05/03/2017. ANGELUS: TRATTARE LA BIBBIA COME IL NOSTRO TELEFONO CELLULARE

5 MARZOIn questa prima domenica di Quaresima, il Vangelo ci introduce nel cammino verso la Pasqua, mostrando Gesù che rimane per quaranta giorni nel deserto, sottoposto alle tentazioni del diavolo (cfr Mt 4,1-11).

 Carissimi Fratelli e Sorelle,

Questo episodio si colloca in un momento preciso della vita di Gesù: subito dopo il battesimo nel fiume Giordano e prima del ministero pubblico. Egli ha appena ricevuto la solenne investitura: lo Spirito di Dio è sceso su di Lui, il Padre dal cielo lo ha dichiarato «Figlio mio, l’amato» (Mt 3,17). Gesù è ormai pronto per iniziare la sua missione; e poiché essa ha un nemico dichiarato, cioè Satana, Lui lo affronta subito, “corpo a corpo”. Il diavolo fa leva proprio sul titolo di “Figlio di Dio” per allontanare Gesù dall’adempimento della sua missione: «Se tu sei Figlio di Dio…», gli ripete (vv. 3.6), e gli propone di fare gesti miracolosi – di fare il “mago” – come trasformare le pietre in pane per saziare la sua fame, e buttarsi giù dalle mura del tempio facendosi salvare dagli angeli. A queste due tentazioni, segue la terza: adorare lui, il diavolo, per avere il dominio sul mondo (cfr v. 9).          L’Angelus continua nell’ ALLEGATO

NELLA BARACCOPOLI SOTTO CASA (Raffaele Masto)

9-1Due migranti del Mali sono morti in un incendio in una baraccopoli alle porte della città di Foggia. Baraccopoli nella quale vivevano tra i trecento e i cinquecento migranti, quasi tutti africani. Impossibile ovviamente fare censimenti precisi perché in una baraccopoli come quella il turn-over è altissimo e molti, senza documenti, preferivano essere invisibili. Con buone ragioni visti gli ultimi sviluppi in materia di immigrazione.

Gli abitanti di quella che veniva definito il “Gran Ghetto” lavoravano in gran parte nei campi di frutta e verdura dei dintorni, probabilmente per salari infimi come ci insegnano le cronache di questi anni. A tutti conviene il silenzio: ai migranti soprattutto che probabilmente sono clandestini e dunque “deboli”, in condizione di non denunciare. E ovviamente conviene anche a chi li fa lavorare.
Il “Gran Ghetto” ufficialmente esiste dal 2012, ma gli abitanti della zona sanno che c’è da molti più anni. E sanno anche che, nonostante lo smantellamento forzato, gli incendi, la resistenza e i morti si riformerà da qualche altra parte, sempre nella zona. Perché i prodotti dell’agricoltura crescono e hanno bisogno di chi li raccolga, perché questi prodotti sono una parte dell’economia locale, perché il vantaggio di lavoratori “deboli” è qualcosa alla quale si fa fatica a rinunciare.
Insomma, è la nostra società a produrre baraccopoli come il “Gran Ghetto”, è la nostra mancanza colpevole di una politica di accoglienza seria che disinneschi tutti gli interessi che stanno alla base della nascita di questi agglomerati.
Baraccopoli. Ecco non si pensi che le baraccopoli esistono solo in Africa. Sono qui, ci circondano. Assediano una popolazione schizofrenica che a volte le vorrebbe vedere sparire (quando sono vicini alla nostra vista e alle nostre proprietà), e a volte le desidera come un serbatoio utile di manodopera a basso costo.
Raffaele MASTO – Buongiornoafrica – 03.03.17

IL MINIMO COMUN DENOMINATORE (Roberto Beretta)

9-2I dibattiti di questi giorni confermano che anche in Italia la residua cultura cattolica (sempre ammesso che esista…) non basta comunque più a fondare una morale condivisa. Che fare?

Le coppie di fatto e quelle omo, la morte «dolce» e l’adozione gay: solo a contare i dibattiti delle ultime settimane, risulta ormai più che evidente l’incapacità del linguaggio cristiano tradizionale a tenere insieme – a «religare» – le ragioni che guidano il nostro comportamento sociale. È la secolarizzazione in atto: anche in Italia, già Paese culturalmente cattolico, la residua cultura cattolica (sempre ammesso che esista…) non basta comunque più a fondare una morale condivisa.                       La riflessione di Beretta continua nell’ ALLEGATO

IL CENTRO MISSIONARIO INFORMA… (Redazione)

