Notiziario

IL GIORNO CHE L’EUROPA CONTAMINÒ L’AFRICA (Mauro Armanino)

3a. Africa“Benvenuto in Niger. Chiamare l’Italia costa 1 euro/min, ricevere chiamate costa 0,1 euro/min. Navigare costa 0,1 euro/mega. Per ulteriori informazioni chiama gratuitamente il +39…” La compagnia telefonica ho. invia questo tipo di messaggi nel Niger, dopo il cambiamento di cellulare e di alleanza telefonica.

Messaggi che non contaminano più di tanto, se non l’etere attraversato da milioni di inutilità di questo genere, non pericolosi come il virus che invece esportiamo, nostro malgrado, in quell’Africa ritenuta la patria delle grandi malattie infettive contemporanee. Finora relativamente risparmiata dall’ormai temuto e giudicato inesorabile, ‘coronavirus’, l’Africa è stata toccata, alla data del presente scritto, da tre persone infette. La prima, di cui il nome del portatore non è stato rivelato, si trova in Egitto, la seconda, di origine e nazionalità italiana, in Algeria e la più recente, ancora italiana, in Nigeria. Contaminazioni ‘occidentali’ che toccano il nostro continente che i più considerano alla deriva, da parte di persone tornate in Africa per motivi di lavoro. Una prova in più che la storia del mondo non è solo nella lotta di classe, come recitava il ‘Manifesto’ di Marx e Engels, è soprattutto una storia di contaminazioni.      Continua nell’ ALLEGATO

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Il Centro Missioanario informa….

GREENA –  Scuola di educazione all’Economia – Corso Green Economy

MISURE DI CONTRASTO DRAMMATICAMENTE INSUFFICIENTI

Dobbiamo evitare, a proposito di riscaldamento climatico, di cadere nella trappola del negazionismo, sia di chi, in nome della genesi antropica, nega le cause “naturali” che viceversa.

 I contrapposti negazionismi
In effetti, a monte vi sono sia fattori che hanno a che vedere con la “natura” sia fattori “umani”. Se prendiamo in considerazione gli ultimi 800.000 anni, notiamo che la concentrazione di gas serra nell’atmosfera registra veri e propri cicli che si ripetono più o meno ogni 50.000 anni. Se poi vogliamo andare più indietro nel tempo, osserviamo che dai 14 ai 10 milioni di anni fa, la Terra aveva una concentrazione di gas serra molto simile alla nostra attuale, la temperatura era di 3-6 gradi superiore e il livello del mare era di 25-40 metri più alto.     Continua nell’ ALLEGATO


 

B – QUARESIMA : iniziative di caritàquaresima

 

    C – Una torta per Casa do Sol torte_casa_do-SOl

Lettera (Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes)

Coronavirus: street art fuori il mercato di piazza Vittorio a RomaCarissime, Carissimi,

avrei preferito parlare d’altro, ma lo svolgersi, anzi il travolgerci degli avvenimenti mi porta inevitabilmente a scrivere di quello che stiamo vivendo: l’epiodemia del cosiddetto Coronavirus con le sue conseguenze.

Per la rapidità e la tragicità con cui l’epidemia si è presentata prima sulla scena mondiale poi su quella nazionale ed europea, si sono evocati i ricordi delle più spaventose epidemie che hanno decimato la popolazione: dalle pesti ricorrenti, al colera, fino alla più recente, ma non meno funesta, “spagnola”. La cosa che più impressiona è che i meccanismi sociali e le reazioni emotive innescate sono sempre gli stessi: morbo invisibile, contagio che si diffonde inarrestabile, paure e comportamenti irrazionali, caccia all’untore.

Modello di questa tragica progressione rimane la descrizione della peste di Atene fatta dallo storico Tucidide. Benché avvenuta 2450 anni fa, essa mantiene una attualità impressionante grazie al concreto realismo con cui viene raccontata.    Continua nell’ ALLEGATO 

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TACCIA IL FRASTUONO DELLE ARMI, SI ASCOLTI IL PIANTO DEI PICCOLI (Angelus 23-02-2020)

1a. Angelus Bari Mentre siamo riuniti qui a pregare e a riflettere sulla pace e sulle sorti dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo, sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze.

Preghiamo il Signore affinché muova i cuori e tutti possano superare la logica dello scontro, dell’odio e della vendetta per riscoprirsi fratelli, figli di un solo Padre, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi (cfr Mt 5,45). Invochiamo lo Spirito Santo perché ognuno di noi, a partire dai gesti di amore quotidiani, contribuisca a costruire relazioni nuove, ispirate alla comprensione, all’accoglienza, alla pazienza, ponendo così le condizioni per sperimentare la gioia del Vangelo e diffonderla in ogni ambiente di vita. La Vergine Maria, la “Stella del mare” [Santa Madre di Dio] alla quale guardiamo come esempio più alto di fedeltà a Gesù e alla sua parola, ci aiuti a camminare su questa strada.

