ANCHE LO SPORT SA PRENDERE POSIZIONE

①      Una medaglia per i migranti

29-9Una medaglia d’oro dedicata al dramma dell’immigrazione e alla speranza di tante famiglie che ogni giorno scappano dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione. È ciò che hanno fatto Manila Flamini e Giorgio  Minisini, i due giovani che, con una impresa storica, si sono piazzati primi (davanti a  Russia e Stati Uniti) nel nuoto sincronizzato in coppia ai mondiali di Budapest.

Non solo lo hanno fatto su un pezzo musicale di due minuti e 19 secondi dal titolo “A scream from Lampedusa” (L’urlo di Lampedusa). Insomma una dedica premeditata, evidentemente. Una prestazione che è stata fatta con consapevole scelta, con una forza comunicativa che non poteva non sapere che il mondiale si teneva a Budapest, nella capitale del paese di Orban che si oppone strenuamente all’ingresso di rifugiati e minaccia muri e azioni di forza.
Ecco un’Italia della quale fa piacere essere cittadini. L’Italia che parla di invasione, che gonfia i numeri degli arrivi, che taccia i migranti di terrorismo, che dice che portano malattie e germi, sappia che c’è un paese nobile, sordo alle loro frottole, che conosce la storia e sa che l’accoglienza può solo far bene. A tutti. Raffaele MASTO – Buongiorno Africa – 18.07.17

      Gli negano il minuto di silenzio per Barcellona e il nuotatore non si tuffa    

29-10Fernando Alvarez aveva invitato il Comitato a ricordare le vittime della strage prima della gara. Richiesta negata per mancanza di tem- po: lui ha deciso di farlo autonomamente non tuffandosi in acqua allo start.

Negano il minuto di silenzio in ricordo delle vittime dell’attentato di Barcellona e lui per protesta non si tuffa in acqua alla partenza. Il protagonista di questa singolare iniziativa è stato il nuotatore spagnolo Fernando Alvarez, impegnato in questi giorni nei Mondiali Master di Budapest riservati agli atleti over 25 anni. Il comitato ha negato la commemorazione delle vittime e così Alvarez ha deciso di osservare autonomamente il minuto di silenzio, rimanendo fermo sui blocchi di partenza. «Mi hanno detto che non potevano farci nulla perché non si poteva perdere nemmeno un minuto, visto lo schedule già prefissato della giornata — ha spiegato il nuotatore spagnolo — Ma certe cose non valgono tutto l’oro del mondo».                                                                                                                                                                                    Il Corriere della sera – 20.08.17

IL CONFINE TRA IL BENE E IL MALE PASSA NEL CUORE DI OGNI PERSONA (Papa Francesco – Angelus 23.07.17)

PAPAL’odierna pagina evangelica propone tre parabole con le quali Gesù parla alle folle del Regno di Dio. Mi soffermo sulla prima: quella del grano buono e della zizzania, che illustra il problema del male nel mondo e mette in risalto la pazienza di Dio (cfr Mt 13,24-30.36-43).

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

Quanta pazienza ha Dio! Anche ognuno di noi può dire questo: “Quanta pazienza ha Dio con me!”. Il racconto si svolge in un campo con due opposti protagonisti. Da una parte il padrone del campo che rappresenta Dio e sparge il buon seme; dall’altra il nemico che rappresenta Satana e sparge l’erba cattiva.                                                           L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

 

RICERCA E SACRIFICIO (Papa Francesco – Angelus 30.07.17)

Il discorso parabolico di Gesù, che raggruppa sette parabole nel capitolo tredicesimo del Vangelo di Matteo, si conclude con le tre similitudini odierne: il tesoro nascosto (v. 44), la perla preziosa (v. 45-46) e la rete da pesca (v. 47-48). Mi soffermo sulle prime due che sottolineano la decisione dei protagonisti di vendere ogni cosa per ottenere quello che hanno scoperto.

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

 Nel primo caso si tratta di un contadino che casualmente si imbatte in un tesoro nascosto nel campo dove sta lavorando. Non essendo il campo di sua proprietà deve acquistarlo se vuole entrare in possesso del tesoro: quindi decide di mettere a rischio tutti i suoi averi per non perdere quella occasione davvero eccezionale. Nel secondo caso troviamo un mercante di perle preziose; egli, da esperto conoscitore, ha individuato una perla di grande valore. Anche lui decide di puntare tutto su quella perla, al punto da vendere tutte le altre.                                                                      L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

MIGRANTI, ECCO IL CODICE DI CONDOTTA PER LE ONG (Vita.it)

25-7Ecco gli impegni che il Viminale ha stilato per regolare il soccorso in mare da parte delle organizzazioni umanitarie. Si tratta di 13 punti nei quali il Governo italiano ha condensato un Codice di condotta e che ha immediatamente spaccato il fronte delle ong impegnate nel soccorso in mare. Eccoli in sintesi.