 ❶ Vanno e vengono…
+ È sempre tra noi padre Renato RIBONI missionario della Consolata  impegnato in Colombia.
+ È previsto per il mese di marzo l’arrivo a Crema di Fratel Ivan CREMONESI, comboniano, attualmente in servizio nella R.D. del Congo.
+ È rientrato in Italia per un periodo di cure specifiche don Francesco RUINI. Colpito, alla fine di dicembre, da un infarto molto più violento di quanto    fosse apparso all’inizio, il suo cuore fatica a riprendere a funzionare a pieno ritmo.  Le cure effettuate e la permanenza all’Hogar Sacerdotal di Montevideo sono   state senza dubbio positive sia dal punto di vista medico che psicologico, in quanto hanno permesso a don Francesco di riposare e al contempo di stringere nuove relazioni. Tuttavia dall’ultima visita cardiologica è emerso che il suo cuore funziona al   50%   delle sue potenzialità, pompando una quantità di sangue inferiore a quella abitualmente necessaria alla sua attività fisica. A questo punto si rende necessaria una riabilitazione cardiaca “ad hoc” che verrà effettuata all’ospedale di Rivolta d’Adda. Forza don Francesco: siamo tutti con te!

L’UFFICIO MIGRANTES INFORMA… (Redazione)

❶ Messe in lingua spagnola
 Per la numerosa Comunità Ispano-americana è prevista la celebrazione di due messe    nel mese di MARZO:
+ la prima ha avuto luogo domenica 12  alle ore 15;
+ la seconda avrà luogo domenica 26 alle ore 15.
Le Messe saranno celebrate nella chiesa di S. Giacomo a Crema con l’intervento di don Roberto o di don Erminio, per molti anni missionari in Guatemala.

❷ Messe in lingua portoghese
Per la Comunità Brasiliana, recentemente formatasi, la Messa viene celebrata una volta al mese, la seconda domenica. Nel mese di MARZO è stata celebrata il 12,  alle ore 17 nella chiesa di S. Michele (appena dopo l’ospedale) con l’intervento di don Vito Groppelli, per molti anni missionario in Brasile. Il prossimo appuntamento sarà per domenica 9 aprile, Messa delle Palme (Domingo de Ramos), alla stessa ora.
Sia le messe in lingua spagnola che quelle in lingua portoghese sono aperte a tutti.
 

L’EMANCIPAZIONE DELLA DONNA AFRICANA È ANCORA LONTANA (Africa)

9-3 Le donne sono la spina dorsale dell’Africa. Ma su di esse il continente non investe ancora abbastanza.

Ma andiamo con ordine. Secondo recenti stime, fornite dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), sono le donne africane a sopportare il peso del 70% del lavoro agricolo e a produrre circa il 90% degli alimenti. Sempre secondo l’Ocse, il tasso di attività economica delle donne, che misura quanto partecipano all’offerta del lavoro, è tra i più alti al mondo, con un valore pari a 61,9. Nonostante questo, sono prevalentemente impiegate nel settore informale o occupano posti di lavoro poco qualificati. Ciò è testimoniato anche dai salari che percepiscono, che sono tra i più bassi al mondo.                       L’articolo continua nell’ ALLEGATO

LA VIA CRUCIS DELLA SETTIMANA (Gilberto Borghi)

VIA CRUCISLa corsa alle armi, il lavoro sfruttato dai caporali, i cristiani del Sinai, la morte di DJ Fabo: volti della cronaca degli ultimi giorni in dialogo con la Passione di Gesù

La Via Crucis è meditazione e preghiera sulla Passione di Gesù ma anche cammino di conversione per ciascuno di noi e per il mondo. Per questo vogliamo viverla facendo dialogare la Sua salita al Calvario con alcune storie che la cronaca in questi giorni ci ha posto davanti agli occhi.            La Via Crucis completa nell’  ALLEGATO

IL TRAFFICO DI PROFUGHI HA FRUTTATO AGLI SCHIAVISTI FINO A 5,7 MILIARDI EURO (Ilaria Sesana)

ilaria-sesanaNel 2015 il traffico di migranti verso l’Europa ha generato guadagni per un importo che oscilla tra i 4,7 e i 5,7 miliardi di euro. Anche se nel 2016 si è registrato un calo significativo: circa 2 miliardi di euro. «Un calo in linea con la diminuzione generale dei migranti irregolari arrivati nella Ue», si legge nella relazione pubblicata da Europol a conclusione del primo anno di attività dell’European Migrant Smugling Center, il Centro sul Traffico di Esseri Umani.

