EGREGI EVASORI FISCALI… (Luigi Bettazzi)

2a.bettazzi-luigiSul quotidiano Avvenire dell’8 luglio il vescovo emerito Luigi Bettazzi scrive una lettera aperta agli evasori fiscali, che tradiscono Dio e la nazione.

(e-gregio vuol dire infatti “fuori, al di sopra del gregge”, della gente comune) da vescovo più giovane e da presidente di Pax Christi, Movimento internazionale per la pace, m’era venuto di scrivere ai politici del tempo – ad esempio al democristiano Benigno Zaccagnini e al comunista Enrico Berlinguer – invitandoli a essere coerenti con le loro scelte politiche e convergenti al bene della nazione, ora, al termine della mia vita (ho ormai più di 96 anni), mi viene di scrivere una lettera a voi.
La pandemia che stiamo vivendo ci ha obbligati a vivere più ritirati, quindi più pensosi per la nostra vita personale e per il bene della collettività. Ed è così, ad esempio, che ci siamo resi conto del lavoro delle varie mafie che, attente a evitare situazioni più clamorose, come quelle che finiscono in uccisioni e stragi, sfruttano la situazione per aumentare le loro ricchezze, ad esempio con prestiti a usura a chi non riesce a trovare mezzi legali per sovvenire alla mancanza di danaro causata dalla limitazione del lavoro o dalla sua perdita. Al contrario, v’è chi arriva a frodare per avere sovvenzioni a cui non ha diritto.
Questo ci ha fatto pensare come le limitazioni, sia del sistema sanitario antecedente come dei provvedimenti per arginare l’espandersi della pandemia e frenare le crisi dell’industria e delle aziende, derivi anche dalle minori disponibilità economiche dovute anche a quanto viene evaso da chi non paga le tasse, soprattutto di chi, con la ricchezza, riesce a trovare i mezzi per portare i suoi beni nei cosiddetti paradisi fiscali.         Continua nell’ ALLEGATO

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IN BRASILE STA AVVENENDO UN GENOCIDIO!

3a. In Brasile...In questa drammatica lettera aperta, Frei Betto, noto teologo e scrittore brasiliano, denuncia la drammatica situazione in cui si trova il Brasile a causa dell’indifferenza del governo Bolsonaro nei confronti della pandemia da CoViD-19 e delle scelte che hanno condannato a morte migliaia di indigeni in Amazzonia.

Cari amici e amiche,

in questo momento che sto scrivendo, 16 luglio, il Covid, presente da febbraio, ha già ucciso 76 mila persone. Vi sono quasi 2 milioni di contagiati. Questa domenica 19/07 arriveremo a 80.0000 vittime. Ed è possibile che quando leggerai questo appello si arrivi a 100.000 mila vittime.
Quando ricordo che nella guerra del Vietnam, nel corso di 20 anni di storia, 58.000 militari americani furono scarificati, ho la consapevolezza della gravità della situazione nel mio Paese. E questo orrore causa indignazione e rivolta. E noi sappiamo che le misure di precauzione e restrizione, adottate in tanti altri Paesi, avrebbe potuto evitare un numero così alto di morti. Questo genocidio è figlio dell’indifferenza del governo Bolsonaro. Si tratta di un genocidio intenzionale. Bolsonaro si compiace dell’altrui morte. Quando era un deputato federale in un’intervista del 1999 aveva dichiarato: “Tramite il voto non vai cambiare questo Paese, assolutamente in niente! Cambierà il Paese se ci sarà una guerra civile e se faremo ciò che la dittatura militare non ha fatto: uccidere 30 milioni di persone!” Votando per l’impeachment della Presidente Dilma, Bolsonaro offrì il suo voto in memoria del più noto torturatore dell’Esercito, il Colonnello Brilhante Ustra.
Ed è talmente ossessionato dalla morte, che una delle principali politiche del governo è la liberazione del commercio delle armi. Intervistato all’ingresso del Palazzo presidenziale, se non gli importava di tutte le vittime della pandemia, Bolsonaro ha risposto: “Non credo a questi numeri “(7 marzo, 92 morti); “Tutti moriremo un giorno” (29 marzo, 136 morti); “E cosa posso farci?” (28 aprile, 5071 morti).        Continua nell’ ALLEGATO

