FOCOLAIO A MONDRAGONE, TENSIONE TRA COMUNITÀ BULGARA E ITALIANA (Antonio Maria Mira)

Emergenza Coronavirus: Mondragone NA, proteste tra i residenti del Focolaio in cui vi sono 49 contagiati asintomatici e la cittadinanzaNella notte incendiato un pulmino degli immigrati. La “zona rossa” non ferma lo sfruttamento dei braccianti

Continua a restare alta la tensione a Mondragone dove quattro palazzi nei quali vive una comunità bulgara, sono stati dichiarati zona rossa per il Covid-19. Prima fino al 30 giugno e ora fino al 7 luglio. Dopo più di settecento tamponi i positivi sono risultati 49. Ma a preoccupare è il clima che si è creato. Una gravissima conferma la scorsa notte, quando è stata lanciata una bottiglie incendiaria contro il pulmino di un bulgaro, proprio sotto il palazzi ex Cirio, palazzi del degrado, dell’emarginazione e dello sfruttamento. Un fatto gravissimo, malgrado la forte presenza delle forze dell’ordine, alle quali si stanno aggiungendo il militari dell’Esercito inviati dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

E su questo clima torna a parlare il vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Orazio Francesco Piazza che tre giorni fa aveva invitato ad evitare “atteggiamenti xenofobi”. “Purtroppo – ci dice – quello che temevo è accaduto. Ora – è la sua proposta – spero che si faccia un tavolo di confronto per cercare di orientare gli sviluppi, evitando che la situazione sia gestita da forze sbagliate. E mi riferisco a ambienti illegali. È questo mondo dell’illegalità a soffiare sul fuoco”.      Continua nell’ ALLEGATO

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RAZIA SULTANA, AVVOCATA DELLE DONNE ROHINGYA (Antonella Mariani)

4a. Razia SultanaRazia Sultana è un’avvocata musulmana ed è nata in Myanmar. Appartiene però alla minoranza Rohyngya e per questo ha scelto di vivere in Bangladesh, dove si occupa di aiutare le donne del suo popolo, emarginate, cacciate, violentate.

«Come si può, da donna, raccogliere le testimonianze di bambine e madri stuprate e mutilate per una precisa strategia di guerra, e restare salde? Come si può reggere a tutta quella pena?»

All’avvocata Razia Sultana lo chiedono sempre e lei risponde che «sì, è doloroso, ma qualcuno le deve fare. Devo aiutare il mio popolo, abbiamo bisogno di giustizia». Razia Sultana ha 47 anni, è diventata avvocata da adulta perché studiare per una ragazza musulmana della minoranza Rohingya è un’impresa eroica. Nata nello Stato Rakhine, nel nord di Myanmar (ex Birmania), è tra le poche esuli che gode di cittadinanza bengalese, ereditata dal padre commerciante. Vive a Chittagong, in Bangladesh, e batte palmo a palmo i dedali fangosi di Cox’s Bazar, 150 chilometri più a sud, l’enorme campo profughi affacciato sul Golfo del Bengala, dove un milione di musulmani Rohingya si sono ammassati negli ultimi anni, cacciati dall’esercito birmano dai loro insediamenti nelle zone di confine. Il suo lavoro è aiutare le donne attraverso l’associazione che ha fondato nel 2017, la Rohingya Women Welfare Society: alfabetizzazione, sostegno psicologico, accesso a cure sanitarie, protezione dai matrimoni precoci e dalla tratta.    Continua nell‘ ALLEGATO 

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STORIA DI GIORGIO MARINCOLA, PARTIGIANO NERO (Giovanni Pigatto)

5a. Giorgio MarincolaLa settimana scorsa la scrittrice Igiaba Scego ci dava alcuni suggerimenti sul come comportarci con quei monumenti che, in qualche modo, celebrano la memoria di comportamenti che consideriamo razzisti, evitando di cadere in una furia distruttiva  che finisce per negare la storia stessa. L’articolo che pubblichiamo si pone a metà strada tra completare un’informazione e costruire monumenti riparativi, portando alla luce una pagina di storia che ci fa bene e va conosciuta.

.Si discute molto nel mondo sul significato della storia e dei simboli che sono sparsi in tutte le nostre città in seguito alle proteste scoppiate negli Stati Uniti per l’uccisione di George Floyd. Negli USA sono soprattutto i simboli della conquista europea del Nuovo Mondo a essere prese maggiormente di mira, ma le proteste sono arrivate anche in Europa. E sono finiti nel tritacarne simboli della colonizzazione in Africa: a Bruxelles si discute sulla rimozione della statua di re Leopoldo II, a Bristol la statua del mercante di schiavi Edward Colston è stata gettata nel fiume, a Milano è stata imbrattata la statua di Indro Montanelli. Alcuni avvenimenti terribili della nostra storia più o meno recente non si cancellano abbattendo questa o quella statua: piuttosto sarebbe bene interrogarsi sui motivi per cui si è deciso nei secoli di tributare onori a personaggi o avvenimenti oscuri della storia.         Continua nell’  ALLEGATO