  1. Non entrare nelle acque libiche, “salvo in situazioni di grave ed imminente pericolo” e non ostacolare l’attività della Guardia costiera libica.
  2. Non spegnere o ritardare la trasmissione dei segnali di identificazione.
  3. Non fare comunicazioni per agevolare la partenza delle barche che trasportano migranti.
  4. Attestare l’idoneità tecnica per le attività di soccorso. In particolare, viene chiesto alle ong anche di avere a bordo “capacità di conservazione di eventuali cadaveri”.
  5. Informare il proprio Stato di bandiera quando un soccorso avviene al di fuori di una  zona di ricerca ufficialmente istituita.
  6. Tenere aggiornato il competente Centro di coordinamento marittimo sull’andamento dei soccorsi.
  7. Non trasferire le persone soccorse su altre navi, “eccetto in caso di richiesta del competente Centro di coordinamento per il soccorso marittimo (Mrcc) e sotto il suo coordinamento anche sulla base delle informazioni fornite dal comandante della nave”.
  8. Informare costantemente lo Stato di bandiera dell’attività intrapresa dalla nave.
  9. Cooperare con il competente Centro di coordinamento marittimo eseguendo le sue istruzioni.
  10. Ricevere a bordo, su richiesta delle autorità nazionali competenti, “eventualmente e per il tempo strettamente necessario”, funzionari di polizia giudiziaria che possano raccogliere prove finalizzate alle indagini sul traffico.
  11. Dichiarare le fonti di finanziamento alle autorità dello Stato in cui l’ong è registrata.
  12. Cooperazione leale con l’autorità di pubblica sicurezza del previsto luogo di sbarco dei migranti.
  13. Recuperare, “una volta soccorsi i migranti e nei limiti del possibile”, le imbarcazioni improvvisate ed i motori fuoribordo usati dai trafficanti di uomini.

MEDICI SENZA FRONTIERE: IL SIGNIFICATO DI UN “NO” (Medici senza Frontiere)

25-6Medici senza Frontiere è sicuramente la più famosa tra le Ong impegnate nel salvataggio  di migranti che non ha sottoscritto il Codice voluto dal Governo italiano. Riportiamo la seconda parte della lettera, inviata al Ministro dell’Interno, dove si spiega nel dettaglio i motivi del rifiuto.

(…) Abbiamo sempre sottolineato che   l’Attività di Ricerca e Soccorso (SAR) in mare   ha il solo obiettivo di salvare vite in pericolo e che la responsabilità di organizzare e condurre questa attività risiede innanzitutto nelle istituzioni statali. L’impegno di MSF e delle altre organizzazioni umanitarie nelle attività SAR mira anzitutto a colmare un vuoto di responsabilità lasciato dai governi: auspichiamo che questo vuoto sia solo temporaneo e da tempo chiediamo agli Stati membri UE di creare un meccanismo dedicato e proattivo di ricerca e soccorso che integri gli sforzi compiuti dalle autorità italiane. Dal nostro punto di vista, il Codice di Condotta non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio in mare, non riconosce il ruolo di supplenza svolto dalle organizzazioni umanitarie e soprattutto non si propone di introdurre misure specifiche orientate in primo luogo a rafforzare il sistema di ricerca e soccorso.                                             La lettera di MsF continua nell’ ALLEGATO

AVVISO DI GARANZIA PER DON MOSÈ ZERAI (Redazione + Avvenire)

25-5Un avviso di garanzia è stato notificato al sacerdote eritreo Mosè Zerai, candidato al Nobel per la pace nel 2015 e impegnato da anni negli aiuti umanitari ai profughi. Con l’iscrizione nel registro degli indagati, la Procura di Trapani, che conduce l’inchiesta sulla ong tedesca Jugend Rettet, lo accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Le indagini che hanno portato al provvedimento, eseguite dalla Squadra mobile della città siciliana sarebbero cominciate, però, nel novembre scorso. Don Zerai, fondatore e presidente dell’agenzia di informazione Habeshia, “il salvagente dei migranti”, offre assistenza telefonica a chi si accinge a partire, avvertendo le autorità quando imbarcazioni che attraversano il Mediterraneo si trovano in difficoltà e hanno bisogno di un intervento di salvataggio. “Ho saputo solo lunedì dell’indagine – commenta il sacerdote – e voglio andare fino in fondo alla vicenda. Sono rientrato a Roma dall’Etiopia di proposito. In passato ricevevo moltissime telefonate ogni giorno – aggiunge – oggi invece ne ricevo molte meno e non saprei dire perché: il mio intervento però è sempre stato a scopo umanitario”.
Riportiamo un’intervista rilasciata a padre dal quotidiano Avvenire cinque giorni fa, nella quale chiarisce la sua posizione.