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PER NECESSITÀ SONO DIVENTATO PARROCO…

4a. padre SambusitiIn questa lettera padre Alberto Sambusiti ci racconta la difficile situazione che si è creata in Cameroun anche a causa della totale mancanza di informazione sulla diffusione del coronavirus. Ognuno fa un po’ quello che vuole e ci si affida alla provvidenza. Per fortuna il movimento terrorista di Boko Haram non si fa sentire.

Maroua  15/07/2020

Cari compaesani e amici tutti, ben ritrovati.
Vi invio qualche notizia per sentirci uniti anche se lontani.
La prima notizia che vi do riguarda la mia salute: sto bene nonostante il coronavirus circoli anche da noi. Riguardo questa pandemia qui da noi non siamo assolutamente informati dalle autorità e allora la gente non crede alla presenza del virus e non mette in pratica le misure disposte dal governo: porto obbligatorio di mascherine, distanziamento delle persone, lavarsi spesso le mani…
In chiesa esigiamo tutte queste norme dai nostri cristiani, ma poi, dopo le funzioni religiose, si mettono le mascherine in tasca, si salutano con la mano, vanno a bere la birra locale tutti insieme. Io cerco di proteggermi con la mascherina quando frequento luoghi pubblici, sopratutto al mercato quando vado a fare la spesa dove circolano centinaia di persone, non c’è altro da fare che affidarsi alla Provvidenza.
Pensate che il Cameroun, su 50 paesi africani, è al sesto posto con 14.000 casi di infetti.        Continua nell’ ALLEGATO

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DA UN “VOTO” POST-COVID UNA CASA PER LE PERSONE SENZA DIMORA (Maria Teresa Antognazza)

5a. Da un voto post-Covid...In un momento di prova, dove bruciano le “ferite” e i vuoti lasciati dall’epidemia da Coronavirus, e si vanno profilando i gravi danni economici, i fedeli di Gallarate hanno deciso di dare un segnale forte.

«Faremo un voto», annuncia il prevosto, monsignor Riccardo Festa: «Sarà un atto non puramente formale o devozionistico, con la semplice promessa di “essere più buoni”, ma un gesto concreto e visibile, da cui non possiamo tornare indietro. Costruiremo una casa per chi non ha un tetto, e dove trovare un’occasione di riscatto e nuova vita.
La pandemia ha messo alla prova la nostra fede; vogliamo rivolgerci a Dio chiedendo la grazia della guarigione, mettendo davanti a lui le cose che abbiamo perso ma anche quelle che abbiamo salvato, i valori che ci hanno tenuto a galla, impegnandoci in un gesto di carità concreta e duratura, che sia un memoriale».
Nascerà così “Casa di Eurosia”, intitolata alla giovanissima sposa martire per la fede, co-patrona di Gallarate (vedi anche editoriale in prima pagina): dieci posti per i senza dimora, da realizzare ristrutturando un immobile oggi sottoutilizzato, di proprietà delle parrocchie. «La casa è uno dei valori fondamentali riscoperti in questo tempo – riprende monsignor Festa –. Ma non tutti ne hanno una, non tutti la sanno gestire come si deve, qualcuno di casa è uscito e non è più tornato. E allora partiamo da questo segno forte, al servizio di tutta la città di Gallarate».        Continua nell’ ALLEGATO 

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REGOLARIZZAZIONE 2020: PRESENTATE 123MILA DOMANDE (Agensir)

6a. RegolarizzazioneSono 123.429, di cui 11.101 in corso di lavorazione, le domande finora presentate relative alla procedura di emersione dei rapporti di lavoro e il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo.

