Notiziario

Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                             anche questa volta cedo la parola. Lo faccio volentieri, trattandosi del nostro Vescovo che, in occasione del terzo anniversario della sua ordinazione episcopale, ha deciso di indirizzare alla diocesi una Lettera pastorale con il desiderio soprattutto di offrire una parola di consolazione in questo momento così difficile per tutti noi.

 «Consolate il mio popolo»
Carissimi fratelli e sorelle di questa Chiesa di Crema, mi rivolgo prima di tutto a voi, mentre siamo ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria CoViD-19, ma col desiderio di raggiungere con queste mie parole, e anche attraverso di voi, tutti coloro che vivono nel territorio della nostra diocesi, compresi quanti non si riconoscono nella vita della Chiesa.
In questo terzo anniversario dalla mia ordinazione episcopale, vissuto in un momento così difficile per tutti, sento rivolta a me, come compito, la parola di Dio al profeta: «Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio» (Is 40, 1); e anche la parola di Paolo ai suoi cristiani di Corinto: «Dio ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio» (2Cor 1, 4). Sento la responsabilità di offrirvi una parola di consolazione, ma non solo: perché la «consolazione» di cui parlano le Scritture racchiude molte cose.      Continua nell’ ALLEGATO

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LA SOLITUDINE DEI SENZATETTO (Redazione)

3a. La solitudine dei senzatettoIn un lungo articolo pubblicato su INTERNAZIONALE on line del 16 marzo, Giuseppe RIZZO e Stefania MASCETTI indagano sulla situazione che vivono i senzatetto. Già difficile in tempi normali, oggi è ulteriormente aggravata dalla diffusione del coronavirus. Per loro lo slogan #iorestoacasa non ha alcun senso perché la casa proprio non ce l’hanno, eppure, come se non bastasse, per questo  vengono anche multati.

Un dramma quasi sconosciuto
In questi giorni milioni di persone stanno cominciando a fare i conti con esistenze sospese nel tentativo di arginare la diffusione del nuovo coronavirus. In tanti stiamo imparando che ci sono mille modi di stare da soli: alcuni dolorosi, altri nuovi, qualcuno inaspettato. I mezzi di informazione, i social network e i messaggi nelle chat ne registrano le sfumature.
Del tutto diversa, se non unica, è invece la situazione dei senzatetto. Si calcola che siano almeno 50mila sparsi per tutta Italia e nei giorni in cui il paese ha chiuso i battenti, loro sono rimasti chiusi fuori. Le organizzazioni, le associazioni, i volontari e gli operatori del terzo settore si stanno riorganizzando per evitare che molte persone restino da sole, ma non è semplice.     Continua nell’ ALLEGATO

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IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE HA UNA MADRE: TINA ANSELMI (Lina Specola)

4a. Tina AnselmiIn questi giorni difficili per il nostro Paese, il plauso al servizio sanitario nazionale è unanime: nonostante le difficoltà dovute ai continui tagli e alla mancanza di personale, lo sforzo di medici e infermieri per fronteggiare questa crisi è senza precedenti. Se a oggi riusciamo a rispondere a una simile emergenza sanitaria è perché qualcuno credeva che l’accesso alle cure dovesse essere libero e gratuito per tutti. E a farlo è stata una donna: Tina Anselmi.

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), quello a cui in altri, ma soprattutto in questo momento, stiamo tutti dicendo grazie, quello che sta assicurando salute e coesione nazionale oggi come sempre, ma oggi con maggiori evidenze, nasce nel 1978.
Reca la firma di una donna: la ministra Tina Anselmi.  Fu un dibattito importante, quello per l’istituzione del SSN, seguito da una legge fondamentale per lo sviluppo umano, sociale e civile del nostro Paese. E il perché lo stiamo vedendo in questi giorni. Dobbiamo dire grazie a quanti si stanno adoperando negli ospedali e dobbiamo essere meno grati a coloro che negli ultimi anni hanno messo questa priorità della Repubblica (come anche quella della Scuola) un po’ in ombra, a favore di politiche di basso cabotaggio, inseguendo con quelle politiche un consenso illusorio per pressioni sociali particolari e di breve periodo.      Continua nell’ ALLEGATO