 Più di duemila investigazioni internazionali avviate, 17.400 sospetti trafficanti schedati e 490 inchieste per false identità sono i dati che completano il bilancio di questi primi 12 mesi di attività. Il report analizza anche le modalità con cui trafficanti di esseri umani gestiscono il proprio business. Come vere e proprie agenzie di viaggio, pubblicizzano i propri ‘servizi’ nei Paesi d’origine dei migranti usando in maniera aggressiva i social network. Facebook resta il più diffuso e utilizzato, anche se nel corso del 2016 si è registrato un lieve movimento verso altri strumenti, come Telegram.                                                                                                                                                        L’articolo sull’incontro con i migranti continua nell’  ALLEGATO

 

26/02/2017. ANGELUS: AFFRONTARE I PROBELMI CON L’ANIMO GIUSTO

26L’odierna pagina evangelica (cfr Mt 6,24-34) è un forte richiamo a fidarsi di Dio – non dimenticare: fidarsi di Dio – il quale si prende cura degli esseri viventi nel creato. Egli provvede il cibo a tutti gli animali, si preoccupa dei gigli e dell’erba del campo (cfr vv. 26-28); il suo sguardo benefico e sollecito veglia quotidianamente sulla nostra vita. Essa scorre sotto l’assillo di tante preoccupazioni, che rischiano di togliere serenità ed equilibrio; ma quest’angoscia è spesso inutile, perché non riesce a cambiare il corso degli eventi.

  Carissimi Fratelli e Sorelle,

Gesù ci esorta con insistenza a non preoccuparci del domani (cfr vv. 25.28.31), ricordando che al di sopra di tutto c’è un Padre amoroso che non si dimentica mai dei suoi figli: affidarsi a Lui non risolve magicamente i problemi, ma permette di affrontarli con l’animo giusto, coraggiosamente, sono coraggioso perché mi affido al mio Padre che ha cura di tutto e che mi vuole tanto bene.
Dio non è un essere lontano e anonimo: è il nostro rifugio, la sorgente della nostra serenità e della nostra pace. È la roccia della nostra salvezza, a cui possiamo aggrapparci nella certezza di non cadere; chi si aggrappa a Dio non cade mai! È la nostra difesa dal male sempre in agguato. Dio è per noi il grande amico, l’alleato, il padre, ma non sempre ce ne rendiamo conto.
L’Angelus continua nell’  ALLEGATO

IL VOLTO DELLA MISERIA IN GABBIA (Marina Corradi)

8-1Le hanno sorprese a frugare nei cassonetti degli scarti di un supermercato: allora due addetti le hanno rinchiuse nella gabbia metallica dell’area rifiuti, poi col cellulare le hanno riprese e hanno messo il video in rete. Si vedono le due nomadi prigioniere, come animali allo zoo; una di loro urla, mostra una mano ferita, l’altra se ne sta zitta in un angolo.
Nell’audio risuonano le risate dei due dipendenti del supermercato. Un successo: trecentomila visualizzazioni sul web in poche ore, molti i commenti razzisti.

È accaduto a Follonica, nel Grossetano. La direzione del supermercato ha annunciato provvedimenti contro i due, che sono stati denunciati: ipotesi di reato, il sequestro di persona. La Caritas locale ha espresso dolore e sgomento. Il leader della Lega Matteo Salvini invece si è affrettato a dichiarare «solidarietà ai lavoratori », e assistenza legale. Non meraviglia, da parte di uno che pochi giorni fa in Liguria aveva detto che «Ci vuole una pulizia di massa anche in Italia. Una pulizia via per via, quartiere per quartiere, con le maniere forti se serve». Stessa lunghezza d’onda, stesso pubblico: la pancia di un’Italia impoverita, impaurita, che confusamente chiede un capro espiatorio cui addossare le proprie sofferenze. È un meccanismo sociologicamente noto, che si ripete nella storia: quando va male, cercare qualcuno da additare come colpevole.
Un meccanismo sinistro, che vede nella squallida storia di Follonica una piccola ma mesta conferma. Trecentomila visualizzazioni in poche ore per due poveracce che frugavano fra i rifiuti, chiuse in gabbia. Quale Italia sta germinando nella crisi dell’economia e della politica, e nemmeno forse è riconosciuta ancora apertamente dalla società civile?
Mesi fa, a Napoli, al Rione Sanità, chi scrive ha visto una giovane rom che frugava in un cassonetto. Si tirava dietro una vecchia carrozzina per bambini in cui andava accumulando il suo tesoro: rottami, vestiti smessi, scarpe consunte. E con quale tremenda serietà la ragazza soppesava ogni oggetto, e a malincuore scartava. Il volto della miseria degli ultimi, quella era la sua faccia. Ed è quel volto che a Follonica è stato messo in gabbia con grasse risate sopra, come alla fine di una caccia vittoriosa.
Marina CORRADI – Avvenire 25.02.2017