Ne dà notizia oggi il Viminale ricordando che la procedura per l’emersione dei rapporti di lavoro prevista dall’articolo 103, comma 1, del decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020 (Decreto Rilancio), terminerà il 15 agosto.
Per quanto riguarda i settori interessati, il lavoro domestico e di assistenza alla persona rappresenta l’87% delle domande già perfezionate (97.968) e il 76% di quelle in lavorazione (8.386). Il lavoro subordinato, invece, riguarda il 13% delle domande già perfezionate (14.360) e il 24% di quelle in lavorazione (2.715).
Stando ai dati diffusi, la media giornaliera delle domande presentate dal 1° luglio al 15 luglio è di circa 3mila.
Nella distribuzione delle domande per Regioni, la Lombardia si conferma al primo posto per le richieste presentate per il lavoro domestico e di assistenza alla persona (28.658) e la Campania per quello agricolo (4.033).
Rispetto al Paese di provenienza del lavoratore, ai primi posti risultano l’Ucraina, il Bangladesh e il Marocco per il lavoro domestico e di assistenza alla persona; l’Albania, il Marocco e l’India per l’impiego in agricoltura e allevamento.
Su 97.968 datori di lavoro che hanno perfezionato la domanda di regolarizzazione per il settore domestico, 74.605 sono italiani. Per il settore agricolo, su 14.360 datori di lavoro 13.066 sono italiani.
Infine, le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli postali da cittadini stranieri ai sensi dell’articolo 103, comma 2, del Decreto Rilancio sono 5.733.          B. – AGENSIR – 16.07.20

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Parlate della mafia.

Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali, però parlatene.

 

Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica.

Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno,

ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.

 

La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale

che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà

che si oppone al puzzo del compromesso morale,

dell’indifferenza,

della contiguità

e quindi della complicità.

 

Paolo BORSELLINO

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

                                               riprendo volentieri la prima raccomandazione di Paolo Borsellino, soprattutto perché oggi ci troviamo in una situazione economica estremamente  difficile ed ingarbugliata. Una situazione ottimale per le mafie di qualsiasi natura che, come moderne sirene, sanno trovare il canto giusto per sedurre chi si trova in difficoltà e senza vie d’uscita.
Parlare della MAFIA allora… Ma bisogna farlo in maniera intelligente ed utile. Non basta infatti denunciare un’organizzazione criminale, quanto piuttosto smascherare come si infiltra abilmente in un tessuto sociale sano e soprattutto non lasciare solo chi non vuole lasciarsi avvolgere da un abbraccio che alla lunga si rivelerà mortale.
Per questo, all’inizio dello scorso anno l’Arcivescovo di Milano, mons. Mario DELPINI scrisse ai suoi Parroci e ai responsabili dei Consigli Pastorali una lettera per sensibilizzarli su un fenomeno che ha assunto negli anni le dimensioni di una vera e propria emergenza sociale, per sollecitarli a una formazione specifica tramite la rete Caritas e a contattare le Forze dell’ordine ove necessario. Ve la propongo non solo perché è un modo intelligente ed utile di testimoniare il Vangelo, ma perché sembra scritta proprio oggi.

Rev.mo Signor Parroco,
come sicuramente sarà a conoscenza, il fenomeno delle difficoltà di molte persone e famiglie nel far fronte all’indebitamento, al pagamento di affitti, di rate di prestiti o di mutui, sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Mentre dieci anni orsono, quando scoppiò la prima grande crisi finanziaria, il problema riguardava famiglie già in difficoltà che videro peggiorare in breve tempo la propria situazione, attualmente questa forma di grave disagio sta colpendo molte persone che, fino a poco tempo fa, godevano di una situazione apparentemente tranquilla.          
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LA PAROLA DI DIO È L’UNICA CHE RENDE LIBERI (Angelus, 12-07-2020)