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Papa Francesco

0001Cari fratelli e sorelle,
in questi giorni Piazza San Pietro è chiusa, perciò il mio saluto si rivolge direttamente a voi che siete collegati attraverso i mezzi di comunicazione.
In questa situazione di pandemia, nella quale ci troviamo a vivere più o meno isolati, siamo invitati a riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa. Uniti a Cristo non siamo mai soli, ma formiamo un unico Corpo, di cui Lui è il Capo. È un’unione che si alimenta con la preghiera, e anche con la comunione spirituale all’Eucaristia, una pratica molto raccomandata quando non è possibile ricevere il Sacramento. Questo lo dico per tutti, specialmente per le persone che vivono sole.
Rinnovo la mia vicinanza a tutti i malati e a coloro che li curano. Come pure ai tanti operatori e volontari che aiutano le persone che non possono uscire di casa, e a quanti vanno incontro ai bisogni dei più poveri e dei senza dimora.
Grazie tante per tutto lo sforzo che ognuno di voi fa per aiutare in questo momento tanto duro. Che il Signore vi benedica, la Madonna vi custodisca; e per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buona domenica e buon pranzo! Grazie.

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,
non posso negarlo: abbiamo bisogno di buone notizie. E in questa ricerca spasmodica ci attacchiamo un po’ a tutto, come testimonia il susseguirsi, spesso frenetico, di notizie, news, ultim’ora, a volte un po’ strambe, sui nostri telefoni.

E allora ci rallegriamo per gli aiuti, in attrezzature e personale medico, che, tramite la Croce Rossa, ci arrivano dalla Cina. Salvo poi chiederci, con un pizzico di cinismo, se non siamo di fronte ad un nuovo modello del conosciuto progetto di espansione economica conosciuto come “Via della seta”. Bisogna però riconoscere che sanno andare oltre tutte le stupide cattiverie che in queste settimane abbiamo detto sui Cinesi…

Poi ci raggiunge improvvisa e insperata la notizia della liberazione della coppia italo- canadese Luca ed Edith, rapiti in Burkina Faso, due mesi dopo il nostro padre Gigi Maccalli. Salvo poi accorgersi, leggendo quanto scrivono i giornali, che la vicenda della loro liberazione rimane alquanto nebulosa. Purtroppo a causa dell’emergenza virus, i giornalisti si sono interessati poco ad una vicenda che ci riguarda molto da vicino, perché

le circostanze del loro rapimento e della loro detenzione sono molto simili a quelle di p. Gigi. Anche questo è un argomento da approfondire.     Continua nell’ ALLEGATO

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CRISTO È LA SORGENTE A CUI ATTINGERE LA SALVEZZA (Angelus, 15-03-2020)

1a. AngelusIn questo momento sta finendo a Milano la Messa che il Signor Arcivescovo celebra nel Policlinico per gli ammalati, i medici, gli infermieri, i volontari. Il Signor Arcivescovo è vicino al suo popolo e anche vicino a Dio nella preghiera. Mi viene in mente la fotografia della settimana scorsa: lui da solo sul tetto del Duomo a pregare la Madonna. Vorrei ringraziare anche tutti i sacerdoti, la creatività dei sacerdoti. Tante notizie mi arrivano dalla Lombardia su questa creatività. È vero, la Lombardia è stata molto colpita. Sacerdoti che pensano mille modi di essere vicino al popolo, perché il popolo non si senta abbandonato; sacerdoti con lo zelo apostolico, che hanno capito bene che in tempi di pandemia non si deve fare il “don Abbondio”. Grazie tante a voi sacerdoti.

