PAPA FRANCESCO ED I DIRITTI UMANI (José María Castillo)

3a. Diritti umaniLa decisione di papa Francesco, secondo la quale le persone omosessuali possono contrarre un matrimonio civile, dal momento che il diritto canonico (can. 1055) definisce il suddetto matrimonio come “l’unione di un uomo e una donna per tutta la vita”, è stata una delle grandi notizie del momento, in un mondo così convulso per notizie sensazionali, come stiamo vivendo.

Come è logico, la decisione ha interessato soprattutto le persone omosessuali. Ma, se questa questione viene pensata con più calma, possiamo e dobbiamo dire che stiamo vivendo un evento che trascende il problema dell’omosessualità. Questo certamente. Ma non solo e non principalmente questo. Senza esagerare in alcun modo, possiamo affermare con certezza che stiamo assistendo al superamento della stagnazione che la Chiesa si trascina da quando nel sec. XVIII è stata superata dall’Illuminismo.
Infatti, che si creda o no, la Chiesa è stata emarginata nella società e nella cultura moderna a partire dall’evento della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789-1791). Dichiarazione alla quale papa Pio VI il 29 marzo 1790 si oppose fermamente in un’assemblea di cardinali, nella quale il papa affermò che i diritti umani erano un attacco e una ferita che si facevano alla religione ed ai diritti della Santa Sede. E così il papato restò fermo da Pio VI nel 1790, fino a Pio X nel 1906.            Continua nell’ ALLEGATO

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NON RIDUCIAMO CARLO ACUTIS A UN SANTINO OLEOGRAFICO! (Alessandro Di Medio)

È mol4a. Carlo-Acutisto importante che gli adolescenti e i giovani conoscano questo ragazzo che ora è in Cielo. È altrettanto importante, però, che possano sentirlo vicino, che possano cioè vedere in lui una possibilità di santità per loro. Il che non avverrà, se chi ne parla nella Chiesa lo ridurrà a un santino oleografico da leggenda aurea cinquecentesca.

Ho avuto la fortuna di trovarmi ad Assisi lunedì 12 ottobre, giorno dell’inaugurazione della memoria liturgica del beato Carlo Acutis, giorno corrispondente al suo trapasso da questo mondo al Cielo. Con una manciata di ragazzi domenica pomeriggio abbiamo preso e siamo partiti, per vedere, incontrare, quanto di questo ragazzo santo è ancora qui, mentre lui, la sua persona giunta alla piena fisionomia di figlio di Dio, si trova davanti al Padre.
È molto importante che gli adolescenti e i giovani conoscano questo ragazzo che ora è in Cielo;
è altrettanto importante, però, che possano sentirlo vicino, che possano cioè vedere in lui una possibilità di santità per loro.
Il che non avverrà, se chi ne parla nella Chiesa lo ridurrà a un santino oleografico da leggenda aurea cinquecentesca.
Se tu prendi un quindicenne che ha vinto la paura della morte, e lo riduci alla descrizione delle sue devozioni, in che modo egli potrà essere significativo per i suoi coetanei di oggi? In che modo un adolescente del 2020, la cui anima è perennemente tartassata da violenza, pornografia, assenze parentali, esposizione ai consumi, accelerazione dell’esperienza può ritrovarsi nell’esempio di Carlo Acutis, se di quest’ultimo si insiste solo sul fatto che diceva sempre il rosario?            Continua nell’ ALLEGATO

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Il Centro Missionario informa…

A – LE TESTIMONIANZE DEI MISSIONARI SUL NOSTRO CANALE YOUTUBE

CONSIGLIAMO LA VISIONE
TESSITORI DI FRATERNITÀ
A conclusione del Mese Missionario una breve sintesi del nostro impegno di Tessitori di Fraternità.

https://youtu.be/ykPH-UwTbHE

Iscriviti al canale di youtube del “Centro Missionario Diocesi di Crema”, per essere avvisato ad ogni pubblicazione di un nuovo video. Link: https://www.youtube.com/channel/UCV1dJoWbFRA2sSAwpJTBpxg

