SARÀ UN TRAMEZZINO CHE LI SEPPELLLIRA (Paolo Loscalzo)

LO SCALZOL’altro giorno stavo lavorando al bancone del Libra durante un mezzogiorno, come al solito tanta gente, tutto molto informale, insomma un bell’ambiente per lavorare e fare la pausa pranzo.
Verso fine turno lo vedo entrare e so che sarà un problema. Giacca stazzonata, faccia segnata da una vita sicuramente difficile, lascia l’idea di un uomo che vive in un auto, ha i movimenti rapidi di un predatore spaventato, sul chi vive. Vede che può ordinare senza pagare subito e mi si avvicina. Sorrido.
Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Ha occhi fermi ma stanchi, si vede che avrebbe bisogno di una doccia e di un buon sonno. “Panini, quanto?” Io glielo offrirei volentieri ma ho paura prima di tutto di ferirlo, sono cose delicate che si capiscono solo quando si lavora tanto con le persone, tutti i tipi di persone.. “3 euro” gli dico per andargli incontro “e te lo faccio fare come vuoi”.    Continua nell’ ALLEGATO
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COSA HA FAVORITO LA CRESCITA DEL JIHADISMO IN NIGER? (a cura di S. C. Turrin)

s200_uoldelul.chelati_dirarPer approfondire ciò che sta accadendo in questi ultimi anni in Niger, abbiamo intervistato Uoldelul Chelati Dirar, Professore di Storia e  istituzioni dell’Africa presso l’Università di Macerata (Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali). In questa intervista il prof. Uoldelul Chelati Dirar ci spiega, da un punto di vista storico e sociologico, i motivi che hanno facilitato il  radicamento dei movimenti jihadisti in Niger e nei Paesi limitrofi.
Perché e come il Niger è stato coinvolto nel jihadismo?
Dal punto di vista storico, il jihadismo è un fenomeno in realtà ricorrente. In genere questo elemento non viene preso in considerazione, ma alla fine del ’700 e all’inizio dell’800 del secolo scorso, nella regione saheliana si è manifestata una forma molto simile a quella del  fondamentalismo islamico. Si trattava di una espressione islamica definibile spartana, ma radicale. È stato un fenomeno che già coinvolse un ampio territorio, dall’attuale Senegal alla Mauritana fino al Ciad. Quello del jihadismo è un fenomeno che esiste da tempo e ha una  matrice molto più complessa di quello che normalmente viene descritto.    Continua nell’ ALLEGATO
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CARITAS ITALIANA AUMENTA LA PARTECIPAZIONE IN BANCA ETICA

BANCARaccolta in aumento, prestiti pure, sofferenze contenute: sono alcuni dei dati resi noti ieri da Banca Popolare Etica con la semestrale. Nella prima parte dell’anno la banca ha conseguito un utile netto superiore ai tre milioni di euro, ha erogato prestiti a organizzazioni e imprese per quasi 900 milioni di euro (+5%) e ha visto la raccolta diretta di risparmio arrivare a sfiorare il miliardo e mezzo di euro (+5,9% rispetto a fine anno scorso).
Le sofferenze nette sugli impieghi restano contenute (0,80%) e soprattutto di molto inferiori a quelle medie del sistema bancario. Vicino ai 66 milioni ilcapitale sociale. Bene anche la raccolta indiretta di risparmio attraverso Etica sgr, la società di gestione del Gruppo Banca Etica  leader in Italia nei fondi etici. Per dare sempre più credito a persone, imprese e organizzazioni che lavorano per lo sviluppo sostenibile e  solidale del nostro paese, Banca Etica ha lanciato una nuova offerta di azioni ordinarie di propria emissione. La pubblicazione del prospetto informativo è stata autorizzata da Consob lo scorso 2 agosto e il collocamento – iniziato il 13 agosto 2018 – sarà aperto fino al 31 gennaio 2019.
Le azioni di Banca Etica sono offerte al pubblico al prezzo unitario di 57,50 €, corrispondente al valore nominale pari a Euro 52,50,   maggiorato di un sovrapprezzo di Euro 5,00. Il lotto minimo di adesione per i richiedenti non soci è di minimo 5 azioni. Si può diventare clienti e soci anche via web e smartphone.
Come spiega il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri: “In tutta Europa la finanza etica sta crescendo a ritmo sostenuto. In questi 10 anni, dallo scoppio della più grave crisi finanziaria, economica e sociale dal dopoguerra, sempre più persone e organizzazioni stanno scegliendo intermediari finanziari impegnati per la legalità, lo sviluppo sostenibile e inclusivo, la trasparenza. Banca Etica è l’unico istituto italiano che fa parte del network internazionale di banche sostenibili Global Alliance for Banking on Values ed è anche alla presidenza di Febea   (Federazione Europea Banche Etiche e alternative).
Per poter dare sempre più credito alle imprese e alle persone che hanno progetti innovativi con impatto sociale e ambientale positivo  dobbiamo aumentare il nostro capitale sociale: per ogni 500 € di nuovo capitale possiamo erogare 7.500 € di crediti in più”. E proprio in questi giorni Caritas Italiana ha deliberato di aumentare la propria partecipazione in Banca Etica arrivando a detenere l’1% del capitale sociale, la quota massima che è possibile avere in una banca popolare. “ Caritas è socia e cliente di Banca Etica sin dalle origini per  l’evidente coerenza di vedute e di valori che mettono al primo posto i diritti delle persone e la tutela del creato. La scelta di arrivare all’1% del capitale in questo momento vuole dare concretezza all’impegno per costruire un sistema economico che non sacrifichi le persone e l’ambiente in nome dei profitti di pochi”, dice don Francesco Soddu, direttore Caritas Italiana.   A.D.T. – Avvenire – 27.09.18
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L’ITALIA CRIMINALIZZA IL MODELLO RIACE. MEGLIO CREARE CLANDESTINI…

