’ ALLEGATO

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PER UN MINISTERO DI PRESENZA E CONDISCENDENZA (Daniele Gianotti)

2b. Mons. DanieleLa visita di papa Francesco alla fine dello scorso novembre in Myanmar e Bangladesh assume un significato speciale, visto da quell’angolo di Lombardia che è la piccola diocesi di Crema (poco più dell’uno per cento della Regione, in termini di popolazione e di superficie), dove cerco di svolgere il mio servizio episcopale dall’aprile 2017.

Diocesi piccola, ma che ha dato alla luce decine di missionari e missionarie, che hanno operato in ogni parte del mondo: oggi sono ancora più di quaranta, anche se non tutti, per ovvie ragioni di età o di salute, sono in attività. Anche il Myanmar e il Bangladesh hanno visto (e, nel caso del Bangladesh, vedono tuttora) la presenza di missionari di origine cremasca. In Myanmar riposa p. Alfredo Cremonesi, nato a Ripalta Guerina il 16 maggio 1902, entrato prima nel Seminario diocesano e poi nel Pontificio istituto missioni estere (Pime), per il quale fu ordinato prete nel 1924. Come missionario del Pime partì per l’allora Birmania nel 1925, e vi rimase fino alla morte.   Continua nell’ ALLEGATO

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UN PAESE DOVE I NERI VENGONO UCCISI IN STRADA (Raffaele Masto)

3b. dieneDifficile pensare che le uccisioni di neri nelle strade delle città italiane siano frutto del caso, di una fatalità, di un incrocio di coincidenze. Difficile anche pensare che gli assassini siano tutti pazzi.

L’elenco è ormai inquietante. Nel 2011 a Firenze Gianluca Cassieri, militante di estrema destra sparò contro due senegalesi uccidendo Samb Modou e Diop Mor. A Macerata, quest’anno, Luca Traini, anche lui militante di estrema destra e candidato leghista, ha sparato sulla folla mirando ai neri. L’altro giorno sempre a Firenze Roberto Pirrone si voleva uccidere ma ha cambiato idea e a chi ha mirato? ad un senegalese che ha ucciso.
Quest’ultima notizia è stata archiviata velocemente: nessuna motivazione razzista, Roberto Pirrone era folle e pieno di problemi. Il fatto è che però ha scelto un nero da uccidere. Ha lasciato passare un po’ di bianchi, qualche altro straniero e quando ha visto passare il senegalese non ha avuto dubbi. Ha sparato.   Continua nell’ ALLEGATO

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CONGO RD: DA UNA “TRANSIZIONE SENZA KABILA” A “ELEZIONI SENZA KABILA” (Editoriale Congo Attualità n. 350)

FILES-DRCONGO-POLITICS-UNRESTA pochi giorni dall’invito del Papa a digiunare per la pace in Congo e dopo le stragi di cristiani che contestavano la decisione del Governo di rimandare ancora di un anno le elezioni presidenziali ecco un quadro dettagliato, ma poco confortante della situazione del grande Paese africano.

Il 26 gennaio, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, a una giornalista che gli chiedeva se si candiderà per un terzo mandato, il presidente Joseph Kabila ha risposto in forma indiretta facendo riferimento alla costituzione. Si potrebbe pensare che il presidente facesse riferimento all’articolo 70 che limita il numero dei mandati presidenziali a un massimo di due. A una seconda domanda sull’eventualità di un referendum popolare per modificare la costituzione, soprattutto il citato articolo 70, per potersi ripresentare per un terzo mandato, Joseph Kabila ha fatto riferimento al calendario elettorale che non prevede alcuna data per un eventuale referendum costituzionale.  Continua nell’ ALLEGATO

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CHIESA IN CINA: NUOVA FASE E VECCHI NEMICI. SVOLTA A ORIENTE (Agostino Giovagnoli)

Chinese catholics pray during Christmas Eve Mass Serivce at Xishiku Catholic Church, also known as the North Church, in Beijing, China, 24 December 2013.