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B- GUATEMALA CHIAMA CREMA

Fino ad ora la risposta delle nostre Comunità è stata molto generosa. Infatti al 30 ottobre erano stati raccolti 31.600 euro. Come Centro Missionario abbiamo già provveduto ad inviare a mons. Rosolino Bianchetti 30.000 euro, che sono stati immediatamente impiegati nell’acquisto dei generi alimentari sopra indicati. Inutile dire che mons. Rosolino ringrazia con immenso affetto tanta generosità e ci comunica che, non appena possibile, ci invierà una precisa rendicontazione degli aiuti ricevuti.
GRAZIE A TUTTI!

Nuovo Documento di Microsoft Office Word-1 

LA RACCOLTA CONTINUA ……

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

credo che sia un grande privilegio per tutti noi qui presenti  partecipare a questa Veglia Missionaria che per la nostra Diocesi assume un valore che definirei storico.
Quante volte ci siamo amaramente  dati appuntamento per il 17 del mese successivo per ricordare insieme e pregare per la liberazione di padre Gigi Maccalli ed oggi, vigilia della Giornata missionaria mondiale (la 94a per la precisione) ci ritroviamo a festeggiare e ringraziare il Signore per la sua liberazione e a ricordare il primo anniversario della beatificazione di Padre Alfredo Cremonesi. Se la Giornata missionaria è la festa della missione, non si poteva scegliere giorno migliore per ricordare questi splendidi avvenimenti.
Siamo perfettamente consapevoli che la liberazione di Padre Gigi non è opera nostra, tuttavia un po’ ci appartiene se  non altro per la costanza e la forza con le quali l’abbiamo desiderata. La nostra fede non è mai venuta meno, anche quando la ragione ci era contro, e possiamo dire di aver sperato contro ogni speranza,
Ma ciò che ha caratterizzato questi nostri sentimenti e queste nostre azioni è la coralità. Una coralità che, superando campanilismi e particolarismi atavici, ha saputo costruire una catena di preghiere e di riflessioni davvero profonde e unitarie. Il rapimento di padre Gigi, come gli ho detto scherzosamente al telefono ieri mattina, ha compiuto il miracolo di farci sentire un cuore solo e un’anima sola, recuperando un senso di appartenenza diocesana e territoriale davvero ammirevole ed encomiabile. In questo modo tutta una comunità ha tessuto intorno al nostro missionario una grande coperta di fraternità.          Continua nell’ ALLEGATO

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PAGHIAMO LE TASSE E SIAMO TESTIMONI DEL VANGELO (Angelus – 18-10-2020)

1a. AngelusIl Vangelo di questa domenica (cfr Mt 22,15-21) ci mostra Gesù alle prese con l’ipocrisia dei suoi avversari. Essi gli fanno tanti complimenti – all’inizio, tanti complimenti – ma poi pongono una domanda insidiosa per metterlo in difficoltà e screditarlo davanti al popolo. Gli chiedono: «È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» (v. 17), cioè pagare le tasse a Cesare. A quel tempo, in Palestina, la dominazione dell’impero romano era mal tollerata – e si capisce, erano degli invasori – anche per motivi religiosi. Per la popolazione, il culto dell’imperatore, sottolineato anche dalla sua immagine sulle monete, era un’ingiuria al Dio d’Israele. Gli interlocutori di Gesù sono convinti che non ci sia un’alternativa alla loro interrogazione: o un “sì” o un “no”. Stavano aspettando, proprio perché con questa domanda erano sicuri di mettere Gesù all’angolo e farlo cadere nel tranello. Ma Egli conosce la loro malizia e si svincola dal trabocchetto. Chiede loro di mostrargli la moneta, la moneta delle tasse, del tributo, la prende tra le mani e domanda di chi sia l’immagine impressa. Quelli rispondono che è di Cesare, cioè dell’imperatore. Allora Gesù replica: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (v. 21).
Con questa risposta, Gesù si pone al di sopra della polemica. Gesù, sempre al di sopra. Da una parte, riconosce che il tributo a Cesare va pagato – anche per tutti noi, le tasse vanno pagate – perché l’immagine sulla moneta è la sua; ma soprattutto ricorda che ogni persona porta in sé un’altra immagine – la portiamo nel cuore, nell’anima –: quella di Dio, e pertanto è a Lui, e a Lui solo, che ognuno è debitore della propria esistenza, della propria vita.                                          Continua nell’ ALLEGATO