L’arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano non è solo, come dice Saviano, l’esplicito segnale che l’Italia sta diventando un regime. E’ anche, e forse soprattutto, l’affermazione che l’Italia non vuole stranieri, non solo i migranti clandestini, non solo i migranti economici. Non vuole stranieri, punto e basta.
Anche se gli stranieri in oggetto hanno diritto ad una protezione, anche se hanno un lavoro e si sono integrati, anche se sono accolti, di fatto, dal resto della popolazione, anche se si sono integrati.
Domenico Lucano aveva fatto proprio questo, aveva creato un sistema di accoglienza utilizzando il suo territorio e la sua popolazione. Una dimostrazione che si può. Una dimostrazione che un sistema di accoglienza vero alla fine produce effetti positivi per tutti, per gli autoctoni e per gli stranieri.
Lo stesso Gip ha detto che Domenico Lucano non è accusato di avere avuto un rendiconto personale, dunque il suo arresto è proprio la demolizione di un principio, di un esempio concreto, piccolo, marginale, ma che dimostrava l’utilità dell’accoglienza.
Qualcuno potrà dire che se si facesse così in tutt’Italia avremmo un paese che cambia identità, che perde la sua storia, la sua cultura e le sue tradizioni. Pericolo inesistente: i
numeri degli arrivi di stranieri sono così trascurabili rispetto alla popolazione totale che chi paventa questo rischio lo fa per evidenti ragioni politiche. Anzi, se il modello Riace fosse stato replicato probabilmente l’immigrazione e i migranti sarebbero oggi meno visibili, sarebbero meno un problema, si sarebbero trasformati in cittadini che pagano le tasse, di cui il paese ha tanto bisogno e le pensioni degli autoctoni che sono in buona parte pensionati.
Invece no. Si è voluto demolire e criminalizzare un sistema che funzionava e lo si è fatto con un provvedimento antistorico. Con una logica che dice che è meglio avere stranieri clandestini piuttosto che stranieri inseriti. Meglio poi se quei clandestini esasperati da anni
di attesa documenti delinquono o sono insofferenti. Si potrà dire che vadano a casa loro. E si potrà lodare (e votare) chi ha fatto dei rimpatri un tema su cui raccogliere voti.    Raffaele MASTO – Buongiorno Africa – 03.10.2018
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OGNI GIORNO, DA QUEL 17 SETTEMBRE FACCIO IL NUMERO DI P. GIGI… (Padre Mauro Armanino)