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Il Centro Missionario informa…

NOTIZIE IN BREVE, DA CREMA AL GUATEMALA

AVVISO DI RI-APERTURA
Dopo mesi di chiusura forzata, anche il Centro Missionario e l’Ufficio Migrantes riaprono i battenti. Era ora, dirà qualcuno… È ora diciamo anche noi, contenti di rimetterci a disposizione di tutti coloro che ci cercano, hanno bisogno di noi, vogliono avere informazioni. Anche noi abbiamo bisogno di VOI, cari Amici delle Missioni e dei Migranti, affinché il servizio che ci sforziamo di offrire sia completo.
Gli orari sono quelli di sempre:
martedì e giovedì → ore 15 – 18
sabato                   → ore 9 – 12
Grazie della fiducia e arrivederci a presto.

Nuovo Documento di Microsoft Office Word-1PROGETTO COVID GUATEMALA
La Campagna in favoredel Guatemala è partita bene. Al 25 giugno erano stati raccolti euro 10.170,21.  LA CAMPAGNA PER IL GUATEMALA CONTINUA!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il Centro Missionario informa…

Anniversario p. FedericoANNIVERSARIO SACERDOTALE

Riceviamo dall’Uruguay e volentieri pubblichiamo…
Salutiamo il P. Federico Bragonzi, sacerdote “fidei donum”, parroco de la Parroquia Nuestra Señora de Lourdes y San Eugenio del Delta del Tigre (Ciudad del Plata) e della Cappella San Giovanni Battista di Ismael Cortinas, che oggi celebra i suoi 47 anni di ministero sacerdotale. P. Federico fu ordinato sacerdote nella Cattedrale di Crema (Italia) dedicata all’Assunzione della Vergine Maria il 28 giugno del 1973 dalle mani de Mons. Carlo Manziana, XXVI Vescovo della Diocesi di Crema (1963 – 1981).

Ci uniamo anche noi, come diocesi di Crema, all’Augurio sincero dei fratelli uruguayani, profondamente colpiti e ammirati del grande affetto che ci lega.

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Untitled

0001a. Croce BomoangaCROCE STRAPPATA DALLA COLLINA NON DALLA TERRA
La croce, alta e in ferro, si vedeva dal villaggio, fino a due settimane fa.
L’altro venerdì sono saliti attrezzati sulla collina e hanno divelto la croce, che era solidamente avvitata al cemento tramite bulloni a prova di ruggine.
Secondo le testimonianze raccolte, la croce di ferro era stata fissata nel 1995, anno dell’erezione della parrocchia.
Proprio quella dove è stato rapito padre Pierluigi Maccalli nel settembre del 2018.
Portare via padre Gigi è stato anche svellere la croce dal territorio nigerino di Bomoanga, sperduto nella savana di confine, a metà del nulla.
La croce strappata è allora il simbolo di quanto si cerca di strappare a ogni costo dal cuore della gente:
la fede vissuta nel Vangelo che libera.
Ma i contadini sono pazienti e sanno bene che la croce è scritta sulla terra e nessuno potrà più portarla via.

 

                                                                               Padre Mauro ARMANINO – Niamey – Niger

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Enrico e le Commissioni Missionaria e Migrantes

Carissime, Carissimi,

l’abbattimento della croce di Bomoanga si ricollega a un tema oggi molto attuale da noi: quello delle STATUE. Infatti qualcosa di simile sta avvenendo in Occidente con l’abbattimento, a furor di popolo, di statue che ritraggono personaggi storici ritenuti colpevoli di razzismo. L’ondata è arrivata anche in Italia ed ha investito la statua del giornalista Indro Montanelli che, quando negli anni trenta era in Africa al comando di un battaglione di Ascari, aveva con sé una bambina di 12 anni, comprata, costretta al concubinaggio forzato. Che fare?
A dire il vero non è un problema nuovo e ce ne parla in un ricco articolo comparso su Internazionale la scrittrice italiana di origini somale Igiaba Scego https://www.internazionale.it/opinione/igiaba-scego/2020/06/09/tracce-passato-colonialismo-razzismo-fascismo
Alla vigilia delle Olimpiadi di Roma del 1960 Gianni Rodari scrisse per il quotidiano Paese Sera un pezzo dal titolo “Poscritto per il Foro”. Era sulle scritte al Foro Italico che inneggiano al fascismo, un’epoca ancora piuttosto recente nei tempi in cui Rodari firmava il suo articolo.
«Si vogliono lasciare le scritte mussoliniane? Va bene. Ma siano adeguatamente completate. Lo spazio, sui bianchi marmi del Foro Italico, non manca. Abbiamo buoni scrittori per dettare il seguito di quelle epigrafi e valenti artigiani per incidere le aggiunte».
Per Rodari le aggiunte dovevano riguardare il dolore che il fascismo aveva inflitto. Un dolore che andava ricordato per non ripetere più un obbrobrio del genere. Completare quindi, per non soccombere.       Continua nell’ ALLEGATO