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CONDIVIDERE PERCHÈ ABBIAMO IMPARATO ANCHE NOI A SOFFRIRE

MIZZOTTIEssere incatenati dal virus e non poter condividere le ansie e le paure della “mia gente” che in Perù sta affrontando le conseguenze di una pandemia che non lascia scampo. E tuttavia si ripete il miracolo dei poveri che aiutano i poveri. Questo il senso dell’intrervento di padre Mizzotti alla Veglia missionaria.

Giona: ascolta la chiamata, la rifiuta e fugge.
Paolo: ascolta la chiamata, l’accoglie, e si rende disponibile per la missione.
Ma c’è anche una terza situazione, la mia: ho ascoltato la chiamata, mi son reso disponibile, ma vivo l’impossibilità della missione…
Domenica scorsa ho avuto la fortuna e la gioia di celebrare nella Messa delle 10 con la comunità di Madignano la liberazione di P. Gigi Maccalli.
Nel collegamento telefonico con lui che salutava la sua comunità riunita, son riuscito a dirgli, cercando di scherzare, ma con il magone in gola: “P. Gigi, abbiamo pregato tanto per la tua liberazione. Adesso ti chiedo di pregare anche tu per la mia liberazione da questa prigionia qui in Italia dove un virus mi tiene incatenato…”.
Un virus esterno, il coronavirus… con tutte le difficoltà e limitazioni,viaggi compresi, che ci impone…
Ma c’è anche un altro virus che mi rode dal di dentro: il desiderio, o meglio il bisogno urgente di ritrovarmi con la mia gente del Perù, il bisogno urgente di rivedermi in mezzo alla mia gente, il bisogno urgente del caldo abbraccio della mia gente (sempre e quando il coronavirus lo permetta)…          Continua nell’ ALLEGATO

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LA FORZA DELLA PREGHIERA È STATA LA CHIAVE DELLA LIBERTÀ

3a. P. Gigi MaccalliTestimonianza di padre Gigi Maccalli registrata e trasmessa durante la Veglia missionaria del 17 ottobre 2020. Due anni di grande silenzio e di grande tristezza, ma anche di tanta preghiera e contemplazione. E alla fine quanta gioia! Un appello a non dimenticarci delle donne e degli uomini che ancora sono ostaggio dei rapitori.

Proprio oggi 17 ottobre sono 25 mesi esatti del mio rapimento/sequestro ad opera di un gruppo jihadista affiliato ad Al Qaeda. Tutto è cominciato il 17 settembre 2018. Da quel giorno avete organizzato in diocesi Veglie di preghiera e marce per implorare da Dio la mia liberazione. Sono stato sorpreso e edificato nell’apprenderlo. Mi ha profondamente commosso la vostra fedeltà e perseveranza. La provvidenza vuole che proprio oggi, 17 ottobre 2020, sia il giorno G della Veglia della Giornata Missionaria Mondiale e io sono finalmente libero! Anche se sono ostaggio della quarantena del Covid-19 che mi tiene sequestrato in casa per 14 giorni. Ma sono di cuore con voi in Duomo. Grazie a Dio e grazie a voi tutti per la preghiera di intercessione. E perdonate il mio ardire, oso chiedervi di continuare a pregare per la liberazione degli altri ostaggi che sono ancora in mano dei loro rapitori. Ce ne sono altri sei in Mali, tra cui una donna: suor Gloria Cecilia Narvaez, colombiana, da quasi quattro anni, a febbraio prossimo, prigioniera dello stesso gruppo che mi ha sequestrato me e soffre di disturbi psicologici e rischia di cadere nella follia.
La forza della preghiera l’abbiamo sperimentata: Dio ha esaudito il nostro grido di aiuto, quante volte ho ripetuto: “Oh Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto, presto – ripetevo – presto”. È stata lunga un’attesa infinita, ma è finita grazie a Dio! Sono più che convinto, anzi credo fermamente, che la preghiera insieme sia il filo migliore per tessere la tela della fraternità universale. Ci si salva insieme, mano nella mano.                      Continua nell’ ALLEGATO