ARMAMINOMi risponde un messaggio registrato di Moov, l’operatore telefonico del Niger… “Il numero che avete chiamato non è disponibile. Moov nel Sahel”. Una voce di donna risponde esattamente così. Dopo aver composto il numero dell’amico p. Gigi, ostaggio, la voce di donna aggiunge che la chiamata sarà notificata.
È dal passato lunedì 17 settembre alle 22 ora locale che si ripete la stessa risposta automatica femminile. Si tratta della compagnia  telefonica Moov, attiva, assieme ad altre nel Niger e dintorni. Come altre fa promozioni di vendita e promette abbuoni ogni martedì e venerdì.
Solo che il cliente è stato preso come ostaggio un lunedì, nessun premio, abbuono o sconto. In questo Moov, nella sua pubblicità, aveva visto giusto. “Moov No Limit”, si erano definiti, senza limiti. Nel nostro Sahel, da tempo ormai, i limiti sono stati superati . Traffici, commerci, terrorismo, bande armate dal sapore “comunitario-etnico” e risposte ancora più armate. E, infine, la definizione di criminali attribuita ai migranti irregolari, illegali, clandestini e dunque da insabbiare da qualche parte nella storia odierna del Sahel.
Il numero che avete chiamato non è disponibile. La vostra chiamata sarà notificata, conclude la voce di donna con la stessa convinzione. Il numero chiamato non è disponibile da quasi due settimane.      Continua nell’ ALLEGATO
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ERUZIONE VULCANICA DOPO TERREMOTO E TSUNAMI. L’INTERVENTO DELLA CARITAS

indonesiaVenerdì 27 settembre un terremoto del 7.4 della scala Richter ha colpito la regione del Sulawesi in Indonesia, in particolare le zone di Palu, Manuju e Donggala. ll sisma, avvenuto in più aree, ha anche innescato uno tsunami che ha colpito le coste con onde alte fino a 6 metri
.
Le scosse sono poi continuate durante la notte (più di 30 volte), non permettendo agli sfollati di rientrare nelle loro case e lasciandoli completamente al buio e senza contatti telefonici o di internet. È stato un terremoto più forte di quello avvenuto due mesi fa sull’isola di Lombok
Papa Francesco, nell’Angelus di domenica 30 settembre , ha espresso vicinanza alle popolazioni colpite da un forte maremoto e ha invitato a pregare per i nostri fratelli dell’isola di Sulawesi.     Continua nell’ ALLEGATO
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FESTA DEGLI ANGELI CUSTODI (Paolo CURTAZ)

curtaz_25600«Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angelinei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». Mt 18,1-5.10
Ci sono gli angeli grandi, quelli delle grandi azioni e delle grandi battaglie. E quelli piccoli, nascosti, del quotidiano. Sono gli angeli custodi che oggi ricordiamo. Come per gli arcangeli, togliere gli angeli dalla Scrittura, purificarla da tutte quelle pagine che a noi uomini maturi e smaliziati fanno sorridere, significa tradire pesantemente la logica di Dio.
Come già vi ho detto, non ho nessun problema a credere che esista una dimensione nello spirito che mi supera e che non riesco a capire o a contenere con la mia intelligenza.
Gli angeli, puri spiriti creati da Dio, ci sostengono e ci aiutano nel nostro percorso di vita, nel nostro cammino di fede. Noi crediamo che ognuno di noi viene affidato alle cure amorevoli di un angelo.
Angeli custodi con personalità e caratteri diversi e – spero – meno zuccherosi delle improbabili rappresentazioni di fine Ottocento. Il problema di fondo è che restano disoccupati, il più delle volte perché non solo non rivolgiamo mai loro la parola, ma neppure ci passa per la testa di prestare loro attenzione… Se non ve ne siete mai accorti è perché non lo lasciate lavorare! Scherzo sempre quando incontro qualche
parrocchiano scampato ad un incidente e gli dico: «So che il tuo angelo custode è in ospedale in prognosi riservata!».
Provate, ad esempio, prima di un colloquio delicato che vi mette a disagio a chiedere al vostro angelo di contattare l’angelo della persona in questione, per mettersi d’accordo e agevolare l’incontro… Oppure provate a invocarlo quando dovete fare delle scelte difficili e non riuscite a decidervi per il meglio. O, ancora, a chiamarlo in causa prima di un viaggio (poi, mi raccomando, guidate con prudenza!). Accorgerci dell’angelo significa davvero aprirci ad una dimensione dello Spirito inattesa…
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HADDAD AL GOVERNO, LULA AL POTERE (Claudia FANTI)