                                                                                      Riportiamo l’intervista a P. Zerai al quotidiano Avvenire nell’ ALLEGATO

RIPARTIAMO DALL’OVVIO (Camillo Ripamonti)

25-4Sacerdote, presidente Centro Astalli – Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia – Camillo Ripamonti in questa lettera-articolo, scritto al quotidiano Avvenire, cerca di riportare la riflessione su quei binari di umanità, ragionevolezza e civiltà che anche in Italia sembra si stiano perdendo.

Caro direttore,
ripartiamo da quanto dovrebbe essere ovvio. In quest’estate in cui dibattito politico e mediatico si occupano dei migranti e dei rifugiati senza quasi mai mettere a fuoco chi sono, quali storie hanno, che sogni e aspirazioni li spingono a rischiare   la vita verso un “dove” dove troppi li considerano peso e li rifiutano come pietre di scarto, pare davvero ripartire dall’ovvio, cioè dal riportare al centro i soggetti della migrazione, coloro che migrano. Cosificati da politiche di interesse, è giusto e necessario restituire loro la dignità di persone. Ogni giorno che passa di questa calda estate insieme alle migliaia di ettari di bosco del nostro Paese, sembrano andare in fumo anche i più banali princìpi di umanità e civiltà che ne costituiscono le fondamenta.                                                                                                                                      L’articolo prosegue nell’ ALLEGATO

MIGRANTI, CHI INFLIGGE COLPI MORTALI AL CODICE MORALE (Marco Revelli)

25-3Marco Revelli, storico, sociologo e politologo interviene nel dibattito con questa riflessione. Non era ancora accaduto infatti, nel lungo dopoguerra almeno, in Europa e nel mondo cosiddetto «civile», che la solidarietà, il salvataggio di vite umane, l’«umanità» come pratica individuale e collettiva, fossero stigmatizzati, circondati di diffidenza, scoraggiati e puniti.
Negli ultimi giorni qualcosa di spaventosamente grave è accaduto, nella calura di mezza estate. Senza trovare quasi resistenza, con la forza inerte dell’apparente normalità, la dimensione dell’«inumano» è entrata nel nostro orizzonte, l’ha contaminato e occupato facendosi logica politica e linguaggio mediatico. E per questa via ha inferto un colpo mortale al nostro senso morale.
L’«inumano», è bene chiarirlo, non è la mera dimensione ferina della natura contrapposta all’acculturata condizione umana.
Non è il «mostruoso» che appare a prima vista estraneo all’uomo. Al contrario è un atteggiamento propriamente umano: l’«inumano» – come ha scritto Carlo Galli – «è piuttosto il presentarsi attuale della possibilità che l’uomo sia nulla per l’altro uomo».                                                                                                                                                L’articolo prosegue nell’ ALLEGATO

PADRE GIUSEPPE FORNONI LASCIA LA PARROCCHIA DEI SABBIONI (Redazione)

25-2Lui dice che sono passati ormai 10 anni da quando ha messo piede in territorio cremasco. A noi sembra molto meno o forse molti di più, abituati a vederlo con un improbabile saio addosso (il minimo sindacale, verrebbe da dire), impegnato nelle più disparate attività. Sempre pronto ad ascoltarti, magari a perdere anche un’ora preziosa per rispondere ad un tuo quesito, perché attento all’aspetto umano della relazione, padre Giuseppe è stato un parroco molto attento alla realtà che si muove dentro e intorno alla Parrocchia.
Sicuramente il nuovo incarico significherà per P. Giuseppe un salto qualitativo come impegno e responsabilità di lavoro, anche se sarà vissuto semplicemente come un’altra opportunità di incarnare il Vangelo nella sequela gioiosa e radicale di Francesco d’Assisi.
Un grande augurio di buon lavoro a te, padre Giuseppe con la speranza che chi verrà dopo di te sappia far tesoro della lezione comunitaria fin qui vissuta dalla Parrocchia dei Sabbioni. Ci mancherai. Un abbraccio.

CAMERUN, UN PICCOLO IMPRENDITORE BATTE LA NESTLÉ (Africa)

25-1Davide ha battuto Golia. La storia di è ripetuta in Camerun dove un piccolo imprenditore locale è riuscito portare in Tribunale e a sconfiggere la Nestlé.

La battaglia è durata 15 anni e non tutto è stato semplice per Pio Bissek, 72 anni amministratore delegato della Codilait. Alla fine, però, la multinazionale elvetica, che fattura 82 miliardi di euro, è stata condannata per concorrenza sleale e ha dovuto pagargli 15 milioni di euro di danni.
Ma facciamo un passo indietro. Siamo a metà degli anni Novanta. In Camerun si scatena una guerra commerciale sul latte condensato. La Codilait, azienda che dà lavoro a 200 dipendenti, produce «Super Milk», un latte condensato la cui confezione da 400 g viene venduta a 2,13 euro. È il primo latte condensato interamente camerunese e non importato dall’estero. In quello stesso periodo però la Nestlè lancia un prodotto concorrente, «Gloria», a meno di 2 euro.                                                                                                                                                     L’articolo prosegue nell’ ALLEGATO