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RIUSCIREMO A TRASMETTERE ALLE NUOVE GENERAZIONI QUESTO DESIDERIO DI MISSIONE? (Vescovo Daniele)

doc1-1La grazia di aver conosciuto e collaborato con le missioni, il valore dalla salvezza che sia di Giona, di S. Paolo o di P. Gigi, perché la missione possa continuare, la speranza che le nuove generazioni raccolgano il testimone di una tradizione missionaria ricchissima come la nostra sono stati i temi toccati dal vescovo Daniele durante il suo intervento alla Veglia missionaria.

Sono venuto qui, questa sera, senza aver preparato un intervento previo. Volevo anch’io mettermi soprattutto in ascolto. I due testi sui quali è intessuta questa veglia – il racconto di Giona e quello del naufragio di Paolo, nel penultimo capitolo degli Atti degli Apostoli – mi sono molto cari e li ho meditati tante volte; ma ho preferito venire qui anzitutto con il desiderio di ascoltare i testi proposti, e le testimonianze dei nostri missionari. E forse farei bene a fermarmi proprio qui: dopo l’ascolto di padre Giuseppe Mizzotti, e dopo la testimonianza di padre Gigi Maccalli, farei meglio a tacere… Corro comunque il rischio di proporvi tre pensieri intrecciati tra di loro un po’ malamente, a partire da un’annotazione autobiografica.

  1. Nella mia diocesi di origine, quella di Reggio Emilia – Guastalla, ho avuto la grazia – perché tale la considero – di conoscere l’attività missionaria sia della diocesi stessa, sia dei missionari originari della diocesi, operanti in istituti missionari. Ho avuto anche la grazia di contribuire a questa attività con il mio piccolo, piccolissimo mattone: e anche questo lo considero un grande dono.         Continua nell’ ALLEGATO      

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NESSUNO SI SALVA DA SOLO – APPELLO DI PACE (La Redazione)

5a. Mattarella PaceÈ il comune messaggio firmato al termine dell’incontro internazionale “NESSUNO SI SALVA DA SOLO” svoltosi a Roma martedì 20 ottobre. Promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, ha visto la partecipazione, oltre che di papa Francesco, anche del patriarca Bartolomeo I insieme a rappresentanti di Islam, ebraismo e buddismo. Presente il Presidente Mattarella, è stato trasmesso un videomessaggio di Ursula von der Leyen. Sono state ricordate le vittime della pandemia e di tutte le guerre.

 Convenuti a Roma nello “spirito di Assisi”, spiritualmente uniti ai credenti di tutto il mondo e alle donne e agli uomini di buona volontà, abbiamo pregato gli uni accanto agli altri per implorare su questa nostra terra il dono della pace. Abbiamo ricordato le ferite dell’umanità, abbiamo nel cuore la preghiera silenziosa di tanti sofferenti, troppo spesso senza nome e senza voce. Per questo ci impegniamo a vivere e a proporre solennemente ai responsabili degli Stati e ai cittadini del mondo questo Appello di Pace.
In questa piazza del Campidoglio, poco dopo il più grande conflitto bellico che la storia ricordi, le Nazioni che si erano combattute strinsero un Patto, fondato su un sogno di unità, che si è poi realizzato: l’Europa unita. Oggi, in questo tempo di disorientamento, percossi dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, che minaccia la pace aumentando le diseguaglianze e le paure, diciamo con forza: nessuno può salvarsi da solo, nessun popolo, nessuno!                                 Continua nell’ ALLEGATO

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