 Prima di recitare insieme l’Angelus, ringrazio di cuore tutti i Vescovi e quanti hanno partecipato a questo incontro sul Mediterraneo come frontiera di pace; come pure coloro – e sono tanti! – che in diversi modi hanno lavorato per la sua buona riuscita. Grazie a tutti! Avete contribuito a far crescere la cultura dell’incontro e del dialogo in questa regione così importante per la pace nel mondo.      FRANCESCO

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AGLI STUDENTI DEL “VOLTA” (Domenico Squillace)

2a. liceo volta - foto mianews-2Questa è la lettera che il preside del liceo “A. Volta” di Milano,, ha scritto a tutti gli studenti della scuola e pubblicato sul sito.

“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…”

Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630. Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria modernità che vi consiglio di leggere con attenzione, specie in questi giorni così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…. In quelle pagine vi imbatterete fra l’altro in nomi che sicuramente conoscete frequentando le strade intorno al nostro Liceo che, non dimentichiamolo, sorge al centro di quello che era il lazzaretto di Milano: Ludovico Settala, Alessandro Tadino, Felice Casati per citarne alcuni. Insomma più che dal romanzo del Manzoni quelle parole sembrano sbucate fuori dalle pagine di un giornale di oggi.     Continua nell’ ALLEGATO

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L’ANTIVIRUS DELLA FRATERNITÀ (don Paolo Zago)

3a. gorgonzola-formaContro il virus dell’indifferenza, del sospetto e dell’individualismo ecco la ricetta semplice quanto efficace messa in atto dal parroco, dal sindaco e dal presidente della Pro Loco di Gorgonzola.

 Oggi (25 febbraio) alle ore 13 , insieme al sindaco di Gorgonzola, al presidente della Pro Loco e al capo dei Vigili Urbani, siamo andati ad incontrare i sindaci di Codogno e di Casalpusterlengo, al limite della zona rossa. Siamo andati per consegnare loro quattro forme di gorgonzola come segno della vicinanza della nostra gente alla popolazione della zona rossa. Per me è stato il segno di voler donare un antivirus, quello della fraternità. Perché insieme al Corona virus rischia di diffondersi tra le persone un virus più pericoloso: il virus dell’indifferenza, del sospetto e dell’individualismo.

Per questo ci sembrava importante dire che siamo vicini alle popolazioni colpite, siamo vicini con un segno di solidarietà, di vicinanza, di attenzione, di fraternità. Abbiamo invitato i due sindaci a venire da noi per la Sagra del Gorgonzola e loro sono stati molto contenti. Hanno commentato che la nostra è stata la prima delegazione ufficiale di un Comune e di una Parrocchia ad andare da loro per manifestare un segno di vicinanza. Erano quasi commossi e non finivano di ringraziarci non tanto per le quattro forme di formaggio, ma per questa forma di vicinanza e di attenzione alla loro situazione. Chiaramente abbiamo parlato a due metri di distanza, con le mascherine e tutte le precauzioni che la legge impone, anche se loro non sono infetti e non hanno alcun problema.

È stato un momento molto bello e un segno di grande fraternità e di amore.

L’attenzione che dobbiamo avere per non contagiare va vissuta non nella forma del sospetto, ma nella forma di un atto di amore reciproco che ci doniamo vicendevolmente.

Allora credo che sia importante che impariamo a vivere anche le privazioni che ci sono richieste come un atto di amore nei confronti dei fratelli.

Diffondiamo tutti l’antivirus della fraternità.              Don Paolo ZAGO – Parroco di Gorgonzola

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ELOGIO DELLA NORMALITÀ

4a. normalitaÈ di un anonimo abitante della zona rossa la breve riflessione che segue. Tanto semplice quanto profonda.

 A tutti noi che abitiamo al limite della zona rossa, quella della quarantena, oggi la situazione ci sembra davvero surreale. Esiste una linea Maginot che non possiamo oltrepassare, valichi che fino a sabato erano quotidiani passaggi. Anche qua, nella zona gialla, ci hanno imposto divieti, limitazioni. Ascolto la scienza, e mi fido degli scienziati. Ascolto i tecnici e mi affido a loro. Quindi, tutto questo è giusto.
Tuttavia, credo che questa esperienza rimarrà segnante, non tanto per le conseguenze del virus, ma perché, anche a quelli della mia generazione – non propriamente degli adolescenti – ci ha restituito una diversa prospettiva di mondo. Quello che ti sembrava lontano, dall’altra parte degli oceani, in un attimo te lo trovi in casa. Quello che in maniera spesso qualunquistica credi che sia altro e per altri, nel volgere di mezza giornata diventa tuo.
Ma io sono un inguaribile ottimista, uno che vede sempre il bicchiere mezzo pieno anche quando è vuoto per tre quarti. E c’è una cosa che ho imparato ad apprezzare ancora di più di quanto – e tanto – non abbia fatto fino ad oggi: la normalità. La splendida normalità, le cose che ti sembrano scontate, routinanti, declinate alla ridondanza del quotidiano. Spesso ti accorgi di quanto valore ci sia nella normalità, di quanta libertà stia dentro il quotidiano, solo nel momento in cui essa vira a divieto, limite, confine invalicabile.
La noia, lo stress, l’uniformità, in fondo non sono che consumati sinonimi della ridondanza del normale. E pensandoci bene invece, lì dentro c’è tutta la libertà del mondo. Se riusciremo a capirlo, una parte della battaglia contro il coronavirus, l’avremo già vinta.