Il brano evangelico di questa domenica, terza di Quaresima, presenta l’incontro di Gesù con una donna samaritana (cfr Gv 4,5-42). Egli è in cammino con i suoi discepoli e fanno sosta presso un pozzo, in Samaria. I samaritani erano considerati eretici dai Giudei, e molto disprezzati, come cittadini di seconda classe. Gesù è stanco, ha sete. Arriva una donna a prendere acqua e lui le chiede: «Dammi da bere» (v. 7). Così, rompendo ogni barriera, comincia un dialogo in cui svela a quella donna il mistero dell’acqua viva, cioè dello Spirito Santo, dono di Dio. Infatti, alla reazione di sorpresa della donna, Gesù risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (v. 10).      Continua nell’ ALLEGATO

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CORONAVIRUS (Roberto Piumini)

2a. FilastroccaE ai bambini chi ci pensa? Sono loro, così ignari e probabilmente preoccupati, i più bisognosi di risposte. Ecco allora che, su richiesta dell’Humanitas di Milano, l’esperta penna di Roberto Piumini, proprio nel giorno del suo compleanno (14 marzo), è riuscita nell’impresa di spiegare la pericolosità del Covid-19 e le azioni necessarie a fermarlo con semplicità e l’estrema giocosità che solo le rime sanno dare.

Che cos’è che in aria vola?
C’è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’.
Virus porta la corona,
ma di certo non è un re,
e nemmeno una persona:
ma allora, che cos’è?

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OGGI VI PARLERÒ DEI PRETI… (Don Fabio Corazzina)

3a. oggi parliamo dei pretiMa che cosa fanno i preti in questo tempo i preti? Probabilmente non è uno dei problemi più importanti di questo tempo. Eppure…

Sono dentro una chiesa completamente vuota senza di voi e vi confesso che non è facile. Non posso neanche venirvi a cercare o a trovare, nemmeno nei momento più delicati e difficili che sono la sofferenza e la morte. Però ci mancate. Ci mancano i ragazzi in oratorio, ci mancano gli anziani al pomeriggio, ci manca l’Eucarestia con voi, la preghiera, poi ci mancano i genitori con le loro passioni, perplessità e gioia, ci mancano i giovani, gli adolescenti con le loro provocazioni e le loro inquietudini… E allora noi preti le proviamo tutte! Avete visto rispolveriamo le radio parrocchiali, distribuiamo i bollettini, tentiamo a volte, maldestramente, delle dirette video e voi sorridete, magari perché non abbiamo acceso l’audio. Le proviamo proprio tutte. So anche che non ci sopportate molto perché in questi giorni, quando voi aprite la pagina facebook vi appariamo noi, qualche altare, qualche Madonna, qualche prete, qualche predica… Sì ditecele, avete ragione.       Continua nell’ ALLEGATO

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LA SIRIA ENTRA NEL DECIMO ANNO DI GUERRA, ECCO PERCHÉ CI ABBIAMO CAPITO BEN POCO (Asmae Dachan)

4a. SiriaDal marzo 2011 ad oggi al grande pubblico sono state date in pasto le immagini e le notizie sul presidente Bashar al Assad, figlio del militare golpista Hafiz, e sulla formazione terrorista transnazionale dell’Isis. Della società civile e delle diverse anime delle opposizioni, in particolare di quella pacifica, indipendente e laica, si è parlato solo in modo marginale. Difficilmente i civili hanno trovano spazio nella cronaca di guerra, ma è da lì che bisognerebbe partire e domandarsi perché sia stato possibile abbandonare milioni di persone inermi a sé stesse

Andare incontro ai carro armati con fiori e bottigliette d’acqua, guardando ai soldati alla guida come fratelli. “Sono siriani come noi”. Così il ventiseienne Ghiath Matar, ribattezzato Little Gandhi per le sue convinzioni non violente, esortava i suoi compagni di cammino a Daraya, alle porte di Damasco, nel marzo del 2011. Un’intera popolazione si apprestava ad accogliere i soldati governativi, con la speranza che questi ultimi non obbedissero all’ordine di sparare e che ci fosse un grande abbraccio di riconciliazione in piazza.     Continua nell’ ALLEGATO

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