ADISTABrasile
La strategia del PT per rendere «il popolo di nuovo felice» (da Adista)
Non è bastata la pioggia di ricorsi presentati dai legali di Lula al Tribunale superioreelettorale e alla Corte Suprema né un nuovo e ancor più incisivo pronunciamento del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che ha ribadito l’obbligatorietà per il Brasile di garantire l’immediato esercizio dei diritti politici dell’ex presidente: la corsa di Lula alla presidenza del Paese si è definitivamente infranta contro la giustizia golpista, secondo un copione che era già stato scritto al momento della farsa giudiziaria allestita dal giudice Sergio Moro e dal Tribunale di appello di Porto Alegre.
Eppure, l’obbligata rinuncia di Lula a candidarsi alle presidenziali del 7 ottobre non ha il sapore della sconfitta, ma solo quello di un momentaneo arretramento. Per l’ex presidente,per il PT (Partito dei Lavoratori), per le forze progressiste e di sinistra è insomma l’ora della cosiddetta «strategia Perón»: il metodo, cioè, impiegato con successo da Juan Domingo Perón nel 1973, quando, dal suo esilio in Europa, sostenne con forza l acandidatura di Héctor Cámpora alla presidenza dell’Argentina, con lo slogan «Cámpora al governo, Perón al potere» (dopo la vittoria, Campora si sarebbe dimesso proprio per permettere a Perón di assumere la guida del Paese).     Continua nell’ ALLEGATO
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LA CHIESA NON CRESCE PER PROSELITISMO, MA PER ATTRAZIONE (Papa FrancescoAngelus 30/09/18)

1. papa-francesco-4Il Vangelo di questa domenica (cfr Mc 9,38-43.45.47-48) ci presenta uno di quei particolari molto istruttivi della vita di Gesù con i suoi discepoli. Questi avevano visto che un uomo, il quale non faceva parte del gruppo dei seguaci di Gesù, scacciava i demoni nel nome di Gesù, e perciò volevano proibirglielo.

Giovanni, con l’entusiasmo zelante tipico dei giovani, riferisce la cosa al Maestro cercando il suo appoggio; ma Gesù, al contrario, risponde: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi» (vv. 39-40).
Giovanni e gli altri discepoli manifestano un atteggiamento di chiusura davanti a un avvenimento che non rientra nei loro schemi, in questo caso l’azione, pur buona, di una persona “esterna” alla cerchia dei seguaci.     Continua nell’ ALLEGATO

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LE CHIESE DI NIAMEY UNITE NELLA PREGHIERA PER LA LIBERAZIONE DI P. GIGI

immagini.quotidiano.netCi scrive p. Vito GIROTTO per dirci che il vescovo della diocesi di Niamey ha chiesto ai cristiani che durante tutte le messe si preghi per la liberazione di p. Gigi, con queste parole:
Dio nostro Padre, tu ci hai chiamato alla libertà, e tuo Figlio Gesù si è sottomesso alla nostra condizione umana sofferente per togliere il peccato del mondo, accorda al tuo servo Pier Luigi, prigioniero nelle mani dei suoi rapitori, di ritrovare quella piena libertà che tu hai voluto donare a tutti i tuoi figli. E dài a questo nostro tempo la grazia della tua pace, per Gesù Cristo nostro Signore. Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, soccorrici. San Michele Arcangelo, difendici.”

Altre iniziative dei cristiani del Niger che ci segnala p. Vito:

  • I cristiani della Missione di p. Gigi, Bomoanga, hanno organizzato un pellegrinaggio sulla collina che sovrasta il villaggio, sopra il quale è stata eretta una croce;
  • a Makalondi due giovani pastori protestanti faranno una preghiera ecumenica per p. Gigi insieme ai cattolici.

Ricordiamo che i musulmani del Niger si sono uniti ai cristiani nella preghiera per la liberazione di p. Gigi, e hanno lanciato un appello affinché i suoi rapitori, seguendo il vero insegnamento dell’Islam, cessino ogni violenza e rispettino i diritti di ogni persona. Il manifesto del Comitato Interreligioso del Niger, che chiede la liberazione immediata e senza condizioni di p. Gigi, è affisso in varie parti della città e in vari edifici pubblici e privati, per invitare tutti a unirsi a questa campagna di preghiera e di pressione sui rapitori.
P. Vito, missionario SMA originario della diocesi di Padova, è il Parroco di Makalondi, che dista pochi km da Bomoanga. Come tutti gli altri preti e suore di quella zona, è trattenuto a Niamey, la capitale, per ragioni di sicurezza. Ma attraverso i suoi collaboratori e catechisti continua a seguire la sua comunità, e ad incoraggiare i suoi cristiani in questi momenti di prova.   Padre Walter MACCALLI

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