Dopo decenni di sofferta immobilità o di lenti miglioramenti, la situazione della Chiesa in Cina sta cambiando rapidamente. Stiamo assistendo a una svolta storica, che, indirettamente, si rifletterà sull’intera Chiesa cattolica e, per certi versi, anche sugli equilibri internazionali.

Era inevitabile che si scatenasse una battaglia mediatica per contrastarla ed è quanto sta avvenendo con il coinvolgimento della grande stampa internazionale. Come si permette la Chiesa cattolica di aprire un dialogo con la più grande potenza non occidentale – e per giunta comunista – con cui potrebbe scoppiare se non una Terza guerra mondiale almeno una nuova guerra fredda? Chi dentro la Chiesa si oppone all’apertura voluta da papa Francesco sta diventando strumento di un gioco molto più grande.
È una battaglia che si combatte anche a colpi di fake news, Lo confermano le parole del vescovo “clandestino” di Mindong, Guo Xijin, uno dei due al centro della battaglia mediatica, riportate dal “New York Times”: «La nostra posizione è di rispettare l’accordo stipulato tra il Vaticano e il Governo cinese. La Chiesa cattolica cinese deve avere un legame con il Vaticano: questo legame non si deve interrompere».   Continua nell’ ALLEGATO

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INTERVENTO MILITARE A RIO DE JANEIRO: IL COLPO DI STATO SI AGGRAVA (S.I.R.)

Il 16 fe6b. Il colpo di stato ... (Agência Brasil)bbraio la popolazione di Rio de Janeiro si è svegliata attonita con la notizia dell’inytervento militare nello stato. È la prima volta dalla promulgazione della Costituzione del 1988 che un generale assume il controllo delle forze di pubblica sicurezza di una stato del Brasile. Si tratta pertanto di una misura gravissima, meno estrema solo del decreto dello Stato di assedio e dello Stato di difesa.

“Siamo molti preoccupati. Il mandato ci sembra chiaro: eliminare le persone scomode, fare ‘pulizia’ di persone di colore e minoranze. Una cosa del genere non si è vista neppure nell’anno delle Olimpiadi”. Questo, da Rio de Janeiro, il parere di Sandra Quintela, coordinatrice del Pacs (Instituto Políticas Alternativas para o Cone Sul). A dieci giorni dalla scelta del governatore Luiz Fernando Pezão di far intervenire direttamente l’esercito federale per garantire la sicurezza nello Stato brasiliano di Rio de Janeiro, non si placano dunque le polemiche riguardo a tale provvedimento, che è senza precedenti pur essendo previsto dalla Costituzione nel 1988. L’Esercito non dovrà sottostare a direttive da parte degli organi politici.   Continua nell’ ALLEGATO

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CAPITALISMO E’ RELIGIONE? (Frei Betto)

8b. Dio-DenaroIl capitalismo è una religione? Pare di sì.