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LA FANTASIA DELLO SPIRITO CI FACCIA ATTENTI A CHI È PIÙ POVERO E BISOGNOSO (+Daniele Gianotti, vescovo)

5a. La fantasia dello SpiritoMessaggio del vescovo Daniele per la Quaresima 2020

Carissimi fratelli e sorelle di questa diocesi di Crema,  saluto tutti voi con affetto mentre, con tutta la Chiesa, ci disponiamo a iniziare il «tempo favorevole» della Quaresima.

  1. Avevo incominciato a scrivere giorni fa questo Messaggio guardando anzitutto alla Pasqua, perché è ad essa che questo tempo di grazia vuole condurci; eguardando poi al dono dell’incontro con papa Francesco, in programma per lanostra Chiesa cremasca nei giorni che seguiranno la celebrazione pasquale, sabato18 aprile.
    Lo sguardo resta ancora orientato là. In qualunque circostanza, la Pasqua del nostro Signore Gesù Cristo, crocifisso e risorto, rimane il cuore della storia secondo il disegno di Dio. E da oltre venti secoli Pietro continua a proclamare che Gesù, il crocifisso che Dio ha risuscitato da morti, «è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza…     Continua nell’ ALLEGATO

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IL VILLAGGIO CHE ASPETTA IL RITORNO DI SILVIA (Angelo Ravasi)

7a. Silvia-Chakama_2Sono passati quindici mesi dalla scomparsa di Silvia Romano, la volontaria sequestrata in Kenya da criminali comuni e oggi forse in Somalia, in mano agli Shabaab. Angelo Ravasi è appena tornato dal villaggio di Silvia. Con qualche segno di speranza.

Chakama è un villaggio sonnacchioso, forse perché è festa.
Poche case intorno alla pista di terra rossa che spacca a metà l’abitato. Davanti alla casa dove abitava Silvia Romano stazionano tre-quattro ragazzotti a cavallo dei loro moto-taxi in attesa di clienti. Sul patio, invece, un nugolo di bambini gioca indisturbato. Oggi in Kenya è un giorno di festa. Tutti gli uffici e le attività sono ferme per consentire alla popolazione di partecipare ai funerali del secondo presidente del Kenya, Daniel arap Moi, o per poterli vedere alla televisione.      Continua nell’ ALLEGATO

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Lettera (Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes)

Carissime, Carissimi,

riportiamo più sotto la Comunicazione del Vescovo in merito alla situazione creatasi per l’emergenza sanitaria del cosiddetto Coronavirus.

Ora ci preme non perdere di vista due realtà apparentemente distanti, eppure strettamente collegate: il nostro padre Gigi Maccalli, appena ricordato per la diciassettesima volta o Patrick Zaky, il ricercatore egiziano che studia a Bologna e che rischia di fare la stessa fine di Giulio Regeni. 01a. Zaki

Nel corso della Veglia che si è svolta lunedì 17 febbraio tra S. Angela Merici e S.ta Maria della Croce, padre Cainelli, nuovo provinciale della SMA, ha ricordato come, tra le tante spine che questo rapimento ha generato, sono germogliati anche “dei bei fiori di solidarietà e di speranza, di condivisione e di crescita nella fede. Uno di questi ce lo offre la Diocesi di Crema che, dopo il rapimento di padre Pier Luigi si riunisce ogni mese per manifestare nella fede la sua «paziente e insistente speranza», fiore di luce e di fede, di perseveranza nella preghiera, di comunione profetica, di Chiesa in cammino. Noi missionari della SMA ci sentiamo in profonda comunione con questa diocesi di cui è originario il nostro confratello. Ringraziamo di cuore il suo Vescovo, Mons. Daniele Gianotti, l’Ufficio Missionario e tutta la comunità Diocesana, per averci coinvolti ogni volta in questi momenti di preghiera, che ci incoraggiano e ci consolano nella sofferenza, che ci fanno crescere come Chiesa, e che ci fanno condividere la stessa missione e la stessa speranza”.      Continua nell’ ALLEGATO

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