1a. papafrancesco_angelus_12luglio-Nel Vangelo di questa domenica (cfr Mt 13,1-23) Gesù racconta a una grande folla la parabola – che tutti conosciamo bene – del seminatore, che getta la semente su quattro tipi diversi di terreno. La Parola di Dio, simboleggiata dai semi, non è una Parola astratta, ma è Cristo stesso, il Verbo del Padre che si è incarnato nel grembo di Maria. Pertanto, accogliere la Parola di Dio vuol dire accogliere la persona di Cristo, lo stesso Cristo.
Ci sono diversi modi di ricevere la Parola di Dio. Possiamo farlo come una strada, dove subito vengono gli uccelli e mangiano i semi. Questa sarebbe la distrazione, un grande pericolo del nostro tempo. Assillati da tante chiacchiere, da tante ideologie, dalle continue possibilità di distrarsi dentro e fuori di casa, si può perdere il gusto del silenzio, del raccoglimento, del dialogo con il Signore, tanto da rischiare di perdere la fede, di non accogliere la Parola di Dio. Stiamo vedendo tutto, distratti da tutto, dalle cose mondane.
Un’altra possibilità: possiamo accogliere la Parola di Dio come un terreno sassoso, con poca terra. Lì il seme germoglia presto, ma presto pure si secca, perché non riesce a mettere radici in profondità. È l’immagine di quelli che accolgono la Parola di Dio con l’entusiasmo momentaneo che però rimane superficiale, non assimila la Parola di Dio. E così, davanti alla prima difficoltà, pensiamo a una sofferenza, a un turbamento della vita, quella fede ancora debole si dissolve, come si secca il seme che cade in mezzo alle pietre.
Possiamo, ancora – una terza possibilità di cui Gesù parla nella parabola – accogliere la Parola di Dio come un terreno dove crescono cespugli spinosi. E le spine sono l’inganno della ricchezza, del successo, delle preoccupazioni mondane… Lì la Parola cresce un po’, ma rimane soffocata, non è forte, muore o non porta frutto.        Continua nell’ ALLEGATO

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RICORDANDO SREBRENICA, L’ULTIMO GENOCIDIO D’EUROPA (Giorgio Fruscione)

SONY DSCSono solo 8 quest’anno i feretri verdi che vengono seppelliti al memoriale di Potocari, che accoglie le vittime del genocidio di Srebrenica, dove 25 anni fa, nel luglio del 1995, vennero uccisi oltre 8mila bosniaci musulmani dalle truppe serbo-bosniache del generale Ratko Mladic.
Ogni anno si lavora per riesumare i resti sparsi tra più fosse comuni della Bosnia orientale, dove si concentravano le zone protette dell’ONU, che 25 anni fa decise di abbandonare l’enclave di Srebrenica al suo destino. Ed è anche per questo che si tratta di un genocidio che pesa sulla memoria europea: le truppe olandesi non fecero nulla, lasciando carta bianca a Mladic, che oggi all’Aja attende il verdetto dell’appello, che dovrebbe confermare la sentenza a vita. Le responsabilità del contingente dei Paesi Bassi sono state confermate anche l’anno scorso, a ridosso dell’anniversario, da una sentenza di una corte nazionale che definisce “la responsabilità parziale” sulla sorte di almeno 350 uomini.
Quello di oggi è un anniversario giubilare che però deve fare a meno delle cerimonie inizialmente previste per via dell’emergenza sanitaria: non potranno partecipare le decine di migliaia di persone che ogni anno arrivano da tutta la Bosnia e non solo. Sarà una cerimonia più contenuta e surreale, mentre la Bosnia-Erzegovina resta nel limbo istituzionale che privilegia ancora quelle retoriche nazionaliste che portarono il paese alla guerra e che sui fatti di Srebrenica dà il peggio del revisionismo, o addirittura negazionismo.        Continua nell’ ALLEGATO

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