Il Vaticano si trova neil Fondo Monetario Internazionale e nella Banca Mondiale, i cui ordini, da lì emanati, devono essere religiosamente rispettati. Roma sta in Wall Street. Il Papa è il presidente della Federal Reserve Bank, la banca centrale degli U.S.A.
L’apostolo Paolo è Adam Smith. Tra i suoi teologi si evidenzano Locke, Keynes, David Ricardo, Hayek e Friedman. La teologia è il liberalismo. Il dio, il Mercato, le cui mani invisibili regolano la nostra vita.
La Mecca si trova in Davos. Tutti gli anni cardinali e vescovi devono andare in pellegrinaggio fino alla città svizzera per regalare i loro orologi. Le sue basiliche, le Borse Valori, verso le quali si girano attenti occhi, cuori e tasche di coloro che hanno lì depositato le loro offerte. Le cappelle sono le banche che promettono di operare il miracolo della moltiplicazione delle monete affidate alle loro mani.
Il suo dogma di fede proclama che fuori dal mercato non c’è salvezza. Il cielo è la ricchezza, il purgatorio i debiti, l’inferno la mancanza di credito e l’esclusione sociale. Sulle banconote del dollaro è stampato “In God we trust” (in Dio confidiamo). In realtà c’è stato un piccolo errore di grafia. La frase corretta è “In Gold we trust” (nell’Oro confidiamo).
Si tratta di una religione cannibale. Si appropria addirittura di Dio nel predicare che Lui ha creato il mondo diseguale, affinché i ricchi siano generosi con i poveri e questi lottino con merito per il proprio posto al sole.
Che cosa sarebbe dei poveri, se i ricchi non dessero loro impieghi e non pagassero il salario che garantisce loro la sopravvivenza?
I suoi santi, venerati da generazioni, sono Rothschild, Rockfeller, Ford, Bill Gates, Mark Zuckerberg e tanti altri fortunati. La teologia è divulgata nel mondo dalle confraternite: GM, Sony, Coca-Cola, Nestlè, Apple e molte altre marche famose. Chi è fedele ad esse raggiungerà la felicità, promettono gli araldi della fede finanziaria.
Il Santo Uffizio sono le agenzie di rating che approvano e disapprovano le nazioni interessate ad investire. il catechismo sono le opere di Walt Disney, che insegnano ai bambini come essere rassegnati come Paperino, tirchi come Zio Paperone, imbecilli come Pippo.
Il capitalismo indica i demoni dai quali tutti i fedeli devono mantenersi distanti, some il socialismo e il comunismo. Il suo Osservatore Romano sono il Wall Street Journal e The Economist.
Mentre il Cristianesimo predica la solidarietà, il capitalismo incentiva la competizione. Il cristianesimo raccomanda il perdono, il capitalismo l’espropriazione. Il cristianesimo la condivisione, il capitalismo l’accumulazione. Il cristianesimo la sobrietà, il capitalismo l’ostentazione.
Nelle grandi città si innalzano le cattedrali di questa religione del culto al denaro: gli shopping center. In essi i fedeli del consumismo si beano davanti a sofisticate cappelle che, guardate da belle sacerdotesse, mostrano i venerabili prodotti dotati del miracoloso potere di imprimere valore a chi lo compra.
Coloro che commettono il peccato di credere nell’etica, nella compassione, nella condivisione e nella giustizia, la religione capitalista, che sacrifica sull’altare del dio Denaro la vita dei poveri per garantire quella dei ricchi, condanna al limbo degli esclusi dalla festa degli eletti.
Frei Betto  – Correio da Cidadania  Brasile –  6 febbraio 2018

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NON VIVERE NELLA CONTINUA RICERCA DI UN TORNACONTO. Angelus 04.03.2018 (Papa Francesco)

1Il Vangelo di oggi presenta, nella versione di Giovanni, l’episodio in cui Gesù scaccia i venditori dal tempio di Gerusalemme (cfr Gv2,13-25). Egli fece questo gesto aiutandosi con una sferza di cordicelle, rovesciò i banchi e disse: «Non fate della casa del Padre mio un mercato!» (v. 16).

Questa azione decisa, compiuta in prossimità della Pasqua, suscitò grande impressione nella folla e l’ostilità delle autorità religiose e di quanti si sentirono minacciati nei loro interessi economici. Ma come dobbiamo interpretarla? Certamente non era un’azione violenta, tant’è vero che non provocò l’intervento dei tutori dell’ordine pubblico: della polizia. No! Ma fu intesa come un’azione tipica dei profeti, i quali spesso denunciavano, in nome di Dio, abusi ed eccessi. La questione che si pose era quella dell’autorità. Infatti i Giudei chiesero a Gesù: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?» (v. 18), cioè quali autorità tu hai per fare queste cose? Come a richiedere la dimostrazione che Egli agiva davvero in nome di Dio.     Continua nell’ ALLEGATO

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