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NON SI PUÒ PARTECIPARE ALL’EUCARISTIA SENZA IMPEGNARSI NELLA FRATERNITÀ (Angelus 14-06-2020)

1a. AngelusOggi, in Italia e in altre Nazioni, si celebra la solennità del Corpo e Sangue di Cristo, il Corpus Domini. Nella seconda Lettura della liturgia odierna, San Paolo risveglia la nostra fede in questo mistero di comunione (cfr 1Cor 10,16-17). Egli sottolinea due effetti del calice condiviso e del pane spezzato: l’effetto mistico e l’effetto comunitario.
Dapprima l’Apostolo afferma: «Il calice della benedizione che noi benediciamo non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo?» (v. 16). Queste parole esprimono l’effetto mistico o possiamo dire l’effetto spirituale dell’Eucaristia: esso riguarda l’unione con Cristo, che nel pane e nel vino si offre per la salvezza di tutti. Gesù è presente nel sacramento dell’Eucaristia per essere il nostro nutrimento, per essere assimilato e diventare in noi quella forza rinnovatrice che ridona energia e ridona voglia di rimettersi in cammino, dopo ogni sosta o dopo ogni caduta. Ma questo richiede il nostro assenso, la nostra disponibilità a lasciar trasformare noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire; altrimenti le celebrazioni eucaristiche a cui partecipiamo si riducono a dei riti vuoti e formali. Tante volte qualcuno va a messa perché si deve andare, come un atto sociale, rispettoso, ma sociale. Ma il mistero è un’altra cosa: è Gesù presente che viene per nutrirci.
Il secondo effetto è quello comunitario ed è espresso da San Paolo con queste parole: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo» (v. 17). Si tratta della comunione reciproca di quanti partecipano all’Eucaristia, al punto da diventare tra loro un corpo solo, come unico è il pane che si spezza e si distribuisce. Siamo comunità, nutriti dal corpo e dal sangue di Cristo.      Continua nell’ ALLEGATO

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ANNIVERSARI E LITANIE DEI SANTI. 21 MESI DI PRIGIONIA PER GIGI (P. Mauro Armanino)

2a. Aniversari e litanieIl 15 giugno 1985 padre Pierluigi Maccalli veniva ordinato sacerdote dall’allora vescovo mons. Libero Tresoldi. Cinque erano i suoi compagni di questa avventura, che sicuramente riconoscerete nella fotografia riportata accanto. Padre Armanino ha provato ad immaginare quella cerimonia…

Erano accasciati sul pavimento della chiesa. Lui e Lui. Pierluigi e il Dio di Gesù il Nazareno. Un giorno come oggi. Era un 15 di giugno del secolo scorso, il secolo breve secondo Eric Hobsbawn, storico inglese nato ad Alessandria d’Egitto. Steso sulle piastrelle lucidate del pavimento della chiesa mentre passavano a turno i santi per fargli coraggio e indicargli il cammino. Maria, Michele, gli Angeli, Giovanni Battista, Giuseppe, Pietro e Paolo, Andrea, Giovanni e Maria Maddalena. Pierluigi, il giorno della sua ordinazione presbiterale era supino, steso, accasciato, offerto, inerme, vulnerabile, offerto, ostaggio, libero. Il ventre, le gambe aderenti al pavimento e le braccia incrociate a sostenere il volto per poter respirare. L’ordinazione toglie il respiro e poi passano i santi uno dopo l’altro, chi per ammonire chi per consolare, o chi come la Maddalena, per carezzare. Un prete è sempre attaccato al suolo, alla terra, accasciato, da solo, sul pavimento della chiesa. Forse i santi avevano intuito qualcosa e non osavano dirglielo apertamente, specie durante la cerimonia che il vescovo presiedeva, assieme agli altri presbiteri amici.      Continua nell’ ALLEGATO

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GRAZIE, GEORGE (frei Betto)

3a. Grazie GeorgeHo imparato nel Cristianesimo, caro George Floyd, che il sangue versato dai martiri irriga la terra e produce frutti in abbondanza. Qui dal Brasile, nel sud del mondo, dove avviene un genocidio per disprezzo da parte del governo della pandemia del CoViD-19, ringrazio Dio per il dono della tua vita. Il tuo sacrificio non è stato vano.

Come ha dichiarato Gianna, la tua figlia di 6 anni, “mio padre ha cambiato il mondo”. Piegato, ti sei alzato; umiliato, ti sei fatto grande; assassinato, vivi per sempre nella memoria di tutti noi, indignati, che gridiamo “basta” al razzismo.

Prima di te, milioni di donne e uomini neri furono schiavizzati, violentati, colonizzati e segregati, considerati esseri disprezzabili, inferiori, abietti. Nemmeno il sangue di Zumbi dos Palmares e di Martin Luther King, crudelmente assassinati come te, è stato sufficiente per far tacere i razzisti, ridurre la violenza della polizia nordamericana e convincere famiglie, scuole e governi ad adottare pedagogie efficaci contro il preconcetto e la discriminazione.       Continua nell’ ALLEGATO

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