A 84 ANNI SUL BARCONE PER RIVEDERE IL FIGLIO

Nessuno era davvero pronto a un’anziana madre venuta dalla parte sbagliata del mare!

Ghebru Mebrat
            Ghebru Mebrat

Da anni accolgono volti di ogni provenienza, ascoltano ogni genere di richiesta, raccolgono storie di drammi e di sogni. Gli operatori del Centro di Accoglienza conoscono a memoria le istanze dei migranti. Ma non erano preparati a lei.
“Vengo dal Sudan. Ho compiuto 84 anni. Sono quasi sorda e cieca. Voglio solo rivedere coi miei occhi mio figlio, almeno un’ultima volta”. Da sola, nessun parente al seguito. Acciaccata da una vita di esilio, la nonna del deserto era sbarcata con decine di altri. Per settimane e mesi in balia dei trafficanti, con un solo, semplice e ultimo desiderio: rivedere suo figlio.
Da giorni gli operatori di Auxilium, la cooperativa sociale a cui è affidato il C.A.R.A. romano di Castelnuovo di Porto, ne hanno fatto una battaglia burocratica perché “questa bellissima donna di 84 anni possa realizzare il suo sogno più grande”. Ma la burocrazia ha i suoi tempi. Che ne sanno le carte bollate del cuore di una madre? Lei eritrea e cristiana, per vent’anni esule in Sudan, deve seguire l’iter: mettersi in coda e attendere. Senza alcun futuro davanti, tre anni fa il figlio si unì a una carovana diretta verso l’Europa. Ora è in Germania, ma non può tornare in Sudan. Angelo Chiorazzo, presidente di Auxilium, riferisce di come l’anziana sia partita da sola, affrontando un’odissea che fa tremare di paura gli uomini più forti. “Su un camion ha attraversato il deserto ed è arrivata in Libia. Dopo molti mesi è stata caricata su un barcone ed è sbarcata in Sicilia”. Non ha mai temuto di morire. E se anche fosse morta, ne sarebbe valsa la pena.
Da quando è arrivata al C.A.R.A. è cominciata la pressante richiesta degli operatori alle autorità perché non si perda altro tempo a concedere il lasciapassare verso la Germania. La speranza è che, per una volta, la burocrazia non sia più spietata dei trafficanti.
Avvenire – 5 ottobre 2016